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La manna, un prodotto unico al mondo

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emanzini@laprovinciacr.it

18 Febbraio 2017 - 15:59

La manna, un prodotto unico al mondo

NELLA STORIA

La manna ((in ebraico: מן‎?) o al-Mann wa al-Salwa (in arabo: المَنّ و السلوى‎, curdo gezo, fārsì گزانگبین) ha una lunga storia. E' nominata  nei testi biblici, dove appunto avvenne un fatto alquanto particolare, la "pioggia di manna". Alcuni passi della Bibbia narrano che, fintantoché non raggiunsero Canaan, gli Israeliti mangiarono solo manna durante il soggiorno nel deserto (40 anni), nonostante la disponibilità di latte e carne dal bestiame col quale viaggiavano . Quando gli Ebrei chiesero a Mosè che cos’era, lui rispose: "E' il pane che il Signore vi ha dato da mangiare." Nel Nuovo Testamento divenne Eucarestia.

Negli scritti greci e latini, DIOSCORIDE, PLINIO, GALENO e i GEOPONICI, parlavano di piogge di manna quando descrivevano il miele aereo o miele di rugiada.

Nel IX secolo, nell’opera «De simplicibus», di GIOVANNI MESUE, medico filologo vissuto a Damasco, rinomina il termine manna. La novità che apporta Mesue è che tale sostanza non è più vista come un alimento ma come una medicina: libera dalla bile con facilità, lenisce le gotta, il petto e il ventre; è sedativo della tosse. Nell’XI secolo è AVICENNA a parlarne nella sua opera «Liber canonis» .Cos’è la manna?" È qualsivoglia rugiada che cade sopra le pietre e alberi e sia dolce, e coaguli come miele, si essicchi come gomma, come il tereniabim, il siracost e il miele proveniente dalla selvaggia terra di Corassan". Grazie ad AVICENNA si ha ora un preciso luogo di produzione, il Corassan, regione della Persia, e viene identificata con i prodotti chiamati Tereniabim (rugiada che si deposita maggiormente sopra l’Alhagi ) e Siracon (termine persiano che significa latte d’albero).

Durante il Medioevo la manna rappresentava uno dei prodotti tipici importati dal Levante e veniva commercializzata nelle principali città italiane. FRANCESCO BALDUCCI PEGOLOTTI nel suo libro sulla mercatura scritto intorno al 1340 scrive: "Si vende a Costantinopoli, a Pera, a Famagosta di Cipri, ad Alessandria e a Messina." Nel secolo successivo GIOVANNI DI ANTONIO DA UZZANO riferisce che per la manna si pagava una gabella a Firenze e a Pisa e che si commerciava a Damasco e a Genova. Mentre Venezia fungeva da crocevia internazionale per il commercio di questo prodotto.

Nel XVI secolo notizie  dettagliate sulle manne orientali  pervengono da CRISTOFORO ACOSTA e da GARZIA DA L’HORTO; e nel secolo successivo da PAOLO BOCCONE, un grande naturalista palermitano. Questi scrittori confermano che le manne erano prodotti tipici della Persia e che da lì venivano esportati a oriente verso l’India e a occidente verso i porti del mediterraneo

Nel 1340 FRANCESCO BALDUCCI PEGOLOTTI scrive che la manna si vendeva anche a Messina, ma molto probabilmente era di provenienza orientale. Verso la fine del ’400, pare si verificarono piogge di manna anche in Calabria. GIOVANNIGIOVIANO PONTANO, insigne umanista morto nel 1503, celebra la manna calabrese nel carme «De pruina, et rore, et manna». Nel 1505 PIETRO CRINITO nel suo «De honesta disciplina» sostiene: "Ai nostri tempi è molto stimata quella che chiamano calabrese". ANTONIOMUSA BRASAVOLA riporta che a Napoli durante il regno della regina Elisabetta, morta a Ferrara nel 1532, era stato messo un dazio sulla manna, segno che la quantità raccolta e il giro di affari che ne stava dietro erano notevoli.

