L'ANALISI
13 Giugno 2025 - 05:30
Papà Massimiliano con Martina in redazione e la 16enne al Mondiale Junior
CASTELVERDE - Il tiro al piattello non è uno sport per tutti: servono occhio, tecnica, precisione, passione, capacità di controllo, concentrazione. E una grandissima determinazione. Tutte qualità che sono concentrate in questa ragazza: Martina Montani, una promessa, a sua modo un talento eccezionale.
Martina ha appena finito il terzo anno al liceo scientifico Aselli di Cremona. Vive a Costa Sant’Abramo, la sua mascotte è la sorellina Mabel, 3 anni. Brava in matematica. Fa parte della Nazionale Junior e delle Fiamme Oro. Pochi giorni fa ha vinto il bronzo mondiale, in maglia azzurra, categoria Junior (è la più giovane), sia individuale che a squadre (nella mixed team, in coppia con Fabrizio Fisichella), in pedana a Suhl, in Germania. È stata la sua prima gara a livello internazionale. E qui racconta la sua emozione, i suoi progetti e un po’ anche i suoi sogni.
Martina, come fa una ragazza di 16 anni a diventare così brava in uno sport così particolare?
«La colpa è di mio papà. Lui ha una carrozzeria, gli piaceva questo sport. Io lo seguivo, da piccola, da spettatrice. Un giorno mi ha chiesto se volevo provare anch’io, così per gioco. E così è cominciato tutto. Prima facevo karate».
Com’è andata?
«Eravamo a Castelgoffredo, a San Fruttuoso. Non sapevo nemmeno da dove cominciare. Il fucile era più grande di me».
E poi?
«Ho cominciato a sparare, mentre colpivo i primi piattelli capivo che mi piaceva e anche molto, avevo dieci anni. Non mi sono più fermata, a parte il periodo del Covid».
Chi le dava i consigli?
«All’inizio sempre mio papà. Eravamo a Polesine Parmense, nel team giovanile. Due allenamenti alla settimana, sabato e domenica. Mi appassionava e mi prendeva bene. Ho cominciato con qualche gara nazionale».
Tre anni fa una prima svolta.
«Da allora sono allenata e seguita dal tecnico della nazionale Rodolfo Viganò. È anche un po’ il mio mental coach».
Un bel privilegio.
«Di più, direi un’amore’ reciproco. Crede in me, mi sta dando davvero tantissimo. Mi ha insegnato molto sul piano tecnico. Ho cominciato con le gare nazionali, da settembre 2023 sono passata nella categoria Junior (non più per età, ma per punteggio). Tre, anche quattro allenamenti a settimana, all’Accademia di Binasco».
In cosa consiste una seduta di allenamento?
«Si spara. Tre, quattro serie al giorno. Ogni serie, 25 piattelli. A casa mi alleno sull’imbracciata, per avere una muscolatura specifica».
Quanto incide la tensione?
«In allenamento un po’ meno, in gara si sente molto di più. Diciamo che la tecnica è consolidata, si allena molto la mente e la concentrazione. E qui c’è tutta la differenza del mondo. Il segreto è questo. Un volta appresa la tecnica, la parte mentale è decisamente preponderante. Mi piace molto questo sport, io sono sempre la stessa, però dentro cresce la mia autostima».
Da che distanza spara?
«La pedana è a 15 metri. Quando spari il piattello che è uscito è a 40, cade intorno ai 76 metri».
Che brivido prova?
«Quando il piattello si rompe, sono molto soddisfatta. Se no, c’è grande delusione».
Che fucile sta usando in questo momento?
«Un Perazzi MX8, calibro 12, canna liscia, sovrapposto. Si sparano due cartucce, se va male la prima, c’è la seconda possibilità. In finale, un colpo solo per piattello».
Papà viene ancora alle gare?
«Sì, mi incoraggia, mi aiuta. E anche la mamma è molto soddisfatta di questa mia attività. Credo che adesso arriverà anche il momento del distacco, perché lui non può seguirmi in tutte le trasferte. Vediamo».
E i suoi compagni di classe cosa dicono?
«Mi seguono, si informano. Dopo il mondiale sono arrivati anche i complimenti dei professori. È stato bello».
E il futuro?
«Dopo il liceo, sceglierò una facoltà scientifica. Nello sport, invece, sarebbe bello arrivare alle Olimpiadi, tra quattro, oppure otto anni. È il mio sogno. E di sicuro ce la metterò tutta per realizzarlo».
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