L'ANALISI
08 Dicembre 2024 - 05:25
CREMONA - Protagonista della rubrica ‘Il medico risponde’ è il dottor Fabrizio Verweij, direttore di Urologia dell’Ospedale di Cremona.
Cos’è il tumore della vescica?
« È un gruppo di patologie di tipo neoplastico che interessa l’organo vescicale. La maggior parte delle quali ha origine proprio dall’epitelio dell’organo. È una malattia di gravità variabile in cui è cruciale un intervento tempestivo in quanto la sopravvivenza dei pazienti dipende non soltanto dall’estensione, ma dalla possibilità di intercettarne l’evoluzione prima che possa migrare verso altri organi».
Quindi quanto è pericoloso?
«Manifesta un’aggressività maggiore a seconda del tipo di estensione e profondità della sua radice. In condizioni di malattia superficiale siamo in grado di preservare la vescica effettuando interventi chirurgici mirati all’esportazione della neoplasia e al trattamento dell’organo per diminuire la sua intrinseca capacità di recidiva. Tuttavia, nei casi di malattie più avanzate può essere necessario rimuovere l’organo, scelta pesante dal punto di vista chirurgico e del paziente. Ecco perché la popolazione deve essere informata che qualsiasi sintomo specifico delle vie urinarie deve essere posto all’attenzione del medico curante e dello specialista».
Quali sono i sintomi?
«Il 50% delle diagnosi di malattie superficiali avviene in corso di indagini ecografiche effettuate per altri motivi che consentono di evidenziare la presenza di anomalie all’interno della parete vescicale. Alcuni segnali da non sottovalutare sono sintomi irritativi persistenti non spiegabili da infezioni o altre cause, microematuria persistente rilevata con gli esami ripetuti più volte. Poi, c’è il sanguinamento macroscopico e anche se scompare spontaneamente non deve essere sottovalutato e deve condurre il paziente a farsi visitare dallo specialista».
Come si cura?
«Il primo atto è l’asportazione endoscopica, operando la vescica dal suo interno, senza tagli, che ha la finalità di asportare appunto completamente la lesione tumorale, studiarne le caratteristiche di aggressività e profondità per prendere poi le successive decisioni. Ma aiutateci ad arrivare in tempo anche in presenza di un sintomo transitorio, perché ogni ritardo influisce sulle nostre capacità di cura».
Quindi come si previene?
«La prevenzione ruota intorno a due punti principali: evitare il fumo di sigaretta, fattore di rischio condiviso con il tumore al polmone, e monitorare i sintomi urinari sospetti rivolgendosi tempestivamente al medico. L’ecografia, esame semplice e non invasivo, può rappresentare un primo passo per una diagnosi precoce».
La rubrica è realizzata in collaborazione con Asst Cremona e può essere ascoltata sul sito de ‘La Provincia’ e sul suo canale YouTube.
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