Nella seconda metà del ’500 LEANDRO ALBERTI indica come area di produzione calabrese la valle del Crati. Mentre al 1570 risale il più antico documento che si conosca in cui si tratta di manna siciliana. Ne parla ORAZIO CANCILA in «Baroni e popolo nella Sicilia del grano». Nel ’600, dalle informazioni tramandate da PAOLO BOCCONE, si sa che in Italia si produceva manna in: Sicilia, Calabria, Puglia, Molise, Lazio e Toscana. Si riscontra che fino al ’700 sotto il nome manna si comprendevano molti prodotti e ben diversi tra loro e tutta una serie di fenomeni che non avevano niente in comune tra di essi e con la manna come la intendiamo oggi. ARCANGIOLO LEANTI e VINCENZO VENUTA sostengono che nel ’700 il grosso della produzione e il primato della qualità spettano alla Sicilia. La si esporta dalla Sicilia a Livorno, Genova e Marsiglia Ma proprio durante questo clima prevalentemente razionale, il 25 settembre 1792 a Vizzini, in Sicilia, piove manna dal cielo per circa un’ora e mezza. Avvenimento che si ripete il 26 e 27 alla stessa ora. Si deve a GAETANO MARIA LA PIRA, professore di chimica del corpo reale di Napoli, la descrizione migliore di tale evento, il quale casualmente si trovò sul posto. L’accaduto fu  minimizzato e spiegato con terminologia scientifica e valutazioni apparentemente razionali, mirando a rilegarlo, nel minor tempo possibile, nel dimenticatoio della collettività, visto che si trattava di un episodio in controtendenza rispetto alla cultura di quel periodo.

PRODUZIONE

E' nel Parco delle Madonie e in particolare nei comuni di Castelbuono e Pollina, si continua da millenni a produrre la manna, incidendo secondo le antiche tecniche la corteccia degli alberi di Orniello (Fraxinus ornus e Fraxinus angustifolia). Nei secoli passati la manna  si produceva ad ovest di Palermo in tutti i paesi costieri fino a Trapani, nelle Madonie e nello stesso territorio comunale di Palermo.

E' una coltura piuttosto delicata, è sufficiente un forte temporale a metà estate per compromettere tutto il raccolto della stagione. Il prodotto si estrae praticando delle incisioni sul tronco dell'albero. Tempo addietro, ovvero l'estrazione tradizionale è fatta incidendo a partire da 5 cm dal suolo, mentre per l’estrazione di manna da filo (nuova tecnica), le incisioni hanno inizio da 1 m da terra. E comunque si tratta di circa 30 volte nell'arco del periodo produttivo.  Le incisioni si susseguono a distanza di circa 2 cm l’una dall’altra. Nel primo anno si incide la parte più sporgente del fusto detta panza. Nel secondo anno si incide la parte opposta del fusto schina, nel terzo e quarto anno gli altri due lati scianchi. Il ciclo si ripete fino a quando c’è superficie disponibile da incidere. Il tronco viene tagliato dopo 8-12 anni di incisioni. Questo prodotto da sempre viene distinto in manna da cannolo (purissima) e manna raschiata dalla corteccia con grossi problemi di depurazione. La tecnica d’estrazione tradizionale prevede tre tipologie di prodotti: manna da cannolo (la più pregiata), manna raschiata (raccolta con una particolare spatola detta "rrasùla" e poi disposta ad asciugare su appositi "asciucaturi") e manna in sorte (raccolta in cladodi di fico d’india posti alla base del tronco). La nuova tecnica permette la formazione di cannoli di dimensioni superiori al metro, per una produzione di manna pura che corrisponde all’85% del totale la nuova tecnica d’estrazione mira esclusivamente a produrre il maggior quantitativo possibile di manna purissima da cannolo, incurante delle altre tipologie. Per quanto riguarda la produzione, negli anni ’50 la raccolta pro-capite era di circa 300 kg annui contro i 90 kg attuali. In quegli anni anche il prezzo del prodotto risultava sostenibile, 1 kg di manna veniva a costare circa 1500 lire. Bisogna rammentare che si ha una produzione media annua di circa 1 kg di manna a pianta anche se non sono rari gli esemplari che ne rilasciano fino a 3-4 kg.   La manna è molto fragile, teme l'umidità e viene sciolta e dispersa nell'acqua, perciò capita frequentemente che bisogna raccogliere prima del previsto, cercando di prevedere e prevenire gli effetti negativi dei temporali estivi sulla produzione. L'esperto mannaluòru esegue la raccolta nelle ore più calde della giornata. Il calore siciliano favorisce il distacco della manna e impedisce la perdita di succo in via di condensazione. Si raccolgono prima i "cannoli" che vengono staccati tramite un archetto di legno flessibile  che tende un sottile filo metallico o, negli ultimi anni, di nylon e riposti con cura in apposite ceste o in altri recipienti idonei. Subito dopo, i residui rimasti attaccati al tronco che costituiscono la cosiddetta "manna in rottame" vengono raschiati con una paletta metallica, con manico di legno (in dialetto detta rrasùla), facendoli cadere in una scatola di latta, opportunamente concava nella parte da appoggiare al tronco (detta scàtula). Quindi, si passa alla raccolta della manna in sorte dal concavo delle pale di ficodindia, foglie di agave o dai cocci di terracotta.

