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Aquilegia: bella e pericolosa

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16 Giugno 2017 - 09:35

L'Aquilegia, il cui nome scientifico è Aquilegia vulgaris, ( il cui nome deriva dal latino aquilegium =recipiente per l'acqua), comunemente conosciuta come Colombina appartiene alla famiglia delle ranuncolaceae.  E' una pianta sempreverde che si trova in tutte le zone temperate dell'Europa, dell'Asia e dell'America fino a 2000 m di altitudine.

Spesso forma dei bei cespugli ricchi di foglie e di fiori variopinti e per questo spesso è usata per bordure per dare un tocco di colore ai giardini. Le piante presentano per lo più foglie portate da lunghi piccioli, trilobate, profondamente incise, di un bel colore verde non troppo intenso.

I fiori sono ermafroditi (gli organi di riproduzione maschile e femminili sono sullo stesso fiore) con una simmetria radiale di tipo pentamero. Il fiore è infatti formato da un calice costituito da cinque sepali che racchiudono una corolla formata da cinque petali ciascuno dei quali forma alla base una caratteristica protuberanza chiamata sperone che a seconda della specie può essere più o meno sviluppata e nelle piante che presentano il fiore pendulo rimane rivolto verso l'alto. Gli stami sono di solito molto numerosi. E' caratterizzata da fusti ramificati, con fiori penduli di colore blu o viola, larghi fino a 4 cm e con i classici speroni. Fiorisce alla fine della primavera - inizio estate.

Coltivazione

Come avviene per la gran parte delle piante perenni, anche l colombine non necessitano di molte cure, soprattutto negli anni successivi a quello dell’impianto; in genere tendono ad auto ibridarsi e ad auto seminarsi; per questo motivo sono particolarmente adatte per i giardini in stile disordinato ed informale, e si adattano un po’ meno nei giardini costruiti con rigore e perfetto ordine. Preferiscono ricevere almeno alcune ore di luce solare diretta, soprattutto nelle ore più fresche della giornata; sopportano bene brevi periodi di siccità e il sole diretto, ma se tali condizioni si protraggono a lungo, le piante tendono a soffrire molto; per questo motivo in genere si pongono a dimora a fianco delle clematidi, ovvero in un luogo dove possano avere il piede all’ombra e i fusti al sole.

Amano infatti godere di un terreno fresco e umido; queste condizioni si possono ottenere o garantendo una certa ombreggiatura, o annaffiando con grande regolarità; ma siccome non amano ristagni idrici ed eccessi di annaffiatura, si predilige porle a dimora in luogo semi-ombreggiato. Sono piante rustiche, che non soffrono per gelate, anche se intense e prolungate; quindi l’ombreggiatura del terreno in cui sono poste può essere presente anche durante l’inverno. Non amano gli eccessi di acqua nel terreno, o i ristagni; se da poco a dimora però impiegano alcuni mesi ad adattarsi al terreno, e quindi è consigliabile annaffiare regolarmente le piante appena interrate, attendendo però che il terreno asciughi completamente. Negli anni successivi, le piante pose in piena terra, possono accontentarsi tranquillamente delle piogge. Quando vediamo, a fine inverno le prime foglie spuntare dal terreno, spargiamo attorno alle piante del concime granulare a lenta cessione, che garantirà la giusta quantità di Sali minerali nel terreno nel corso dei mesi. La pianta di aquilegia richiede pochissime cure. Però è necessario che il terreno sia fresco, ben drenato e ricco di humus. Se trova il luogo ideale, si moltiplica con estrema facilità anche in posti insoliti del giardino, tra i muretti o nei vialetti pavimentati.

Molte specie di aquilegia preferiscono un posto fresco e ombreggiato, ma l'aquilegia comune cresce anche in luoghi soleggiati con un terreno leggero e drenato, ma non troppo secco. Se è piuttosto arido, occorre provvedere a mantenere il terreno umido con innaffiature regolari. Le aquilegie possono essere piantate in gruppi isolati in un qualunque posto di un giardino, o disposte in modo da formare macchie o bordure di un vialetto, ai piedi di piante o in giardini rocciosi. Piantatele a gruppi e associatele ad altre piante dal fogliame decorativo (hosta) per mettere maggiormente in risalto sia i fiori sia il fogliame. Oppure piantatele vicino ad altre piante perenni che fioriscono contemporaneamente, ad esempio la primula Per favorire una fioritura protratta nel tempo, tagliate gli steli con i fiori ormai appassiti a livello del terreno. Sfoltite anche le foglie in modo che rimangano sane e non siano minacciate dall'oidio. Ci sono circa 70 specie di Aquilegia, con numerosi ibridi e varietà orticole.

