L'ANALISI
IL MEDICO RISPONDE: IL VIDEO
01 Giugno 2025 - 05:25
CREMONA - Protagonista della rubrica ‘Il medico risponde’ di questa settimana è il dottor Claudio Cavalli, direttore della Pediatria dell’Asst di Cremona.
Negli ultimi anni si è registrato un aumento di accessi al pronto soccorso per dolori toracici tra gli adolescenti. C'è un reale aumento di visite cardiologiche pediatriche?
«Devo dire che ancora una volta la pandemia da Covid ha segnato uno spartiacque tra prima e dopo. Mentre prima eravamo più abituati come cardiologi pediatri a occuparci di cardiopatie congenite, il Covid ci ha portato a fronteggiare prima di tutto un possibile interessamento cardiaco da parte del virus e poi una sorta di sindrome post-pandemica. Durante la fase post-acuta dell’infezione, alcuni ragazzi hanno avuto complicanze cardiache anche serie, con necessità di ricovero e monitoraggio. Per fortuna a Cremona sono stati pochi. Non abbiamo riscontrato un impatto maggiore delle miocarditi post-vaccinali rispetto a quelle naturali, lo conferma un nostro studio presentato due anni fa. Ma è cambiata la percezione: gli adolescenti sembrano oggi molto più sensibili al tema del dolore toracico, forse anche per esperienze familiari, per l’eco mediatica o per casi accaduti a scuola. Va detto che il dolore toracico è spesso legato alla crescita e nella stragrande maggioranza dei casi non ha nulla a che fare con problemi cardiaci. Ma gli accertamenti vanno fatti, per escludere il peggio. Nel 99% dei casi non troviamo nulla di preoccupante, ma è giusto verificarlo».
I genitori si preoccupano per la presenza di soffi cardiaci nei figli. Quando è davvero necessario approfondire e quando si può stare tranquilli?
«Il soffio cardiaco è frequente nei bambini, perché hanno una parete toracica sottile e poca massa muscolare: è normale sentire i rumori del cuore. La maggior parte dei soffi sono innocenti, fisiologici. Diverso è se il ragazzo ha sintomi associati, come vertigini o svenimenti sotto sforzo: in quel caso il soffio va indagato. Un altro aspetto fondamentale è l’alimentazione: non mandiamo mai i ragazzi ad allenarsi a stomaco vuoto. Molti arrivano a scuola senza aver fatto colazione e accusano cali di pressione o giramenti di testa: è un errore grave. I genitori devono monitorare anche i cambiamenti nelle abitudini dei figli: se un ragazzo prima correva tre giri di campo senza problemi e ora si affatica, è un segnale da non sottovalutare. E in ogni caso, la prima barriera resta il pediatra o il medico di famiglia».
Quanto è efficace la sorveglianza cardiologica legata all’attività sportiva giovanile in Italia?
«L’Italia ha uno dei sistemi più avanzati in Europa. Già in età preadolescenziale si richiede l'elettrocardiogramma per le attività sportive anche ludiche. Nell'adolescenza, chi fa sport agonistico esegue ogni anno una serie di test: ECG, test da sforzo, spirometria, esame urine. I medici sportivi collaborano attivamente: se c'è un dubbio, il ragazzo viene sospeso dall’attività e indirizzato da noi per approfondimenti. Questo sistema consente di intercettare patologie anche silenziose. Fermare un ragazzo per accertamenti è una precauzione, non una punizione. A livello europeo, siamo molto avanti: ad esempio in Spagna, con una semplice liberatoria firmata dai genitori, un ragazzo può continuare a fare sport agonistico anche contro il parere medico. In Italia no, e questo garantisce una maggiore tutela per i nostri giovani».
La rubrica è realizzata in collaborazione con Asst Cremona e può essere ascoltata sul sito internet del quotidiano La Provincia e sul suo canale YouTube.
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