COMPOSIZIONE

La Manna Pura è un essudato zuccherino costituito principalmente da mannite, acidi organici, acqua, glucosio e, in misura minore, da levulosio, mucillagini, resine e composti azotati. La composizione qualitativa e quantitativa dipende da diversi fattori (la zona di provenienza, l'età del frassino, la costituzione chimico-fisica del terreno e la sua esposizione, l'andamento stagionale, tipologia di manna utilizzata, ecc).  Generalmente la manna contiene il 40-60% di mannite o D-mannitolo volgarmente chiamato zucchero di manna.

USI E CONSUMO

 * Digestivo, blando lassativo, rinfrescante e regolatore intestinale. * Può essere assunta dai diabetici perché, pur essendo dolcissima, non altera il livello glicemico del sangue.  * Nei casi di avvelenamento la Manna Pura produce un aumento della diuresi e favorisce così l’allontanamento delle sostanze tossiche dell’organismo attraverso i reni. * Può essere usata come dolcificante nelle cure dimagranti.*  Decongestiona il fegato e svuota la cistifellea dalla bile. * Favorisce la stimolazione epatica In soluzioni ipertoniche viene utilizzata per aiutare a rimuovere edemi polmonari e cerebrali.*  Espettorante, fluidificante emolliente e sedativa della tosse. * Decongestionante e calmante nelle bronchiti croniche, nelle faringiti, laringiti e tonsilliti.*  Rende liscia e morbida la pelle, spiana le rughe. In soluzioni ipertoniche per l'azione disidratante nella cura delle piaghe e delle ulcere. * Favorisce la cicatrizzazione delle ferite ed una riduzione del gonfiore.

- Come vitaminico si consiglia di consumare 5-10 grammi di Manna Pura (da assumere durante l'arco della giornata).

- Come digestivo e regolatore intestinale si consiglia l’assunzione di 10-15 g. di Manna Pura (al naturale) dopo i pasti principali, con regolarità per diversi giorni consecutivi.

- Come lassativo la dose consigliata varia da 15-20 grammi al giorno da assumere la mattina, magari sciolta in una tazza di the o latte caldo.

- Per un'azione purgativa la dose può arrivare a 30 grammi al giorno (dopo 4 giorni continuare con la dose lassativa e, dopo il raggiungimento della regolarità intestinale procedere con la dose per azione digestiva).

- Esperti consigliano l’assunzione di Manna Pura durante o dopo i pasti in quanto, favorendo l’eliminazione della bile, è opportuno un suo reintegro.

- Si consiglia, però, di limitare la sua assunzione nei casi di grave occlusione intestinale e appendicite.

 

 

 

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