Cerca

Eventi

Tutti gli appuntamenti

Eventi

Valentina Dilda ha collaborato con la Nasa per i test sugli astronauti

Incontro la ricercatrice cremonese Dilda: oggi in sala Mercanti

Betty Faustinelli

Email:

bfaustinelli@laprovinciadicremona.it

16 Settembre 2014 - 10:39

Valentina Dilda

Cremona - Sala Mercanti (via Baldesio), ore 17.30

CREMONA —«L’aver partecipato a quella ricerca della Nasa mi ha dato una grande notorietà, ma ora è cambiato tutto e sto vivendo una nuova avventura professionale». Valentina Dilda, originaria di Sospiro e da quindici anni in giro per il mondo, è una ricercatrice specializzata in quel campo interdisciplinare e in veloce evoluzione che sono le neuroscienze. Attualmente, Dilda è direttore del dipartimento di Medicina sperimentale della Chdi Foundation, che ha sede a Princeton negli Stati Uniti. questo pomeriggio (ore 17,30) la studiosa cremonese si racconterà in un incontro pubblico nella sala Mercanti di via Baldesio; l’appuntamento è organizzato dallo Zonta International Club presieduto da Emanuela Frosi.
«In questi quindici anni di lontananza da Cremona e in particolare nei dodici successivi alla laurea — spiega Dilda — ho vissuto esperienze professionali diverse e ognuna di queste ha contribuito a portarmi al l’incarico attuale». Dalla laurea in Psicologia Clinica a Parma a un progetto di ricerca, poi trasformato in dottorato di ricerca in Neuroscienze cognitive a Salt Lake City nello Utah, Valentina Dilda è successivamente passata a un post dottorato al Mount Sinai School of Medicine di New York in un laboratorio finanziato dalla Nasa. Ed è qui che Dilda ha sfiorato le stelle. Lo staff guidato da Steven Moore di cui Dilda faceva parte ha avuto infatti l’incarico di effettuare test su astronauti, piloto epersoneaffette da deficitmotori indotti per esempio dal morbo di Parkinson. Nel 2012, sempre al Mount Sinai, Valentina Dilda diventa Assistant Professor in Neurologia e comincia a lavorare con Luca Parmitanoe gli altri astronauti prima e dopo la loro permanenza nello spazio. «Abbiamo predisposto test cognitivi e visuo- motori sulla memoria, l’orientamento, i tempi di reazione e altro per valutare gli effetti prima e dopo l’assenza di gravità — dice Dilda —. Abbiamo seguito l’addestramento degli astronauti, effettuando alcune prove prima della loro partenza e poi sono stati fatti i test al rientro, ventiquattro ore dopo l’atterraggio e poi a distanza di tre, sei e nove giorni».
La definizione è abusata, comunque lei è un ‘cervello in fuga’. Si è mai chiesta come sarebbe la sua dal punto di vista professionale se non avesse deciso di partire?
«Non lo so proprio — rispon - de —. Dopo la laurea sono andataavivere negli Stati Unitie ho seguito la situazione italiana molto indirettamente, ascoltando qualche collega e chi si è laureato insieme a me, ma non saprei cosa sarebbe successo».
Tornerebbe in Italia?
«Anche in questo caso non so cosa rispondere—dice Dilda —. In questi dodici anni ho vissuto in tre Stati diversi degli Usa, ho evidentemente uno spirito nomade. Ho sempre seguito le opportunità di crescita professionale, perciò se ci fosse l’occasione non escluderei un rientro in Italia».
Le sue ricerche potrebbero avere ripercussioni anche su pazienti ‘normali’?
«Certamente — conferma la studiosa —. L’uso delle tecnologie della Nasa trova molte applicazioni in campo medico e del resto lo stesso laboratorio in cui sono stati messi a punto i test per Parmitano e gli altri astronauti fa capo al Mount Sinai ».
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su La Provincia

Caratteri rimanenti: 400

Prossimi Eventi

Mediagallery

Prossimi EventiScopri tutti gli eventi