L'ANALISI
IL MEDICO RISPONDE: IL VIDEO
25 Maggio 2025 - 05:30
CREMONA - Protagonista della rubrica ‘Il medico risponde’ di questa settimana è la dottoressa Federica De Giacomi, pneumologa della Pneumologia dell’Ospedale di Cremona.
Quanto è diffusa la dipendenza dal fumo di tabacco?
«Secondo l’Istat, un italiano su quattro fuma, con una media di 12 sigarette al giorno. A questi si aggiunge un 17% di ex fumatori, che mantengono comunque un rischio residuo legato al passato. Solo il 58% della popolazione non ha mai fumato. Il fumo è una vera e propria malattia, non un semplice vizio: una sigaretta contiene circa 4.000 sostanze, tra cui la nicotina e almeno 70 cancerogene, che aumentano il rischio di sviluppare patologie oncologiche, in particolare il tumore al polmone».
Come si sviluppa la dipendenza da fumo di sigaretta?
«La prima sigaretta nasce spesso per imitazione. Ma la dipendenza può scattare subito: è sostenuta da tre componenti. La prima è la dipendenza farmacologica legata alla nicotina, che stimola nel cervello il rilascio di dopamina ed endorfine, provocando una sensazione di piacere. Quando la nicotina cala, si avvertono ansia e irrequietezza, che portano a fumare di nuovo. La seconda componente è comportamentale: il gesto in sé, come tenere la sigaretta in mano, crea una ritualità. Infine, c’è una dipendenza sociale: fumare durante una pausa o in compagnia diventa parte della routine quotidiana».
Come si può smettere di fumare?
«Servono motivazione e supporto psicologico. Il primo passo è comprendere che la sensazione di beneficio deriva solo dalla cessazione dei sintomi d’astinenza. Si può partecipare a gruppi di auto-aiuto, come quelli del Servizio Dipendenze dell’Asst Cremona coordinati dalla dottoressa Sara Cavagnoli. Sul fronte farmacologico, oggi si utilizza la citisina, un derivato naturale del maggiociondolo che agisce sugli stessi recettori della nicotina, ma senza i suoi effetti dannosi. Sono sconsigliati i sostituti nicotinici, tranne in rari casi. Anche l’attività fisica e l’idratazione aiutano ad attenuare i sintomi. In genere, dopo cinque giorni si smette di avvertire l’astinenza e dopo tre settimane il 99% della nicotina è eliminato».
Che ruolo ha l’ambulatorio antifumo?
«Presso la Pneumologia dell’Ospedale di Cremona è attivo un Centro antifumo. Basta una telefonata per prenotare una visita, senza passare dal Cup, con impegnativa del medico curante. Durante il colloquio, si valuta la dipendenza, si misurano i livelli di monossido di carbonio e si costruisce un piano personalizzato. Dopo tre mesi, si verifica il percorso. Se il paziente ha avuto una ricaduta, si analizzano le difficoltà riscontrate e si fanno altri tentativi».
La sigaretta elettronica è utile per smettere di fumare?
«No. L’85% dei fumatori che la provano finisce per usare sia quella elettronica sia quella tradizionale, aumentando l’esposizione ai rischi. Inoltre, la sigaretta elettronica contiene sostanze dannose, come metalli pesanti e agenti cancerogeni. Alcuni eccipienti, come il mentolo, sono stati vietati perché aumentavano l’assorbimento della nicotina. In alcuni casi sono state riscontrate polmoniti da svapo. Il rischio è maggiore per i giovani: dal momento della sua introduzione, si è abbassata l’età in cui si inizia a fumare. I dati del Ministero della Salute indicano che fuma fino al 16% dei minori, nonostante il divieto di vendita».
Quali benefici si ottengono smettendo?
«I vantaggi sulla salute sono enormi: si riduce il rischio di tumori, malattie cardiovascolari e respiratorie, aumenta l’aspettativa di vita anche di dieci anni. Ma è fondamentale non ricadere: basta una sola sigaretta per riattivare la dipendenza. Il percorso è impegnativo, ma non impossibile».
La rubrica è realizzata in collaborazione con Asst Cremona e può essere ascoltata sul sito internet del quotidiano La Provincia e sul suo canale YouTube.
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