Le proprietà

La tossicità della pianta di aquilegia è particolarmente elevata e si tratta di una pianta estremamente velenosa, dato che il suo contenuto in glicosidi cardioattivo è davvero molto elevato e stiamo parlando di sostanze che sono in grado di danneggiare, in modo particolare, il cuore e di provocare crampi, numerose difficoltà e disturbi a livello respiratorio e aritmie. In realtà, al giorno d’oggi, questa pianta è davvero poco utilizzata, soprattutto dal momento in cui si è scoperto che tutte le sue parti rappresentano delle sostanze tossiche per l’organismo umano.

I naturalisti del passato, invece, per via della somiglianza tra il fiore dell’aquilegia e le aquile, conferivano a questa pianta, ovviamente in modo erroneo, delle particolari capacità magiche, come ad esempio quella di rendere la vista ancora più acuta rispetto a quella di un’aquila.

In passato l’aquilegia veniva sfruttata per diverse proprietà: ad esempio, veniva utilizzata per curare diversi disturbi del sistema nervoso, ma anche come antisettico, astringente, calmante e detergente e per combattere lo scorbuto.

Cosa e come si utilizza l'Aquilegia

Dell'Aquilegia si usano i semi, i fiori, le foglie e le radici. I fiori si usavano soprattutto come condimento, in piccole quantità, insieme ad altre verdure. Essendo una pianta che contiene diverse sostanze tossiche, se ne sconsiglia l'uso salvo che sotto diretto controllo medico. Le foglie possono anche essere usate per lucidare il rame e togliere le macchie di inchiostro o di ruggine dai vestiti.

Curiosità

La pianta di Aquilegia presenta un ruolo piuttosto importante nella magia, dato che già i nativi americani la impiegavano sotto forma di infuso per tantissime cure, partendo dal mal di cuore fino alla febbre e come rimedio per combattere il veleno. I nativi americani provvedevano, nella maggior parte dei casi, a polverizzare i semi e ne strofinavano la farina sulle mani, in maniera tale da impiegarla come una sorte di profumo.

Anche in Italia ci sono diverse leggende che accompagnano la storia di questa pianta: infatti sembra che uno stregone che aveva fissa dimora vicino al lago di Como diede vita alla pianta di Aquilegia, mentre secondo altre leggende la pianta nacque da una difficile storia d’amore tra la principessa Teodagne e il principe di origini longobarde Rutibando.

L’Aquilegia è anche estremamente correlata alla sfera dell’amore, dal momento che veniva impiegata essenzialmente per realizzare o distruggere legami d’amore.

Questo fiore rievoca l’antica leggenda della complicata storia d’amore fra la principessa Teodagne e il principe Rutibando. I genitori vollero dare Teodagne in sposa al principe longobardo Rutibando, il quale però si comportava molto male con la moglie, che subiva pazientemente tutti i soprusi. Le donne longobarde allora per punirlo si rivolsero ad un mago e questi trasformò il principe in un fiore buffo, grottesco e ricco di corna, che non fosse mai accarezzato da nessuna donna né colto da nessun innamorato. Infatti secondo la tradizione l’Aquilegia è legata alla sfera dell’amore, simbolo di lussuria e ipocrisia.  Nel Medioevo gli era anche attribuito un significato di tristezza e gelosia. A questo proposito è interessante osservare il quadro “Ritratto di Principessa” ,attribuito al Pisanello (1435 – 1449), dove lo sfondo è ricco di farfalle, garofani e aquilegia. Oggi si è quasi certi che la donna rappresentata sia Ginevra D’Este che fu data in sposa giovanissima a Sigismondo Malatesta, signore di Rimini, la quale morì molto giovane, probabilmente avvelenata dal marito che si era invaghito di un’altra donna. L’aquilegia dunque, in questo quadro conservato oggi al Louvre, è stata disegnata per indicare la profonda tristezza e malinconia che appare nel volto della fanciulla.

 

 

 

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