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L'INTERVISTA

Germana Cantarini: «La mia sfida più dura? Quella con il tumore»

La pluricampionessa mondiale di bocce racconta la sua storia tra lacrime e lotta. Dalla prima diagnosi alla perdita dei capelli. Poi, gli anni da Ct: «Che amarezza...»

Felice Staboli

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fstaboli@laprovinciacr.it

26 Febbraio 2025 - 05:15

Germana Cantarini: «La mia sfida più dura? Quella con il tumore»

Germana Cantarini (FotoLive/Paolo Cisi)

CREMONA - La mia partita più difficile? Quella contro il tumore. Il mondo delle bocce? È stato e sempre sarà una parte di me, ma quanta amarezza. C’è un prima e un dopo nella vita di Germana Cantarini, pluricampionessa mondiale ed ex ct della nazionale femminile di bocce. Il bocciodromo di Cremona è un po’ casa sua e, dopo un lungo periodo di silenzio, parla di sè, della sua vita, di questi anni difficili. E di una finestra aperta sul suo futuro.

germana

Germana cantarini con il compagno Paolo 

Germana Cantarini, che cosa ricorda di quel periodo?
«Tutto. Dal primo all’ultimo istante, da quel giorno di novembre del 2006. Uno screening alle Ancelle, la mammografia, una eco. Avevo appena vinto tutto: provinciali, regionali, italiani, mondiali. Stavo bene, ero in forma».

Invece?
«Ho visto l’espressione del medico, ho capito subito. Mi ha detto: c’è un nodulo. Ho chiesto: è un tumore? Mi ha risposto: credo di sì».

Cosa ha fatto?
«Ho cominciato l’iter presso Area Donna, ho incontrato il dottor Alberto Bottini, Sergio Aguggini, Daniele Generali. Dopo la biopsia, ho atteso un po’ per conoscere l’esito. Un giorno ero a tavola, con mia mamma. Suona il telefono, era Aguggini. Mi ha detto: carcinoma».

Poi?
«Ho fatto i pensieri che fanno tutte le donne, ho chiesto quanti mesi mi restavano, ecco. Le lacrime le lascio immaginare. Ho affrontato la chemio».

Per quanto tempo?
«Un anno circa. Con la mia amica Laura siamo andate a Brescia, abbiamo preso la parrucca, anzi due, una normale e una da ‘pazze’, con tanto di treccine. Io sono parrucchiera, i capelli hanno un significato speciale, per tutte, lo so, anche per me».

Li ha persi?
«All’inizio no, ero anche sorpresa. Poi, una sera, a Lodi durante una gara mi sono accorta che stava accadendo».

E gli interventi chirurgici?
«Ricordo tutto, tutti i dettagli, la mia paura, ogni istante. È la storia di tante donne, ognuna la vive a modo suo, ma tutte sappiamo bene cosa si prova in certi momenti».

Quanto è stato importante lo sport?
«Mi ha aiutato a superare quel periodo, credo proprio di sì. Ma ho anche ricordi negativi, anche se oggi ne sorrido un po’».

Quali?
«Avevo poca forza nelle gambe. Un giorno partecipo ad una gara, una mi rifila un 12 a 0. Ho pianto. Il braccio destro era senza forze, non ero quella di prima, ma almeno ero viva. Poi succede che arriva una nuova cura, sperimentale. Si prova. E a settembre 2007 mi iscrivono ai campionati italiani».

Come è andata?
«Come faccio, mi chiedevo. Ero a Treviso, vinco la prima, la seconda, la terza, vinco il titolo italiano. Era come se mi sentissi guarita. Sapevo che dovevo andarci con cautela. Poi è arrivata la convocazione per i mondiali a squadre. A Bevagna ho vinto il titolo. Non lo scorderò mai».

C’è questo intreccio costante tra malattia e sport.
«Sì, è la mia vita. Dopo i Giochi del Mediterraneo dove ho vinto due ori nel 2009 ho dovuto sottopormi a un altro intervento. Dal 2009 sono testimonial di Arco e ne sono sempre stata orgogliosa».

Dal ‘90 al 2014 la nazionale. E dopo?
«Io sono del ‘64, dopo i 50 anni non vieni più convocata. Ho fatto ancora un po’ di gare, ma non era più la stessa cosa. E nel 2017, sono diventata ct dell’Italia femminile».

cantarini

Anni belli e al tempo stesso complicati.
«Belli, perché ho raccolto molti successi, grazie anche alla squadra e alle atlete. Ma ad un certo punto, ho capito che qualcosa non andava, l’ambiente non era più lo stesso».

Cioè?
«A settembre 2022 muore la mia mamma, ero a Trevi per uno stage. Sono rientrata a casa. Mi viene chiesto di sostituirmi momentaneamente cosa potevo fare? Chiedo un po’ di tempo, proseguo ancora fino ai mondiali in Turchia, le cose non vanno male, anzi. Ma noto intorno a me molta freddezza. Dicono che ho fatto pochi risultati (un oro, un argento, un bronzo), viene attaccato anche Paolo, mio compagno nella vita da 25 anni. Ad un certo punto dico basta: a certi compromessi non ci sto, ho dato tutto quel che avevo e potevo».

Chi l’ha delusa?
«Avevo sostenuto il presidente De Sanctis, mi aspettavo un comportamento diverso. Sapevo anche che c’era chi voleva prendere il mio posto ed in effetti è andata così. Per carità, nessuno è intoccabile, ma mai mi sarei aspettata che qualcuno mi dicesse che non avevo ottenuto risultati soddisfacenti, ho sempre preferito la verità e basta. Mi sono dimessa anche se avrei potuto fare il ct giovanile. Peraltro, negli ultimi Mondiali la nazionale ha perso in tutte le varie specialità, 5 su 5, sia nel maschile che nel femminile, mai successo prima».


A distanza di tempo: quanto manca il mondo delle bocce a Germana Cantarini?
«Zero. Gioco ogni tanto con gli amici, ma preferisco guardare le gare da fuori. Mi sono messa a viaggiare, ho cambiato tutto».

Però ha rinnovato il patentino da allenatore. Perché?
«È vero, qualcuno mi ha anche chiesto se voglio allenare ancora, parlo di nazionali straniere. Se tornerei a fare il ct dell’Italia? Non so, chissà».

Se ripercorre tutti questi anni, a chi dedica il suo pensiero?
«Ai medici e agli infermieri che ho incontrato, a mia mamma Elena, al mio compagno Paolo che mi è stato vicino ogni istante; a mio fratello Gerry e a mio nipote Mattia. A tutte le donne che hanno vissuto e vivono una esperienza come la mia. E in particolare, a tutte le donne che purtroppo non ce l’hanno fatta, a loro va il mio più grande abbraccio».

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