L'ANALISI
CREMONA. DOPO IL BALLOTTAGGIO
26 Giugno 2024 - 09:09
CREMONA - Passata la festa, l’analisi sul voto. Neo sindaco Andrea Virgilio, al ballottaggio lei ha perso 471 voti, il suo sfidante Alessandro Portesani 1.065.
«È un dato fisiologico. Strutturalmente il centrodestra perde sempre più voti al ballottaggio. Non credo che sia dovuto a una dinamica locale, in tutti i centri urbani accade. Più che interrogare loro, questo deve interrogare noi. Noi siamo stati bravi, perché abbiamo consolidato il nostro voto».
Però avete vinto per 192 voti. E c’è stata un’astensione record.
«Dobbiamo essere contenti, perché abbiamo vinto, però non dobbiamo crogiolarci sulla vittoria. Adesso dobbiamo lavorare e tenere conto del perché c’è stata una grande astensione, che riguarda anche un elettorato del centrosinistra. È un tema di riflessione che investe tutta la coalizione».
Molti cremonesi non vi perdonano il declino della città.
«Durante la campagna elettorale, abbiamo sentito dalle persone l’esigenza di mettere insieme la visione, perché la politica è fatta di visione della città, ma anche esigenze molto quotidiane. Innanzitutto, c’è l’esigenza di ascolto da parte dei cittadini, che non vuol dire automaticamente assecondare le loro richieste, ma essere limpidi sulle risposte».
Poi, però, la devi fare.
«Sì».
Una critica è il degrado.
«Si ritorna alla discussione della campagna elettorale, di un’amministrazione capace di essere più vicina. Come? Sul tema del decoro, ad esempio, la funzione di Aem dovrebbe essere anche di incrementare le squadrette che girano e che guardano la città dal basso. Poi c’è un tema di risorse, di informatizzazione della manutenzione per programmare meglio gli interventi, di organizzazione all’interno della macchina amministrativa. Ci vuole un metodo di lavoro. Serve chi presidi il territorio. Non possiamo essere noi a livello politico e i cittadini che ogni volta ci segnalano. Dobbiamo avere persone che girino la città, cosa che è mancata anche sul tema dell’illuminazione».
Altra nota dolente
«Il presidio, il controllo dell’illuminazione pubblica non può essere la telefonata al numero verde, che poi non si fa più per rassegnazione. È un lavoro lungo, di funzionamento della macchina, di rapporto con Aem. Ed è un problema di risorse, ma questa cosa non va sottovalutata, perché al cittadino non puoi parlare di università e di grandi scenari, se non rispondi in modo virtuoso ai problemi quotidiani».
L’imperativo è decoro?
«Sì».
Rapporto con le opposizioni?
«Dev’essere un rapporto costruttivo, ma ci deve essere una corresponsabilità. Dentro il rapporto costruttivo, è necessario che siano un po’ più chiare le culture politiche del centrodestra: io in questa campagna elettorale ho faticato a vederle. Penso che la destra sia una cosa seria, anche declinata dentro le politiche pubbliche di una città. Non ci si può soffermare solo sulla semplice fotografia del degrado: mi aspetto qualcosa di più».
Giovani: vuole farla diventare una città finalmente allegra?
«C’è una contraddizione. Siamo una città che spesso e volentieri non sopporta quest’allegria. C’è un rapporto da gestire, perché anche chi vive nel centro storico va tutelato. Nel programma avevamo previsto il ‘tavolo della notte’ con la presenza di un po’ tutte le realtà. La partita dell’imprenditoria della notte è importante (la movida), ma c’è anche una responsabilizzazione di chi gestisce i locali. Abbiamo proposto il sostegno alla musica live: sostenere, attraverso dei bandi, quei contesti che possono favorire la musica dal vivo».
Po: idee per farlo rivivere in maniera più vispa come i Navigli a Milano?
«Occorrono più eventi, bisogna collaborare con le categorie del commercio, perché poi il fiume diventa attrattivo sei fai impresa. C’è anche l’idea di un ‘Festival del Fiume’ in grado di aggregare attorno al Po molti temi: canottieri, sport, tradizione enogastronomica, cultura del Po».
I criteri di scelta della nuova giunta?
«C’è un tema di stimoli, io devo essere solleticato. Non si mette in discussione l’operato di questi anni: abbiamo raggiunto degli obiettivi, ma servono lenti nuove per affrontare anche nuove sfide».
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