L'ANALISI
30 Gennaio 2024 - 12:01
CREMONA - È stata una domenica da dimenticare – e alla svelta - per le nostre massime formazioni cestistiche, sconfitte entrambe in modi diversi ma comunque con grande rammarico. La Vanoli ha perso al fotofinish la gara con Varese, partita nella quale sono spiccate troppe ingenuità determinanti. La Ferraroni JuVi si è persa nel mare di Porto Empedocle (a un certo punto sprofondando sul -30), per poi salvare almeno la faccia e soccombere dignitosamente alla Moncada Agrigento.
La tripla concessa a Mannion allo scadere del primo quarto (12-19); l’infrazione di passi commessa da Zegarowski su rimessa, il canestro concesso a McDermott con due secondi da giocare alla fine del secondo quarto (35-39); l’uno su due ai tiri liberi di Lacey a 16” dal termine (fallito il possibile più tre dell’83-80); il tiro dalla lunga distanza concesso a uno specialista qual è Mannion a 8 secondi dalla sirena conclusiva con la Vanoli avanti 82-80 e Zegarowski staccato almeno di un metro (invece di stargli incollato) dal noto cecchino italo-americano.
Episodi, non sarebbero nemmeno gli unici in verità, che alla fine di una gara equilibrata come quella tra Vanoli e Varese hanno fatto pendere il piatto della bilancia a favore della compagine ospite. Varese ha comandato a lungo la contesa (anche più 10 a fine terzo quarto, 55-65) e ha meritato il successo per averci sempre creduto, con giocatori più reattivi e determinati; ma con una meno pasticciata, la Vanoli (avanti 76-71 al 37’) avrebbe potuto conquistare la posta in palio e fare un ulteriore passo in avanti verso la salvezza, obiettivo dichiarato di questa stagione.
Nell’ultima azione, quella che ha visto Lacey non riuscire a prendere il tiro della possibile vittoria, diciamo che nell’area pitturata di Varese è successo un po’ di tutto, una tonnara con mani sulle braccia non valutate dagli arbitri, anche perché non c’è stato un fallo talmente evidente da meritare il fischio della terna. Certo anche la gestione di quell’ultima azione amplifica ulteriormente la sensazione che la Vanoli abbia gettato alle ortiche il match, contesa persa che fa scattare il campanello d’allarme visto anche il calendario poco agevole con la dura trasferta di domenica a Sassari e la sfida casalinga dell’11 febbraio contro la sorpresa Napoli, prima della sospensione per la disputa della Final Four di Coppa Italia.
Tornando alla gara con Varese è sicuramente piaciuta la reazione della Vanoli che dal meno 10 l’ha portata sul più 5, ma - come detto anche da coach Demis Cavina - ai biancoblu è mancato il killer instinct, la capacità di fare la giocata decisiva nel momento più importante della gara. Non è la prima volta in questo campionato, peccato. Capitolo Wayne McCullough: non è possibile che la guardia titolare chiuda con 0 punti realizzati in 14 minuti; da tempo il giocatore statunitense non riesce a incidere, la speranza è che si sblocchi il prima possibile perché c’è davvero estremo bisogno di lui.
Abbiamo più volte rimarcato in questo nostro appuntamento settimanale, quanto la Ferraroni JuVi sia riuscita quest’anno a costruire un gruppo coeso, capace di ottenere risultati importanti grazie a caratteristiche tecniche, atletiche e di attaccamento ai colori sociali dall’alto valore non sempre riscontrabile. Insomma, la dirigenza - in perfetta sintonia con coach Luca Bechi – ha decisamente ‘pescato’ bene nel mare del mercato estivo dello scorso anno, concetto ribadito più volte e determinante per raggiungere il traguardo della salvezza.
Stavolta però, i giocatori oroamaranto meritano una sonora tiratina d’orecchi, in quanto per buona parte del match in terra siciliana con la Moncada Agrigento, hanno dato la sensazione di aver affrontato il lungo viaggio più in gita di piacere che per motivi professionali. Evidentemente, passare dalla nebbia di Cremona al mare azzurro di Porto Empedocle – dopo un lungo periodo di allenamenti e partite ad alta intensità e tensione agonistica - ha fatto sì che si creasse uno scompenso generale.
Vedere però la Ferraroni JuVi soccombere a un certo punto anche di 30 (65-35 al 23’) al cospetto (con tutto il rispetto, ovviamente, per la società siciliana) della terz’ultima forza del girone Verde, non è stato affatto un bello spettacolo. A qualche tifoso è persino andato di traverso il pranzo del mezzogiorno, ma a parte le battute il pubblico juvino non è più abituato a vedere una squadra che si muove con impaccio e senza costrutto sul parquet. Il peperino Vincent Shahid (31 punti realizzati) ha poi preso per mano la squadra, trascinandola verso un recupero quasi impossibile fino al meno 3 (85-82) dell’ultimo giro di lancette. La sconfitta è indolore per quanto riguarda la classifica, ma certo lascia tanto rammarico per come sono andate le cose sul parquet.
Il pubblico cremonese, domenica al PalaRadi, ha potuto riabbracciare ed applaudire Keith Langford, ex cestista statunitense che ha disputato gran parte della sua carriera in Europa, considerato uno dei migliori nel ruolo di guardia. La sua entusiasmante carriera europea – che lo ha portato a vestire le maglie di club prestigiosi quali Virtus Bologna, Chimki, Maccabi Tel Aviv, Olimpia Milano, Unics Kazan, Panathinaikos e Aek Atene – iniziò proprio a Cremona nelle fila della Vanoli Gruppo Triboldi nel primo campionato di serie A2 della stagione 2006-2007 con allenatore Andrea Trinchieri e al fianco di Quadre Lollis. Keith, che chiuse la stagione con 669 punti realizzati in 34 partite, ha sempre avuto Cremona nel cuore e quando torna in Europa una capatina all’ombra del Torrazzo la fa sempre. Ad abbracciarlo domenica, oltre ad Aldo Vanoli e Secondo Triboldi, anche gli amici soresinesi Ambrogio Bignami e Agostino Bolli.
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