Sono un interista felice, dice Javier
Zanetti a Gianni Riotta
che ha scritto una lunga biografia
del campione argentino, appena
pubblicata. Dei suoi 40 anni di vita,
Zanetti i secondi venti li ha spesi
quasi tutti in nerazzurro.
Fuoriclasse a
fine carriera, campione
d’altri tempi,
mai sopra le righe,
mai personaggio fine
a se stesso, sempre
sportivo. Oggi
coperto di gloria e di
trofei, Zanetti da ragazzino
se la passò
male, si alzava
all’alba per lavorare
nel barrio di Buenos
Aires dov’era
nato. E nel calcio
trovò ben presto la
via che l’avrebbe
portato lontano da
quel luogo, dove ha
lasciato le sue radici
e il cuore generoso
di benefattore, che
non ha dimenticato i
ragazzini poveri del
suo quartiere. Preso quasi per caso
da Massimo Moratti nella metà degli
anni Novanta, Zanetti è diventato
una bandiera dell’Inter, con la
quale hacondiviso esofferto annidi
cocenti sconfitte e amarezze. Ma Zanetti
in nerazzurro ha gustato da capitano,
anche il brivido del trionfo
assoluto, della rivincita totale,
quando nel 2010 agli ordini del portoghese
Jose Mourinho l’Inter realizzò
il sogno del triplete. Cioè vincere
nella stessa stagione scudetto,
coppa nazionale e Champions league.
Grande squadra quella Inter,
rocciosa, forte, inaffondabile. Zanetti
ne era ‘il trattore’, per la forza e
la determinazione con cui si aggirava
in campo lottando su tutti i palloni.
Zanetti è l’Inter, nessuno come
lui oggi incarna il mito nerazzurro,
di questa squadra «modello grande
famiglia», a volte un
tantino in confusione
(si pensi all’in -
tenso viavai di allenatori
e calciatori)
ma molto generosa,
niente in comune
con Juve e Milan
«grandi società
strutturate». Il libro
di Riotta racconta
anche del
campione argentino
fuori dal campo,
la famiglia, gli amici
(Roberto Baggio, su
tutti), le ossessioni.
Una di queste è l’al -
lenamento. Mai saltato
un giorno. Nemmeno
quello delle
nozze, il 23 dicembre
1999, giorno del
suo sì a Paula, dopo
lunghianni difidanzamento
e vita comune. Trova
un’oretta di buco fra cerimonia, rinfresco
e auguri vari. Indossa la tuta,
e via a correre. Paula pensò che stava
per sposare un pazzo, poi ha scoperto
che Javier era un pazzo affettuoso,
legatissimo alla famiglia,
scrupoloso sul lavoro, generoso con
gli altri. Epropriol’ossessione per il
training quotidiano — ammette lei
oggi — ha consentito a Zanetti di diventare
Zanetti, sempre in forma, e
arrivare a 40 anni fresco come una
rosa. Capace di competere ad armi
pari con avversari che potrebbero
essere suoi figli
Sono un interista felice, dice JavierZanetti a Gianni Riottache ha scritto una lunga biografiadel campione argentino, appenapubblicata. Dei suoi 40 anni di vita,Zanetti i secondi venti li ha spesiquasi tutti in nerazzurro.Fuoriclasse afine carriera, campioned’altri tempi,mai sopra le righe,mai personaggio finea se stesso, sempresportivo. Oggicoperto di gloria e ditrofei, Zanetti da ragazzinose la passòmale, si alzava all’alba per lavorarenel barrio di Buenos Aires dov’era nato. E nel calciotrovò ben presto lavia che l’avrebbeportato lontano da quel luogo, dove halasciato le sue radicie il cuore generosodi benefattore, che non ha dimenticato iragazzini poveri delsuo quartiere. Preso quasi per casoda Massimo Moratti nella metà degli anni Novanta, Zanetti è diventatouna bandiera dell’Inter, con laquale hacondiviso esofferto annidicocenti sconfitte e amarezze. Ma Zanetti in nerazzurro ha gustato da capitano,anche il brivido del trionfoassoluto, della rivincita totale,quando nel 2010 agli ordini del portogheseJose Mourinho l’Inter realizzò il sogno del triplete. Cioè vincere nella stessa stagione scudetto, coppa nazionale e Champions league. Grande squadra quella Inter, rocciosa, forte, inaffondabile. Zanettine era ‘il trattore’, per la forza ela determinazione con cui si aggiravain campo lottando su tutti i palloni.Zanetti è l’Inter, nessuno comelui oggi incarna il mito nerazzurro,di questa squadra «modello grandefamiglia», a volte untantino in confusione(si pensi all’in -tenso viavai di allenatorie calciatori) ma molto generosa,niente in comune con Juve e Milan «grandi società strutturate». Il libro di Riotta racconta anche del campione argentino fuori dal campo, la famiglia, gli amici (Roberto Baggio, su tutti), le ossessioni.Una di queste è l’al -lenamento. Mai saltatoun giorno. Nemmenoquello dellenozze, il 23 dicembre1999, giorno del suo sì a Paula, dopo lunghi anni di fidanzamento e vita comune. Trovaun’oretta di buco fra cerimonia, rinfrescoe auguri vari. Indossa la tuta,e via a correre. Paula pensò che stavaper sposare un pazzo, poi ha scopertoche Javier era un pazzo affettuoso,legatissimo alla famiglia, scrupoloso sul lavoro, generoso congli altri. Epropriol’ossessione per iltraining quotidiano — ammette leioggi — ha consentito a Zanetti di diventare Zanetti, sempre in forma, earrivare a 40 anni fresco come una rosa. Capace di competere ad armipari con avversari che potrebbero essere suoi figli.