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Domenica 25 giugno - Faenza

61° Niballo – Palio di Faenza

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05 Giugno 2017 - 04:00

Un viaggio lungo la storia accompagnati da cavalieri, dame, destrieri e musici. Cinque Rioni a sfidarsi per aggiudicarsi il palio, il trofeo più ambito. E poi avvincenti Gare delle bandiere, incorniciate da una delle piazze più belle d’Italia. E ancora: suggestive cene propiziatorie, rievocazioni storiche, stand gastronomici e feste per tutto il mese della competizione. Tutto questo è il Niballo – Palio di Faenza.

Dal 1959 il Niballo – Palio di Faenza si svolge la quarta domenica di giugno e rappresenta molto di più di una semplice gara: è il costante rinnovo di una tradizione che affonda le sue radici nella Faenza medievale e rinascimentale e che ancora oggi non smette di emozionare con i suoi colori, le sue musiche, le sue sfide appassionanti.

Capi rione, uomini del corteo, siate degni dei vostri colori e della bellezza delle vostre dame. Si vada al campo a disputar la giostra!”, con queste parole il Maestro di campo dà l’avvio al variegato corteo storico che porterà i cavalieri dei cinque Rioni a sfidarsi allo stadio Bruno Neri.

Velocità, precisione, tenacia: queste le prove di abilità chiamati ad affrontare i cavalieri del Niballo, ingredienti che rendono la Giostra di Faenza una delle più avvincenti e impegnative a livello italiano. La prima edizione del Palio di Faenza nella sua versione moderna si tenne domenica 28 giugno 1959, vigilia della festa di San Pietro, l’apostolo a cui è dedicata la Cattedrale di Faenza. Da allora la Giostra viene disputata ogni anno la quarta domenica di giugno dai cinque cavalieri rappresentanti dei cinque Rioni di Faenza: il Borgo Durbecco, il Rione Giallo, il Rione Nero, il Rione Rosso e il Rione Verde. “Al calar del sole”, come vuole la tradizione, la sfida prende inizio.

Una giostra unica nel suo genere

Il Palio di Faenza è una sfida a singolar tenzone che impegna i due contendenti, al galoppo sui loro cavalli, a colpire prima dell’avversario il bersaglio posto sul braccio teso del Niballo, la grande figura con fattezze di guerriero che rappresenta il vecchio nemico saraceno, collocato al centro del campo di gara. Una gara coinvolgente, impegnativa e incerta sino all’ultimo: al cavaliere non basta una sola buona tornata per portarsi a casa il palio, ossia il drappo decorato ogni anno per l’occasione da un noto artista. Caratteristica della Giostra faentina sono le ben otto tornate di gara per ogni partecipante: ogni contendente sfida infatti i cavalieri avversari e a sua volta viene sfidato da tutti. Al temine di ogni sfida, il vincitore conquista uno scudo del Rione battuto e al termine delle venti tornate il cavaliere che ha conquistato il maggior numero di stemmi viene decretato vincitore del palio.

Il Niballo: molto più di una gara

Attorno alla competizione si sono progressivamente sviluppate altre manifestazioni che caratterizzano la vita della città romagnola nel mese di giugno, detto “mese del Palio”, e in varie altre occasioni lungo tutto l’anno. L’inizio ufficiale del mese del Palio viene sancito dalla cerimonia della Donazione dei ceri, a maggio, mentre la conclusione delle attività del Niballo si svolge con una grande festa la notte del 5 gennaio in occasione della Nott de Bisò, che chiude, con il grande rogo in piazza del Popolo del fantoccio saraceno, l’anno del Niballo. Eventi, stand gastronomici, cene propiziatorie: per tutto il mese di giugno i cinque Rioni di Faenza organizzano le “Settimane del Palio“, un modo per vivere la giostra del Niballo in un clima di festa e convivialità. Le sedi rionali diventano così luoghi di riferimenti per appuntamenti di diverso tipo aperti a rionali e non: vengono infatti organizzati eventi di carattere culturale, manifestazioni sportive, e stand gastronomici che offrono il meglio della cucina romagnola.

Il Corteo Storico

Secondo la tradizione, ogni corsa del Niballo è preceduta dalla sfilata di un corteo storico che costituisce una rievocazione figurata degli ordinamenti, dei costumi e della grandezza della Signoria faentina dei Manfredi, compresa tra il governo di Gian Galeazzo (1375–1417) e di Astorgio III (1485–1502), con particolare riguardo ai Rioni ai quali, con le loro comparse, ne formano la parte principale. I Rioni hanno l’obbligo di comporre la propria comparsa rionale in base a studi e ricerche storiche tese a ricostruire rappresentazioni di momenti di vita e gesta rionali della Faenza del XV secolo, negli aspetti militari, civili e di organizzazione sociale. Il Pinturicchio, Piero della Francesca, il Perugino, Gentile da Fabriano, Andrea Mantegna, Il Ghirlandaio… i dipinti e gli affreschi dei più grandi artisti del Quattrocento sono stati utilizzati come fonte storica per la realizzazione dei costumi dei cinque Rioni. Il Corteo ha luogo il pomeriggio della quarta domenica di giugno, con partenza dei Gruppi rionali dalla propria sede, percorrendo poi le vie e i corsi del proprio Rione per giungere in piazza del Popolo, dove l’araldo leggerà il proclama della giostra. Complessivamente la sfilata del Palio vede la presenza di sei gruppi (ai Rioni si unisce il Gruppo Municipale, che rappresenta le istituzioni del Comune e della Signoria), per un totale di circa 400 figuranti.

I Manfredi. Faenza, la città manfreda. Nobile casata di origine germanica, i Manfredi esercitarono la propria signoria sulla città di Faenza dall’inizio del Trecento al 1501, anno della conquista pontificia da parte del potente Cesare Borgia, detto il Valentino. I Manfredi furono tra i protagonisti dello scenario politico della Romagna durante tutto il Basso Medioevo e il Rinascimento, tenendo generalmente la bandiera guelfa. Ciò li condusse allo scontro con Federico II (che assediò la città nel 1241, riuscendo a sottometterla solo dopo nove mesi d’assedio) e a un’eterna rivalità con gli Accarisi, la principale famiglia ghibellina. Nel momento di massima estensione del dominio dei Manfredi, fra il 1411 e il 1428, la Signoria dominava sulla Val di Lamone (da Faenza a Brisighella e Marradi), sull’alta valle del Senio e su Solarolo. Undici signori e otto generazioni di Manfredi si sono avvicendati al governo della città: dall’astuto Francesco, capostipite della dinastia, allo sfortunato Gian Galeazzo, morto di peste nel 1417, passando per l’odiato Carlo II e suo fratello Galeotto, tradito e assassinato dalla moglie Francesca Bentivoglio. Le eredità più rilevanti del rinascimento manfrediano sono rappresentate dalla Cattedrale, la cui costruzione iniziò nel 1474, e dalle mura cittadine, che per i secoli a venire delimitarono l’espansione del nucleo urbano.

Per info: http://www.paliodifaenza.it - info@paliodifaenza.it - 0546 691651 - 0546 691664 - 0546 691666

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