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IL MEDICO RISPONDE: IL VIDEO

Infermiere, professione sempre più specializzata ma poco appetibile per i giovani

Il dottor Silla, direttore Dapss: «Senza questi professionisti non andiamo da nessuna parte. Bisogna incentivare le nuove leve perché a fronte di un impegno quotidiano molto rilevante, la retribuzione non ha margini di miglioramento per tutta la vita professionale»

Cinzia Franciò

Email:

cfrancio@laprovinciacr.it

07 Maggio 2023 - 05:20

CREMONA - Nuovo appuntamento con la rubrica «Il medico risponde»: il protagonista è il dottor Alberto Silla, direttore della Direzione aziendale professioni sanitarie e sociosanitarie (Dapss) dell’Asst di Cremona.

Il 12 maggio è la Giornata internazionale dell’infermiere, una professione che si è evoluta in modo considerevole nel tempo: «La tematica di quest’anno è racchiusa nello slogan ‘Il talento degli infermieri, arte e scienza in evoluzione’. La nostra professione ha delle connotazioni specialistiche estremamente importanti che nell’ultimo decennio si sono notevolmente evolute».

Dalla laurea ai corsi di perfezionamento, fino ai dottorati di ricerca: una professione unica, insostituibile ad alto livello di specializzazione: «Oggi l’indirizzo è quello di proporre una formazione non solo generalista, ma corsi post base per arrivare a ricoprire incarichi di alta specializzazione, quali sono i professionisti addetti al prelievo e alla donazione degli organi, alla cura delle lesioni ulcerative, alle stomie, al settore legale-forense, ma anche alla terapia del dolore» spiega il dottor Silla.

Una professione, dunque, sempre più specializzata, ma poco appetibile per i giovani perché a fronte di uno studio crescente e di un importante impegno lavorativo non c’è un riconoscimento economico e sociale adeguato: «Basti pensare che se in Svizzera il numero di infermieri per mille abitanti è di 18-20 unità, la media europea è intorno a 8, in Italia questo dato scende a 6,2. Se dieci anni fa in Italia si laureavano 15-16mila infermieri all’anno, oggi il numero è sceso a 10mila. Un dato drammatico perché ha una ripercussione notevole sull’organizzazione delle aziende sanitarie».

E poi: «Si parla di medicina territoriale, di case e di ospedali di comunità, ma con le risorse umane in campo tutto diventa difficile e complicato».

Per concludere un appello: «Con misure di carriera ben definite, l’implementazione della super specializzazione e dello sbocco manageriale, oltre che di adeguate retribuzioni, si renderebbe la professione appetibile per i giovani».

La rubrica - in collaborazione con l’Asst di Cremona - tratta tutte le settimane un argomento specifico con l’aiuto di uno specialista e può essere ascoltata sul sito del giornale o sul suo canale YouTube.

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