L'ANALISI
JUKEBOX GRIGIOROSSO. IL VIDEO
13 Novembre 2023 - 14:57
CREMONA - Uno non viene da Singapore a Cremona per fare tappezzeria. Soprattutto se fa il portiere di calcio, e per lui scocca l’ora del debutto in campionato. Il giorno arriva un po’ all’improvviso perché il destino si diverte a non dare preavviso; ma figuriamoci se il ragazzo si spaventa. Come si conviene a un ragazzone alto uno e novantacinque senza tacchetti, Andreas Jungdal è uno che non ha paura di niente, figuriamoci se si lascia intimidire dal gran giorno, che anzi sogna di vivere alla grande. Lo aspettava da sempre, di sicuro se lo immaginava da protagonista, da eroe della partita, da John Wayne che sgomina gli apache e salva la bella protagonista dallo scotennamento dei suoi bei riccioli biondi. Scenario credibile, trattandosi del derby con un Brescia ansioso di uscire dalla crisi nel modo più clamoroso.
E allora Andreas, che è danese ma per capriccio del destino è nato a Singapore, entra in campo pronto a tutto. A tutto, tranne allo scherzo che compagni e avversari gli combinano. Novantacinque minuti di gioco, e non uno straccio di parata.
Succede che quello che doveva essere un derby torrido, ad altissima gradazione, si rivela una tisana tiepida, con una squadra che dall’inizio alla fine prende a pallate l’altra.
Lui quasi invidia il portiere avversario, che sì, prende tre pere, ma almeno se la gioca.
E io un po’ mi ci rivedo, ripensando al tempo delle festine, quando gli altri ballavano i lenti con le ragazze e io cambiavo i dischi.
Andreas deve accontentarsi di qualche uscita, l’unica semiseria dopo quasi un’ora; e per fare qualcosa che assomigli a delle parate si deve ridurre a due tuffi su palloni destinati sul fondo. Niente gloria, e in testa pensieri tipo: che gli racconterò un giorno ai nipotini se mi chiederanno della mia prima partita, che ho evitato due calci d’angolo?
No, questa non gliela dovevano fare. Va bene vincere, va benissimo dominare, ma insomma si voleva divertire anche lui. Che davanti ai microfoni dice cose belle e ovvie, compresa la dedica allo sfortunato collega Sarr.
Poi però nello spogliatoio glielo dice chiaro, ai compagni, ragazzi siete stati bravissimi ma io vi avverto, o nelle prossime partite fate giocare un po’ anche me, o io vi saluto e torno a Singapore.
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