L'ANALISI
21 Ottobre 2014 - 10:53
Qualche perplessità, e qualche domanda, sul caos Tari. Condivido entrambe con i lettori. La querelle Tari si trascina da mesi, al punto che l’attuale sindaco, appena insediato, chiese tempo per effettuare le opportune verifiche. A settembre la posizione dell’Amministrazione era chiara: bisogna pagare, veniva detto ai refrattari. Poi, un fatto nuovo che rompe le regole del vivere civile: chi doveva pagare non ha pagato. Solo allora viene effettuato un nuovo controllo e balza, dal cappello a cilindro, un errore che porterà al conguaglio. Ora per evitare ogni strumentalizzazione del mio pensiero non voglio attribuire giudizi sulle categorie cittadine, sarebbe facile e fuorviante.Misembra utile porre l’accento su altri aspetti: con grande enfasi la stampa ha enunciato che circa il 70% dei contribuenti iscritti a due categorie non ha versato la gabella, uno sciopero fiscale di bossiana memoria che, però, all’incitamento del Senatur non ha mai visto l’effettiva realizzazione, come gli eserciti e i fucili. A mio avviso un pubblico amministratore, datosi che i controlli erano stati espletati, aveva due possibilità: o inviare i dati ad Equitalia o mandare tutto in burla, il signor sindaco ha scelto la seconda opportunità. Riassumiamo: in estate vengono espletati controlli, a settembre si dice, hainoi, pagate. Il fatto nuovo: non si paga. A metà ottobre l’errore, evidentemente non visto prima, che salva capra e cavoli: conguaglio. Questa comica qualche certezza l'ha fornita: la professionalità della giunta precedente a cui quella attuale imputa la confusione dei ruoli, se ciò risultasse vero. Ovvero la giunta dell’olimpionico e del suo angelo nero che, a fronte di alta competenza, contestava il recupero, ordinato dalla Corte dei Conti, di competenze troppo generose assegnate da un consiglio comunale sempre più ridotto a funzione notarile. Possiamo dire che qualche errore (sempre quelli) si è fatto. Ora al buon Galimberti: se il prossimo anno le categorie che questo non hanno pagato, provvedessero ad altre lagnanze, legittime, emergerebbe ad ottobre un nuovo conguaglio? Se oggi i conguagliati decidessero essi stessi medesimi di non pagare, il nostro che farebbe, manderebbe l’esercito dei canarini? Certo inconsapevolmente questa vicenda fornisce un pericoloso precedente ove chiunque, dotato ovviamente di buona forza elettorale o di meno significativa massa critica, può ascriversi una giustizia, fiscale in questo caso, personale. Se l’errato computo fosse emerso già alla prima verifica la cosa classificherebbe incompetenti esseri umani fallaci perché tali e tutto si sarebbe risolto in una amara risata circa la formazione della classe dirigente, ma una disfunzione non rilevata quando alcuni soggetti pongono in essere atti formali. Ora certo si troverà un colpevole, ma chi doveva mostrare gli attributi non lo ha fatto. Ora un auspicio: a colpevoli farlocchi veri o presunti si sostituisca chi aveva la responsabilità politica e, se provata la corresponsabilità in una materia tanto delicata, si denunci il malcapitato alla magistratura contabile per danno erariale. Non è giusto che, per una volta che non paga il somaro lombardo, paghino sempre le italiote pecore.
Piermassimo Ghidotti
(Cremona)
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