L'ANALISI
01 Novembre 2023 - 08:29
La gioia di Massimo Coda dopo il gol decisivo
C’è sempre qualcuno che la sa più lunga di te. Arrivo allo stadio e ci sono già i fari accesi, penso che spreco con tutto questo sole, magari lo fanno per fare un dispetto alla giovane pasionaria dell’ambiente che sogna un mondo con zero emissioni e, sembra di capire, zero ebrei. E invece si vede che chi aveva deciso di accendere le luci allo Zini sapeva già che questa partita incominciata alle tre col sole alto sarebbe finita a cinque e mezza passate, col buio. Colpa un po’ della Cremo che, per la seconda volta in cinque giorni, per domare il Cittadella detto Citta ha dovuto aspettare l’ultimo sgocciolo di partita (il terzo di recupero venerdì, stavolta addirittura l’ultimo dei supplementari) e il segno dello Zorro venuto dalla panchina, allora Vazquez stavolta Coda. E colpa un po’ anche di questo Citta che ha più vite (più Vita?) di un gatto e di perdere non ne vuole sapere, come quel soldato giapponese che era ancora là nella giungla delle Filippine che aspettava a piè fermo il nemico perché nessuno gli aveva detto che la guerra era finita da trent’anni. Insomma ci è voluta tanta fatica, anzi un po’ Stroppa fatica, ma in cinque giorni la Cremo ha finito per strappare al Citta quello che voleva: tre punti in campionato, il biglietto per l’Olimpico giallorosso in Coppa (titolo provvisorio: Roma Citta aperta).
Doppio due a uno, in tutto duecentoventicinque minuti di battaglia con copione quasi parallelo: primo tempo insulso, nel secondo vantaggio grigiorosso e rimonta granata firmata entrambe le volte da Alessio Vita che era uno che non segnava mai e proprio con noi doveva prendersela, poi Stroppa mette dentro là Vazquez che segna di testa, qua Coda che magari entra per tirare il rigore ma a scanso di equivoci al secondo pallone che tocca infila il diagonale che evita il mal di pancia dei rigori ai tifosi e ulteriori ritardi al palinsesto di Italia Uno. Da notare che subito dopo il vantaggio grigiorosso (Bertolacci triangola in modo delizioso con Ciofani e infila) ancora Daniel aveva provveduto a sfoltire la difesa avversaria facendosi cinturare da Frare, doppio giallo e fa niente se sarebbe stato fallo da rosso per direttissima. Scacco matto in due mosse, penso io. Anche perché per non raddoppiare la Cremo ha dovuto sbagliare una raffica di occasioni, non punterò il dito su nessuno ma… Okesprechi. Essendo stato tenuto in partita dai nostri strabici eroi, il Citta che come detto griderebbe banzai anche davanti a un plotone d’esecuzione ha trovato il modo di costringerci a tirare tardi allo Zini con tutto quello che abbiamo da fare: il giovane Andreas Jungdal supplente di Sarr è stato chiamato a fare l’unica parata della sua partita e l’ha anche fatta piuttosto bene, ma il suddetto Vita ha infilato d’incontro. Però Stroppa, che prima di Cittadella dalla panchina aveva avuto più noie che aiuti, per la seconda volta ha pescato la matta, quella che tante volte ti chiude il buco nella scala che ti serve per ripulire il piatto.
A parte Sernicola che ha disinnescato un pericolo grosso andando a sette centimetri dall’autogol, il primo tempo è stato così noioso che a un certo punto il guardalinee non ha visto un pallone uscito di mezzo metro e poi si è guardato intorno come uno svegliato di soprassalto, e poco dopo si è provato a vivacizzare la situazione facendo giocare le squadre con due palloni, ma nemmeno questo è servito. Stroppa aveva messo in campo zero componenti della formazione iniziale di venerdì, quattro impiegati part-time e per il resto tutti panchinari fissi. E se temeva che qualcuno di questi approfittasse dell’occasione per mettergli in subbuglio le gerarchie, si è presto tranquillizzato. Tuia è un solido difensore ma deve ancora carburare, Bertolacci ha piedi intelligenti ma incedere ancora compassato, gli altri stanno agli ordini senza scalpitare troppo. Ha giustamente riscosso un’ovazione a scena aperta Daniel, autore di quasi tutte le cose belle e importanti capitate finché ha lasciato il posto a Coda.
La cosa più significativa prima della scena madre è stata il ritorno in campo di Luca Valzania che non giocava in grigiorosso da un giorno che non solo per lui non è stato un giorno qualunque, il sei di maggio del ventidue. Ma la scena ha finito per prendersela un’altra volta il Lider Massimo. Un diagonale strisciante e velenoso come un cobra. Al cineforum di via Persico diciannove si proietta Roma Citta aperta, e c’è Coda ai botteghini.
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