L'ANALISI
22 Gennaio 2025 - 05:25
CREMONA - «Quello che vi ha fregato sono i lucchetti di ponte Milvio. L’amore è il contrario di un lucchetto. È libertà, lasciare andar via, fidarsi ciecamente come ha fatto Mario nel suo ultimo atto d’amore: mi ha lasciata volar via verso la mia strada». E ancora: «Guardatevi in faccia, parlatevi, l’amore deve passare attraverso i corpi non attraverso un cellulare». Luce e Mario sono i protagonisti del romanzo che ha i loro nomi nel titolo di Luigi Garlando, giornalista sportivo e autore amatissimo dai ragazzi, ma che sa parlare anche al cuore degli adulti.
Tutto nasce da un’immagine. Ricorda Garlando: «Una vecchia foto del 1972, una delle immagine più iconiche di quel periodo. C’è un uomo, tiene in mano un pacchetto. Accanto a lui una ragazza. Siamo in via Verdi a Milano, davanti al teatro alla Scala. Entrambi hanno negli occhi la paura, intuiscono che sta arrivando un pericolo, una manifestazione di estrema sinistra. Il fotografo che segue il corteo sorprende il loro spavento, lo riprende. Dieci secondi dopo parte un candelotto lacrimogeno che lo ammazza. Si chiamava Giuseppe Tavecchio. Un morto innocente di quegli anni. La ragazza era una ballerina della Scala».
Nasce così una storia con molti protagonisti. Rosalba ha sedici anni, un’amica in prima linea nel collettivo studentesco che ha occupato il liceo, un fidanzato rapper che ogni tanto sparisce e una passione per la danza. La stessa di nonna Luce, da giovane una grande étoile, prima ballerina alla Scala. Ora però è malata, e prima di uscire di scena affida alla nipote i suoi ricordi più preziosi, custoditi in una vecchia cappelliera. Le chiede di non aprirla finché sarà in vita, ovviamente Rosalba disobbedisce. E dalla cappelliera esce una storia.
Quella di Luce e Mario, la ballerina di buona famiglia e il proletario che sognava la rivoluzione. Un amore profondo e ribelle, che sembra invincibile e invece finisce in modo misterioso. Come, e perché? Per scoprirlo, Rosalba partirà per Milano, dove scaverà in un passato dal cuore grande ma anche pieno di ombre, quelle degli anni di piombo e del terrorismo. Sullo sfondo degli anni Settanta – uno dei periodi più intensi della storia italiana – le vicende di Luce e Mario si intrecciano con quelle del presente. «Il libro nasce anche dalla volontà di parlare ai ragazzi degli anni ’70, periodo che difficilmente si raggiunge col programma scolastico. Un decennio importante cui si rischia di dare solo l’etichetta di anni di piombo. È così solo in parte. Sono stati anche tanto altro: anni di partecipazione e che hanno anche tanti punti in contatto con l’attualità. Anni di scuole occupati come oggi accade anche in Italia, di manganellate sui ragazzi». E di molto altro, come ricorda Mario, che di quel periodo è un reduce. Qual è la partita del secolo, quella più bella, più epica della nostra nazionale? Italia Germania 4-3 ai mondiali di Città del Messico del 17 giugno 1970. E volete mettere la musica di allora?
C’erano violenza e scontri, ma anche cose belle, a cominciare dalla partecipazione, «noi non ci messaggiavamo ma ci trovavamo nei bar. È vero, ci sono stati ragazzi morti, uccisi a colpi di chiavi inglesi, però quello era un impegno politico, cioè non ci si accoltellava per Inter-Milan ma si lottava per una causa comune. Ognuno credeva di possedere la formula giusta per migliorare questa Italia e quindi era un sentimento alla base positivo, che poi è invece degenerato.»
Non a caso alcune tra le pagine più coinvolgenti sono proprio quelle del racconto di Mario ai ragazzi. Ascoltano estasiati e uno si lascia andare a un desiderio: «Sarebbe bello che venissero nelle scuole i protagonisti a raccontare perché ci mettono quella passione umana che forse oggi c’è un po’ meno.» Le motivazioni della protesta di allora sono più o meno le stesse dei ragazzi oggi - si dice sicuro Garlando: aprire le finestre della scuola, fare entrare anche l’attualità.
«I nipoti Giuseppe e Rosalba - afferma -, chiedono di essere messi in condizione di capire cosa succede in Afghanistan, in Iran, in Ucraina, vorrebbero fare arrivare giornalisti esperti a scuola e prepararsi anche così al mondo che incontreranno. Il libro inizia con una scena forte, un pugno nello stomaco. «Tu balla e non smettere, ti devo dire una cosa importante però tu non ti fermi». E Luce spiega alla nipote che ha scelto di sospendere le cure perché il suo male è incurabile. Una botta nello stomaco. Luce resta però fino alla fine una nonna vulcanica, che aggredisce la vita senza subirla. Nei giorni successivi le due si divertono, fanno cose strane, vanno all’ippodromo, pitturano murales.
Garlando sa parlare ai ragazzi di temi caldissimi, ha le parole e le immagini giuste per portarli a riflettere. «Quello dell’amore tra i ragazzi è un filone importantissimo perché può essere l’anticamera di atteggiamenti sbagliati da adulti che possono arrivare fino arrivare all’estremo del femminicidio. I due condividono una app grazie alla quale ognuno sa come si muove l’altro. Lui a volte le mette le mani addosso. Ed è qui che la nonna interviene con la sua ultima lezione.
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