Triennale di Milano Viale Alemagna - Milano Da mercoledì 17 luglio a domenica 1 settembre Orari di apertura degli spazi espositivi (la biglietteria chiude un’ora prima delle mostre). Martedì - Domenica 10.30 - 20.30 Giovedì 10.30 - 23.00 Lunedì chiuso. Biglietto: intero 4€, ridotto 3€, ridotto comitive 2€. www.triennale.it Studio Velasco Vitali forestarossa@velascovitali.com www.velascovitali.com
La Triennale di Milano propone "Foresta Rossa. 416 città fantasma nel Mondo", ricerca visionaria che Velasco Vitali sta svolgendo da diversi anni sul tema delle città abbandonate. L'artista milanese sembra raggiungere con questa esposizione - curata da Luca Molinari e Francesco Clerici - la sintesi e il compendio pittorico che le precedenti esposizioni e istallazioni avevano iniziato a sviluppare sul medesimo tema. Dopo 10 anni dedicati alla sperimentazione di nuove tecniche e materiali tra scultura e installazione, l'artista ha avvertito la necessità di tornare alla pittura, realizzando tele di grandi dimensioni (180 x 230 cm circa) con tecniche miste (olio, acrilico, collage, smalto, catrame.), insieme a un centinaio tra schizzi e disegni: tutti strettamente incentrati sul tema della città, da sempre oggetto della sua ricerca, che negli ultimi anni si è caricato di ulteriori significati. Una fascinazione che nasce dall'indagine su quelle città fagocitate dalla modernità, rimaste disabitate e inattive, sospese in un limbo di urbanistiche casuali e architetture al limite del fantastico. Le 416 città registrate finora hanno fornito un materiale fortemente evocativo, fatto di immagini che sono diventate le suggestioni alla base di queste tele, in cui ritroviamo la cruda e vibrante pittura di Velasco arricchita da nuove visioni di paesaggi tra onirico e reale.
L'invenzione di una figuratività nuova e contemporanea che racconta una realtà al limite dell'immaginario e del fantastico. Il titolo della mostra, e del ciclo complessivo, deriva dal colore che assunsero le foreste intorno a Cernobyl poco prima di morire a causa della fuga radioattiva del 1986. Quelle pinete scomparvero, ma alla lunga l'allontanamento coatto dell'uomo ha restituito alla natura anche gli spazi delle città e degli impianti che l'avevano condannata a morire. "Lavoro da sempre intorno al tema della città," afferma Velasco Vitali. "Dapprima le ho viste e raccontate in modo quasi fotografico, dall'alto e da lontano, poi piano piano mi ci sono addentrato, anzi mi hanno circondato sempre più profondamente e ho avvertito la necessità di raccontarle per quello che sono, degli organismi viventi che in quanto tali, attraversano momenti di diversa intensità. Oggi le mie città le descrivo come se una perdita di energia sfuocasse la loro immagine, impedendone una visione precisa, a favore di un'omogeneità che ne appiattisce l'identità originaria. Poi l'abbandono, che ho voluto sperimentare censendo e visitando le città scomparse negli ultimi due secoli, città nuove e diventate subito vecchie, o città antiche la cui esistenza è stata improvvisamente interrotta: da disastri naturali ma anche da ragioni umane, come la perdita di funzione economica, dovuta a flussi e interessi diversi. Città morte per l'uomo eppure sopravvissute, come rovine popolate da vita nuova, vegetale e animale. "