Non lasciatevi tradire dall’arredamento minimal e dal servizio informale. Alla Lucciola si bada alla sostanza. E che sostanza. La cucina della famiglia Nicolini-Galasio non teme confronti a Cremona. Si viene in questo caratteristico locale situato a due passi dal Po, di fronte alla società canottieri Baldesio per gustare le ricette della tradizione cremonese e anche per deliziarsi con il pesce. Artefice del successo della Lucciola è Roberto Nicolini, figlio d’arte, che cura la sala insieme con Massimo e Marcello. In cucina l’ultima parola spetta alla mamma. Papà Antonio approdò qui con la famiglia nel 1995, dopo un susseguirsi frenetico di acquisizioni e cessioni di locali, tutti portati al successo grazie alla capacità del patron. La Lucciola si è caratterizzata a lungo per la doppia natura di bar-osteria e ristorante. L’aperitivo e il dopo-cena sono stati un’abitudine per frotte di cremonesi d’ogni età. Di recente Roberto ha privilegiato la ristorazione. Il menu, descritto a voce, con precisione e indiscussa professionalità dal titolare e dai suoi collaboratori, è in grado di accontentare ogni palato. L’antipasto tiepido di mare è una valida alternativa a un secondo impegnativo, come una grigliata mista o un pesce al forno. Lasciatevi tentare dagli stuzzichini di pesce fritto, dai gianchetti, al merluzzo o dall’insalata di gamberoni con arancia e finocchio. I primi, dalle paste fatte in casa ai superbi risotti, sono irrinunciabili, male porzioni generose vi costringeranno a scegliere, optando magari per un secondo della tradizione cremonese, dal cotechino al bollito misto, alle carni al forno e in umido. In inverno apprezzerete stufati, arrosti e brasati. Tra i classici della Lucciola, segnaliamo la tartare di manzo, preparata e condita davanti al cliente. Qui si gustano anche cotolette leggendarie. In autunno la Lucciola è il regno degli amanti di funghi e tartufi. I dolci sono una prerogativa del locale, dai gelati fatti in casa (speciale quello al pistacchio di Bronte), alle mousse, alle bavaresi, alle crostate, alla pasticceria secca. D’inverno le sale offrono un caldo rifugio, ma si può pranzare all’aperto anche quando fa freddo: l’importante è soddisfare il cliente. D’estate è un piacere indugiare nella sala climatizzata o all’esterno, mentre le pale muovono dolcemente l’aria calda. Un’ottantina di etichette accompagnano egregiamente ogni piatto. I coperti sono un centinaio. (Provato il 24 giugno 2013)