L'ANALISI
23 Settembre 2025 - 05:05
MONTE CREMASCO - Campione del mondo di un Ironman, a 74 anni, per la seconda volta. Già così, ci sono tutti gli aspetti della grande impresa.
Nell’ultimo capolavoro firmato da Gian Marco Tironi c’è di più. Una storia nella storia. Una serie di episodi che hanno reso speciale il cammino, prima ancora del risultato. Ed è proprio lì che il cremasco campione di triathlon converge il preciso significato del trionfo di Nizza e del titolo iridato di categoria. Lo fa andando a sottolineare l’importanza di andare oltre ogni ostacolo, del credere nei propri mezzi e nella possibilità di realizzare un sogno. Una chiave che punta i riflettori sul percorso e si fa piena di valori, di significato. E vuol essere da esempio.
«Sono molto contento per la conquista del titolo, che senza dubbio è una grande soddisfazione, ma la vera impresa è stata a giugno, quando sono riuscito a qualificarmi per il Mondiale. Diciamo che la strada per arrivare a centrare la sfida finale di Nizza è stata particolarmente complicata».
Può raccontarci il percorso?
«Partiamo dallo scorso anno, avevo il pettorale all’Ironman di Cervia per provare ad acquisire la slot per il Mondiale, ma sono stato investito da un’auto in allenamento e non sono riuscito a recuperare per la gara».
Si è rialzato, è tornato ad allenarsi, poi cosa è successo?
«Mi sono fissato un nuovo appuntamento, a fine giugno di quest’anno, nel consueto Ironman di Nizza. Un impegno ravvicinato al Mondiale sempre in Costa Azzurra, ma era l’unico modo per provare a ottenere la qualificazione».
E anche stavolta la Dea bendata pareva averle voltato le spalle.
«Sette settimane prima della gara sono stato investito da una bici elettrica e mi sono ritrovato con una clavicola e una costola rotte e tre fratture al volto. A quel punto, pareva tutto compromesso».
Lei non si è dato per vinto.
«Dopo tre settimane, ho fatto i controlli medici e ho provato a riprendere la corsa. Durante un’uscita d’allenamento sono stato centrato da un monopattino, finendo di nuovo in ospedale con trauma cranico e le indicazioni erano di assoluto riposo. A una settimana dalla gara, però, mi sono detto che avrei voluto provarci lo stesso».
Alla fine quel pettorale lo ha proprio indossato.
«Sì e ho terminato anche la prova. Credo che nessun altro nelle mie condizioni avrebbe affrontato un Ironman, perché avevo ancora punti in testa, clavicola e costola non erano del tutto guarite».
E così si è presentato al Mondiale, sempre a Nizza.
«Dopo un paio di settimane, in cui ho pagato lo sforzo per portare a termine la gara, mi sono potuto allenare un po’ nei due mesi e mezzo. Peraltro, sono autodidatta, ma la prova iridata è andata però al meglio».
Lo sviluppo del Mondiale è stato modificato nella parte in bici rispetto alla gara di fine giugno.
«L’Ironman a Nizza è sempre molto duro e nonostante questo sono riuscito a completare la gara con un tempo di 1h10’ inferiore rispetto al vincitore della categoria dello scorso anno alle Hawaii».
Il suo ottimo risultato le è stato riconosciuto durante la cerimonia di premiazione: cosa è successo?
«Quando lo speaker ha letto il tempo, si sono alzati in piedi tutti gli atleti Elite e poi la platea, riconoscendo una prova eccezionale. È stata una enorme soddisfazione, non mi era accaduto in precedenza».
Senza dimenticare che era il secondo Ironman in meno di novanta giorni, già di per sé qualcosa di straordinario.
«Due Ironman a distanza così ravvicinata alla mia età non è certo facile farli, a maggiore ragione dopo quanto accaduto».
Che cosa l’ha spinta ad affrontare tutto questo?
«A 74 anni uno si deve permettere tutto, perché la vita non è più lunga e così mi sono detto ‘o la va o la spacca’. E anche la mia famiglia ha accettato questa decisione ed è andata bene e sono molto contento».
Ha dimostrato ancora una volta la grande determinazione.
«Il messaggio che voglio trasmettere è che la testa supera di gran lunga le capacità fisiche. Non ho grandi doti, ma ho la volontà che mi ha permesso di arrivare a centrare un obiettivo. E questo vale nello sport, ma anche nella vita. Con la volontà si possono superare tanti ostacoli che sembrano insormontabili. Al di là del risultato, che fa sempre piacere, voglio sottolineare questo aspetto».
Questa esperienza non è in realtà l’unica complessa che è stata portata a termine da lei, perché anche alla vigilia dell’iconica gara di Roth di due anni riuscì a firmare un’altra impresa.
«Sì anche in quell’occasione avevo avuto un incidente dieci giorni prima, mi sono rialzato e ho fatto il record di categoria».
Com’è stata vissuta in famiglia l’esperienza del Mondiale?
«Stavolta erano tutti presenti, anche perché si è disputato sulle strade di Nizza, dove abito. Ho sentito tutto il calore e il sostegno della famiglia, degli amici e della mia squadra francese, quando sono uscito dalla frazione in acqua, sul percorso in bici, sulla maratona. È stato incredibile e bello».
Ora ha altri obiettivi?
«Per quest’anno ho chiuso con gli appuntamenti di triathlon, ho programmato solo una gara di corsa di venti chilometri. Per il prossimo anno vedremo con mia moglie, perché, in fondo, io mi diverto, mentre lei è quella che ne soffre di più, che viene a recuperarmi quando foro in bici, quando ho un incidente, in ospedale. Comunque per il prossimo anno vediamo, c’è il Mondiale di mezzo Ironman sempre a Nizza, potrebbe essere un nuovo obiettivo».
Copyright La Provincia di Cremona © 2012 Tutti i diritti riservati
P.Iva 00111740197 - via delle Industrie, 2 - 26100 Cremona
Testata registrata presso il Tribunale di Cremona n. 469 - 23/02/2012
Server Provider: OVH s.r.l. Capo redattore responsabile: Paolo Gualandris