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STOP ALLE VIOLENZE DI GENERE. IL VIDEO

Una casa per le vittime: «Rifugio per rinascere»

Rotary Club Cremona e Aida danno vita a V.E.R.A., struttura che protegge nelle emergenze

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

21 Novembre 2025 - 05:05

CREMONA - «Calore» e «fiducia». «Il calore di un ambiente, il calore di un’accoglienza vera, umana». E ancora, «un centro dove rifugiarsi nell’emergenza, quando da quella casa, la tua casa, devi scappare per sfuggire alla violenza, prima o dopo la denuncia. Un centro che ti accolga immediatamente, che possa sostituirsi a un alloggio in albergo o a un’eventuale permanenza in ospedale», dice Alessia.

Fiducia. «Far capire che c’è qualcuno a cui rivolgerti. Stimolare il senso di fiducia è fondamentale, perché sino a qualche anno fa, questo senso di fiducia era totalmente assente e le donne non denunciavano. Avevano il timore, intanto, di non essere credute e anche se credute, che non ci fosse qualcuno che potesse andare loro incontro», spiega Elena.
Alessia Zucchi, ad dell’omonimo Oleificio di famiglia, è presidente del Rotary Club Cremona, Elena Guerreschi, avvocata, è presidente di Aida, il primo centro antiviolenza della città, nato nel 2001. La loro cifra è la pragmaticità. Due donne «in sintonia di intenti e di obiettivi». Li hanno ‘messi a terra’.

A Cremona nasce Casa V.E.R.A, acronimo di Vittime di Violenza, Emergenza, Rifugio (copyright Guerreschi): una casa «per la messa in protezione in emergenza, il primo passo verso una vita libera». Casa Vera era, in provincia, il tassello mancante (l’accoglienza in emergenza, appunto), della filiera che aiuta le vittime a uscire dalla spirale di violenza nelle sue declinazioni: violenza psicologica, violenza fisica, violenza economica. Il messaggio: «Far prendere coraggio alle donne a denunciare. E far sapere loro che la città c’è».

A dicembre partiranno i lavori di ristrutturazione dell’immobile che Fondazione Città di Cremona ha dato ad Aida in comodato gratuito per 20 anni. «Casa Vera sarà strutturata in modo da rispettare i requisiti di legge e verrà iscritta all’Albo delle Case Rifugio di Regione Lombardia». La permanenza in struttura - da 15 giorni rinnovabili di altri 15 e non oltre un mese — sarà gratuita per la donna e per i suoi figli minori. I costi di funzionamento verranno sostenuti tramite retta a carico di fondi regionali e dei Comuni di residenza.

Il progetto. Casa Vera nascerà dall’unione di due appartamenti. «Ci saranno un ambiente comune, le camere per le ospiti e i loro figli, la camera per una operatrice presente 24 ore su 24». In estate saranno consegnate le chiavi. Un investimento da 170 mila euro.

Zucchi spiega com’è nato il progetto. «Per il centenario del Rotary Club Cremona, ho pensato: ‘Facciamo un service rilevante, che lasci un segno’. Abbiamo pensato alla violenza di genere», un’emergenza sociale e un problema culturale. «Avevamo già collaborato con Aida, mancava un rifugio di prima accoglienza».

La macchina si è messa in moto. «Con l’aiuto di Aida, abbiamo coinvolto Fondazione Città di Cremona, che ha individuato l’alloggio con le caratteristiche che deve avere, perché entrerà nell’Albo regionale delle Case rifugio». Dal preventivo (170mila euro) «siamo partiti; da soli non ce la facevamo come Rotary Club Cremona. Così, abbiamo coinvolto le Fondazioni del territorio». A cominciare da Fondazione Comunitaria. «Ha partecipato al bando con esito positivo (coprirà la metà della spesa)». Abbiamo coinvolto Fondazione Banca popolare di Cremona, che ha la caratteristica di raccogliere tutte le categorie economiche, e Fondazione Arvedi-Buschini. Fondazione Città di Cremona ha individuato l’alloggio». Fondazioni e privati. «Tanti privati si sono messi in campo per dare un segnale forte alla città». I privati che sostengono economicamente il progetto sono Idea Verde Maschi, Rising Coop, Oleificio Zucchi, e i Rotary del Gruppo Terre Padane, tra cui i Rotary Cremona Monteverdi, Cremona Po, Soresina, Casalmaggiore Oglio Po, Casalmaggiore Viadana Sabbioneta, Piadena Oglio Chiese. Un bel progetto, perché fa sinergia». Lo sottolinea Zucchi. Lo rimarca la presidente di Aida Guerreschi, parlando anche del ruolo delle istituzioni. «La cosa molto significativa di questa operazione è che pubblico e privato si sono messi insieme sull’obiettivo di aprire una casa e di farla funzionare. Una casa che avrà delle particolarità. Sarà aperta 365 giorni l’anno, in qualunque momento del giorno e della notte, in una situazione di emergenza che, di solito, arriva o dal Pronto soccorso o per un intervento delle forze dell’ordine, ma anche dai servizi sociali». Guerreschi spiega che «tutte le azioni relative al contrasto alla violenza di genere trovano già una Rete di riferimento, che è la Rete interprovinciale e interistituzionale

Reti nate sulla base di una legge regionale per volontà, addirittura, della Convenzione di Istanbul, perché quello che si mette a fuoco è un fenomeno molto complesso che necessita di una presa in carico che metta insieme varie professionalità. Noi abbiamo preso a piene mani dalla Rete interistituzionale per costituire una Rete di scopo, che è il patto sottoscritto da varie istituzioni e fondazioni per il finanziamento della ristrutturazione e per la gestione. Oltre ad Aida, capofila, «ci sono le cooperative Cosper e Nazareth che avranno la gestione, la Prefettura capofila della Rete istituzionale, il Comune di Cremona capofila operativo della Rete, Azienda sociale, Asst e consigliera di parità della provincia. Insieme alle fondazioni, tutti questi soggetti hanno sottoscritto un unico protocollo con gli impegni che ciascuno prende per il funzionamento.

Torniamo a Casa Vera. «Al suo ingresso, la donna e i suoi figli verranno accolti da personale specificamente formato, che provvederà a garantire il soddisfacimento di bisogni immediati e primari. Una delle prime funzioni per il nucleo familiare, oltre a tutti i servizi che dovranno essere attivati, è di rasserenamento e di decompressione da una situazione di forte stress. Dall’interno di Casa Vera saremo in grado, come Aida e come cooperative di gestione, di mettere in campo tutte quei soggetti che dovranno sostenere la donna nel breve, medio e lungo periodo. E ancora, «a Casa Vera opererà una équipe di volontarie del centro ed educatori della cooperativa che, in coordinamento con la Rete dei servizi, metteranno in campo tutte le attività necessarie per la predisposizione e realizzazione del percorso di fuoriuscita dalla violenza».

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