L'ANALISI
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31 Maggio 2023 - 05:25
CREMONA - Affronta temi complessi della storia patria e altri più intimamente legati all’uomo, ci ricorda che certi italiani sono stati infami e altri molto generosi nell’affrontare missioni pericolose guidati da valori sui quali sanno interrogarsi. Giovanni Grasso, giornalista e scrittore, consigliere per la stampa e la comunicazione del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, con prosa godibilissima e rigore di storico, fa tutto questo ne ‘Il segreto del tenente Giardina’, romanzo a doppia valenza di thriller e di introspezione. Ne parla con Paolo Gualandris nella videointervista per ‘Tre minuti’ un libro’ online da oggi sul sito www.laprovinciacr.it. Narra vicende nelle quali si mescolano storia e finzione, passato e presente, lungo un viaggio da Roma alla Sicilia fino alle Dolomiti che porterà i protagonisti a indagare la verità e a interrogarsi sul futuro, tra misteri inquietanti e colpi di scena.
Quando Luce torna in Italia, nel paese d’origine alle porte di Roma, per partecipare ai funerali dell’amata nonna Antonietta, incrocia l’esistenza rassegnata di Marco. La nonna, infatti, prima di morire, le ha affidato un compito: scoprire il luogo di sepoltura di suo padre, il fante Antonio Crespi, dato per morto nel 1916 sulle Dolomiti durante l’infuriare dei combattimenti contro gli austriaci. Unico indizio è una lettera del tenente Gaetano Giardina, comandante di compagnia di Crespi, che ne annuncia alla famiglia la morte «da eroe». Luce riesce a sapere che il solo discendente in vita del tenente è proprio Marco. Rintraccia il giornalista, che le mette a disposizione il diario di guerra di suo nonno. Ma alcune pagine, quelle decisive, sono misteriosamente scomparse. Solo un viaggio in Sicilia, verso l’antica casa dei Grillo, riuscirà a penetrare la fitta nebbia che circonda la fine del soldato Crespi. E svelerà a Marco un angosciante, intimo segreto che grava sulla sua famiglia.
Affronta temi spinosi, Grasso, a partire da quello sulla dicotomia tra giustizia e dovere, o del ricorso alla menzogna per preservare la verità. «Se vogliamo, si tratta del dubbio antico tra morale e legge. Tutto parte da un rapporto molto particolare che si instaura tra un tenente intellettuale della Prima guerra mondiale - un militare riluttante - e un fante quasi analfabeta, ma capace di ragionamenti molto profondi, anche lui chiamato a combattere per conquistare pezzi di territorio, cime di montagne imprendibili e probabilmente inutili da controllare. L’amicizia nasce perché entrambi cercano di preservare un barlume di umanità anche in una guerra orrenda, fatta di bombardamenti, mutilazioni e sangue com’era la Prima guerra mondiale, al di là della retorica che poi se ne è fatta».
Cuore del romanzo è il diario del tenente Giardina che, come dice il nipote, «era un collezionista di attimi». Un uomo speciale che ama le stelle, è un astronomo dilettante che misura la distanza tra i paesaggi sublimi delle Dolomiti, dove vive la vita di trincea, quando al tramonto le cime Cimetta o Cimon della pala si tingono di rosa e la mattina devi partire all’assalto tra il fango per ammazzare un tuo fratello, foss’anche austriaco o tedesco.
«Ma mai come stanotte - annotava - ho percepito , in senso fisico, la distanza siderale che separa il cielo, algida dimora degli dei, dalla terra, infetto pianeta abitato dagli uomini». Nel memoriale si raccontano situazioni terribili al fronte, riportate, senza censure nella loro disumana drammaticità. Il generale Cadorna non ci fa una bella figura. «Ho studiato a fondo quel periodo, sono molto fiero di avere un prozio, cioè il fratello di mio nonno, Medaglia d’oro, morto da eroe sul Carso. Non è un romanzo antimilitarista, ma sugli orrori della guerra: ci sono i morti, i feriti, i mutilati, gli orfani, le vittime civili, sia in montagna sia sul Carso. Purtroppo la spietatezza di Cadorna era comune. A quei tempi, nel 1914, i generali tedeschi, inglesi, francesi e austriaci, si comportavano allo stesso modo. La conquista o la difesa del territorio valevano la vita di migliaia di uomini. Non è che un caso che subito dopo la guerra venne istituita una commissione parlamentare sul comportamento di Cadorna dopo lo smacco, o meglio la vergogna, di Caporetto. In quelle pagine c’è una condanna durissima del suo metodo», fatto di generali zelanti che attuano feroci quanto smaccate ingiustizie rese possibili dalle direttive di ferrea disciplina e marmoreo rigore impartite dal Capo di stato maggiore. Con tanti, troppi, soldati ritenuti meritevoli di essere sferzati come bestie, anzi terrorizzati allo scopo di non arretrare mai e di combattere oltre ogni eroismo. Pena la fucilazione alle spalle se arretravano o giustizia sommaria se avevano la fortuna di tornare alla base.
I due protagonisti moderni insieme cominceranno un piccola Odissea. «Nel loro cammino litigano, parlano di vita e morte, di suicidio e fede. Arriveranno in Sicilia e sveleranno i misteri che riguardano le loro rispettive famiglie». In un crescendo da vero thriller.
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