L'ANALISI
16 Marzo 2014 - 12:17
La forza di questa scrittrice, che torna sempre ai suoi temi e alle prove infertele dalla vita, è quella di continuare a ricordare, per sè, per tutti, ma senza che venga meno il desiderio e lo sguardo sul futuro, la voglia di vivere. Ecco quindi che a 82 anni Edith Bruck ci propone nuove pagine in cui il calore della brace, che sempre sente vivo sotto il passare dei giorni della sua esistenza, genera il nuovo. E’ nata nel 1932 in una povera famiglia ebrea e, nel 1944 viene portata nel ghetto del capoluogo e di lì ad Auschwitz, Dachau, Bergen-Belsen. Sopravvissuta, dopo anni di pellegrinaggio approda definitivamente in Italia. La storia, davvero sorprendente, è quella dell’amore tra Sara e il giovane medico Matteo. La coppia senza figli, specie per via dell’egoismo dell’uomo che è come volesse la donna tutta per se solo, vive comunque in armonia e reciproco rispetto. Un mattino all’improvviso, Matteo sulla soglia di casa annuncia «Presto sarò padre» e confessa che la madre è Layla, una giovane palestinese. Per Sara è una sorta di doppio colpo, ma con gran forza reagisce, intraprendendo una «missione di pace» verso la bella musulmana che la vede con ostilità, pensando alla propria terra occupata dagli ebrei. Rappresentando solo sè stessa e il proprio pacifismo, Sara cerca il dialogo fino a smorzare la rivalità. Come ogni nuova vita, la bambina, di chiunque sia, dovrebbe crescere senza odi.
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