L'ANALISI
PIADENA DRIZZONA. iL VIDEO
10 Aprile 2023 - 15:44
PIADENA DRIZZONA - Da tempo Camillo del Vho, artista che ha calcato mille palchi con la sua conosciutissima orchestra, ha appeso la fisarmonica al chiodo, ma domenica ha concesso un piccolo quanto graditissimo ‘bis’. È successo durante l’apertura della mostra di fisarmoniche organizzata dalla cooperativa La Famiglia nella sua sede. Una esposizione, come ha spiegato Calisto Rech, allestita in semplicità con strumenti che però hanno una storia significativa e molto ‘umana’ alle spalle.
Camillo ha portato due suoi strumenti da studio, poi ce n’era uno appartenuto all’ex parroco don Ennio Sozzi e due prodotte dalla fabbrica Savoia di San Giovanni in Croce: la più antica di proprietà del medico Bruno Lari, l’altra della famiglia Rech.
Camillo, classe 1947, il cui cognome è Raffaeli, ha illustrato tecnicamente gli strumenti esposti e, su sollecitazione di Calisto e dei presenti, si è prestato anche a suonare qualche nota.
«La mano non è più come prima, è fuori allenamento», si è schermito Camillo. In realtà ben presto chi era presente ha potuto apprezzare le qualità del musicista, tuttora ben presenti, nonostante la sua lontananza dalle scene musicali. E gli applausi sono scattati calorosi per la gradita performance.
Sergio Lodi, storico ricercatore di musica popolare e anima del Gruppo Padano, ha raccontato la storia della fisarmonica ‘Galanti’ che gli è stata data in consegna dalla famiglia di don Ennio e che ora lui ha girato alla parrocchia.
«Quando don Ennio studiava in seminario, la sua famiglia non aveva i mezzi per acquistare un pianoforte e così gli donò questa fisarmonica — ha raccontato Lodi —. Ma quello che più conta non è lo strumento ma quello che c’è dietro, perché io ho sempre avuto un bel rapporto con don Ennio, pur essendo su posizioni opposte. Era una persona buona, aperta, con cui si poteva parlare. Con lui stabilii un dialogo e un rapporto di reciproco rispetto, partendo dalla musica».
Rech ha sottolineato che «don Ennio suonava molto bene l’organo, pur non potendolo suonare spesso perché impegnato nelle varie cerimonie».
Lari ha spiegato di essersi ritrovato in casa una fisarmonica Savoia: «La suonava mio nonno, scomparso nel 1954. A fine ‘800 era emigrato in Francia, come tanti. In quel periodo molti facevano i ‘terrazzieri’». Cioè, gli operai addetti alle operazioni di sterro. «Lui la comprò dal ‘Galo’, il papà di Gorni Kramer (Francesco)». Dopo i racconti e le curiosità, le note di Camillo hanno condotto all’aperitivo e agli auguri pasquali.
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