L'ANALISI
Storia sull’alcolismo scritta e illustrata da due educatrici
22 Marzo 2016 - 16:12
Ginetta Fusi - Laura Berni
‘Le lacrime che non scendono’
Piagge
44 pagine, € 9
Un libro illustrato per bambini ma che si rivolge anche ai grandi. Una storia che ha un lieto fine, ma non è una favola: racconta di Aldo, 6 anni, e del suo babbo alcolista, ma soprattutto dell’importanza di comunicare e di farsi aiutare perché insieme si può vincere il drago del bere. A scriverlo Ginetta Fusi, a disegnarlo Laura Berni, educatrici fiorentine che da anni si occupano di dipendenze patologiche, lavorando nei servizi pubblici dell’Asl. Hanno trasportato la loro esperienza sul campo in ‘Le lacrime che non scendono’, con l’introduzione di Anna Sarfatti e una poesia di Simone Cristicchi, probabilmente il primo libro del genere in Italia. La storia, spiegano le autrici, è quella del piccolo Aldo ma è universalmente vera per chi ha a che fare con l’alcolismo, malattia tra l’altro «democratica», che bada poco al censo: secondo i dati diffusi l’anno scorso dal ministero della Salute, sebbene i consumatori siano in calo da 10 anni, sono più di 8,5 milioni gli italiani che bevono troppo. Racconta di un bambino che sogna un babbo vicino, che giochi con lui e gli narri le favole. Solo che il padre è sempre ubriaco: Aldo non sa cosa vuol dire questa parola, nessuno glielo spiega, preferendo addolcirgli la realtà con bugie o trattandolo diversamente dagli altri bambini. Sarà poi la madre a capire che, usando il linguaggio giusto, il figlio deve conoscere la verità, per stare meglio, per fidarsi e per non ripetere le condotte sbagliate degli adulti, come quelle di suo padre che alla fine accetterà di farsi aiutare. Trasformando una sofferenza in un’occasione per diventare migliori di prima.
«Le lacrime che non scendono — spiega Fusi — è l’impossibilità a esprimere le proprie emozioni. Succede a chi beve troppo: l’alcol è un grande ingannatore. Ma succede anche a chi vive accanto a chi beve, anche ai più piccoli, che non sanno ma capiscono che qualcosa non va e soffrono. L’alcolismo è un problema difficile da affrontare perché si nasconde o comunque si minimizza. È invece fondamentale comunicare e fare anche rete: aiuta coinvolgere nei gruppi le famiglie, compresi i bambini, e anche i datori di lavoro». «Questi bambini — aggiunge Berni — hanno visto e percepito più cose di quanto si pensi. Se trovi le parole adatte è molto più utile per loro sapere: sono in grado di capire e senza pregiudizio. Lasciarli alle loro paure e fantasie è peggio».
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