L'ANALISI
08 Novembre 2023 - 07:39
Trevor Lacey della Vanoli e Bernardo Musso della JuVi Ferraroni
CREMONA - Due partite completamente diverse nel loro andamento, ma un PalaRadi che si conferma casa dolce casa per le nostre formazioni cestistiche di vertice. La Vanoli domenica ha domato, e in parte dominato, il durissimo confronto con la capolista Segafredo Virtus Bologna; la JuVi Ferraroni lunedì sera è partita a marce basse, ma poi ha ingranato la quinta e sorpassato un’avversaria tosta come l’Urania Milano.
Mancano un centinaio di secondi (qualcuno più, qualcuno meno) al termine dell’avvincente sfida tra Vanoli e Segafredo Bologna, pronostico impari alla vigilia eppure di tutt’altro sapore sul parquet; la squadra del patron Aldo sta conducendo in porto la nave cercando di arginare la mareggiata di triple che i felsinei (razza pura) sfoderano nel tentativo di riaprire la contesa. La palla è nelle mani di Marcus Zegarowski che imposta il gioco, ma appena oltrepassata la metà campo un avversario lo pressa e lui perde il controllo della sfera. Ebbene, l’espressione del volto di Zega - uno che sta mettendo il proprio marchio sulla stagione della Vanoli nonostante sia alla prima esperienza oltreoceano – è quella di chi non riesce a capacitarsi dell’errore appena commesso e non si dà pace. E’ qui che si capisce quanto la squadra di coach Demis Cavina sia composta da grandi persone prima che grandi giocatori, di quanto il gruppo sia compatto e votato ad un solo obiettivo comune. L’immagine è quella di un leader vero qual è Trevor Lacey che percepisce la situazione e si fionda verso il compagno, lo consola come un padre fa con il figlio. Trevor lo prende sotto braccio e lo rincuora spiegandogli, probabilmente, che in quel momento così concitato ci stava l’errore. Ebbene, le parole di Lacey sono state davvero lenitive, visto che Zega ha cambiato espressione ed è stato lui a 20 secondi dalla fine ad infilare i due liberi che hanno chiuso definitivamente il match.
Sarò un vecchio romantico, ma trovo sia questa la copertina più bella del successo biancoblu. Quella che la Vanoli ha compiuto contro le V nere è limitativo definirla impresa, perché la squadra di Cavina ha tenuto per tutta la gara una costanza di rendimento (la famosa continuità di cui si parlava nelle scorse settimane) che non ha permesso ai fortissimi Belinelli e soci (12 vittorie su 13 gare ufficiali prima del ko del PalaRadi) di pensare di cavarsela anche stavolta. Era stanca per l’impegno di venerdì in Eurolega, come scrive qualche addetto ai lavori nazionale? Probabile, ma Bologna ha un roster fatto di campionissimi e che vale doppio rispetto alle mortali avversarie. La realtà è che la Vanoli ha un gruppo pazzesco, capace di non subire la pressione per l’altissima caratura dei bolognesi, giocando per tutti i 40’ con una personalità da grande squadra. Non sarà sempre così dolce il caffè, ne siamo consapevoli, ma intanto godiamoci questi ragazzi, a partire da Grant Golden che trasforma in oro tutto quello che gli passa per le mani (8 su 9 al tiro), per passare al piccolo-grande motorino Davide Denegri e al cecchino Nathan Adrian, fino ad arrivare alla classe pura di un immenso Trevor Lacey (14 punti e 9 assist, una sapienza cestistica notevolissima). Un momento: non scordiamo tutti gli altri, la vittoria costruita e più che meritata sulla Virtus porta la firma di tutti i giocatori, così come di staff tecnico e società. Tutti per uno, uno per tutti.
Otto partite di campionato disputate sin qui, cinque vittorie (di cui due in trasferta a Latina e Casale Monferrato), le ultime cinque gare affrontate senza poter schierare – causa infortuni – lo statunitense Tekele Cotton e il giovane rampante Niccolò Giulietti. Tutto ciò con una classifica che vede la squadra orogranata assestata al quarto posto a quota 10 (dietro Trapani a 14 e la coppia Cantù-Torino a 12) in compagnia di Rieti e Treviglio, quest’ultima prossima avversaria da affrontare in trasferta. Totale: un bel ruolino di marcia per una JuVi Ferraroni che, completamente stravolta nel roster rispetto all’annata precedente e con un nuovo allenatore in panchina, sta dimostrando di avere compattezza e grande cuore. Lo si è percepito anche lunedì sera quando la squadra di coach Luca Bechi ha sofferto, e non poco, l’avvio a baionetta innescata dell’Urania Milano, compagine tosta, molto organizzata, da affrontare con i dovuti accorgimenti tecnico-tattici. Pronti via e gli ospiti erano ben presto sul più 14, con una JuVi Ferraroni sembrata in grave difficoltà soprattutto dal punto di vista mentale. Eppure, quando all’interno del gruppo si è sorretti dall’animus pugnandi che da sempre contraddistingue le formazioni juvine, spirito combattivo che mai però si deve dare per scontato, ecco che ben presto è rispuntata quella volontà di combattere tutti insieme, di voler tenacemente uscire da una situazione che si era fatta dannatamente critica.
E così, con Lorenzo Tortù a illuminare la scena e i suoi compagni prontissimi a seguirlo nell’arena, ecco che la gara ha cambiato volto. I giocatori juvini hanno mutato l’espressione del viso, ritrovando compattezza e aggressività, non lasciando più agli avversari la sensazione di poter uscire dal PalaRadi con la posta in palio in tasca. Ma il capolavoro, dopo una parte di gara trascorsa sui binari dell’equilibrio, la Ferraroni’s Band lo ha mandato in scena negli ultimi 5-6 minuti, quelli tradizionalmente decisivi se non hai messo la partita in ghiaccio nei 34-35 precedenti. Quelli in cui esce la classe, l’esperienza, la personalità e la leadership di chi di battaglie come questa ne ha combattute a bizzeffe, vedi la tripla al bacio di Bernardo Musso ma anche la generosità di tutti coloro che coach Luca Bechi ha schierato. Sono stati minuti magici, determinanti visto che l’Urania ha subito il colpo come il pugile costretto alle corde e con l’allenatore nell’angolo che getta la spugna per evitare il definitivo kappao. Una prova da «squadra matura», come orgogliosamente e giustamente l’ha definita l’allenatore livornese.
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