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IL MEDICO RISPONDE: IL VIDEO

Le aritmie e il cardiopalmo: quando il cuore perde il ritmo

Il dottor Luigi Moschini, direttore della Cardiologia dell'Ospedale Oglio Po di Casalmaggiore: «Ampio ventaglio, possono essere benigne o maligne. Cambiano gli strumenti diagnostici e i trattamenti»

Cinzia Franciò

Email:

cfrancio@laprovinciacr.it

15 Settembre 2024 - 05:25

CREMONA - Protagonista della rubrica ‘Il medico risponde’ è il dottor Luigi Moschini, direttore di Cardiologia dell’Ospedale Oglio Po di Casalmaggiore.

Che cosa sono le aritmie cardiache?
«Come dice il nome stesso, aritmia, è l’assenza del ritmo del cuore. Possono essere benigne o maligne, della parte alta del cuore, quindi degli atri, o della parte bassa, ossia dei ventricoli. E hanno quindi possibilità diagnostica differente, così come terapia e prognosi. In generale è un disturbo del ritmo ed è quanto ci riferiscono i nostri pazienti. Uno spettro dunque molto ampio con caratteristiche differenti».

Quali sono le aritmie più pericolose?
«Le più pericolose sono quelle che insorgono nel cuore malato di pazienti che hanno avuto un’ischemia cardiaca o problemi del muscolo cardiaco o ancora alle valvole cardiache. Nella persona con una cardiopatia strutturale le aritmie nascono nella parte bassa del cuore e sono più pericolose. Non tutte le aritmie ventricolari sono comunque pericolose. Poi ci sono le aritmie sopraventricolari che pur essendo benigne possono determinare perdita di coscienza, affanno, dolore toracico e dare origine a cadute a terra».

Quali sono i sintomi?
«I sintomi sono molto vaghi. La maggior parte dei pazienti con un cuore sostanzialmente sano o ammalato - giovani o anziani - viene in ambulatorio riferendo di avere le palpitazioni che possono avere una breve durata, essere ricorrenti o persistenti, in questo caso inducendo la persona a presentarsi al pronto soccorso per la diagnosi e l’individuazione di una terapia. Il sintomo prevalente quindi resta il cardiopalmo».

Quali sono gli esami per arrivare alla diagnosi?
«L’elettrocardiogramma quando il sintomo è in corso. Oppure utilizziamo l’holter cardiaco che registra il battito cardiaco per 24 ore, in alcuni casi 48, 72. Se non siamo stati fortunati a registrare il sintomo diamo al paziente un Ecg portatile in modo che quando avverte il cardiopalmo, al ristorante o al lavoro eccetera, appoggia due dita sullo strumento che invia l’elettrocardiogramma direttamente sul cellulare del medico che l’ha consigliato consentendo di fare una diagnosi in quel momento. Poi ci sono procedure mini interventistiche, non invasive, che permettono di registrare il battito per 24 ore per diversi mesi. Un altro strumento è lo studio elettrofisiologico, esame invasivo da fare in regime di ricovero».

Come vengono trattate?
«Il trattamento cambia in base al tipo di aritmia. Per fare un esempio per la fibrillazione atriale, la più frequente, utilizziamo farmaci antiaritmici, ma anche antitrombotici».

La rubrica, realizzata in collaborazione con Asst Cremona, può essere ascoltata sul sito del giornale e sul suo canale YouTube.

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