L'ANALISI
28 Ottobre 2023 - 08:28
L'esultanza di Franco Vazquez dopo il gol del 2-1
CITADELLA - Hitler era astemio, Dracula era vegetariano. Insomma, nemmeno i più fulgidi esemplari del genere umano sono perfetti. E allora, non sembra esagerato anche a te pretendere la perfezione dalla Cremo? Già è parecchio che se la passi bene in trasferta, quanto a chi aspetta e spera di vincere anche allo Zini ci scusiamo per il prolungarsi dell’attesa, la invitiamo a restare in linea per non perdere la priorità acquisita. Intanto che aspettiamo con pazienza che venga il nostro turno di uscire senza magone dallo stadio di casa nostra, rieccoci nella civettuola Cittadella. Che il suo lato civettuolo lo esaurisce all’interno delle mura, peccato che il suo stadio sia capiTombolato fuori dalla cerchia muraria e per lui non sia rimasto un copeco da investire a scopo estetico. Però, come capita spesso a chi è diversamente bello, questo stadio gode, soprattutto da noi, della fama di essere simpatico. Certo, chi deve seguire la partita dalla curva, che per ragioni misteriose è stata costruita in un’altra provincia, è meglio che non dimentichi a casa il binocolo. Però ne vale la pena, perché qui storicamente la Cremo vince tanto e perde poco, e insomma questo stadio non sembra il posto più sospetto di volerci rovinare anche il curriculum da viaggio.
Al di là della tradizione e di altre baggianate la serata ha le sue brave incognite, perché le trasferte sono il bene rifugio in cui abbiamo investito il gruzzolo di autostima che rimane dopo le scoppole casalinghe che ci becchiamo con non invidiabile regolarità. Guai a dilapidare anche quello, si rischierebbe di scivolare sul serio nella crisi esistenziale. Un tarlo che bucherella anche i legni più duri, pensa che perfino Attila, famigerato re degli Unni, soffriva di crisi d’identità (Unno, nessuno, centomila). Stroppa prova a scuotere la squadra che vede un po’ a sangue tiepido, e tanto per cominciare dà una robusta scrollata alla distinta. In panchina per la prima volta su questi schermi nientedimenoché Franco Vazquez, in adeguata compagnia: Sernicola e Collocolo, per dirne altri due la cui assenza non passa inosservata.
Serenissima intasatissima, arriviamo allo stadio col cuore in gola, ma a essere schietti se anche fossimo arrivati all’intervallo non ci saremmo persi niente. Non solo come gol. La Cremo mena la danza per una ventina di minuti, con Ghiglione che nei primi cinque apparecchia palloni interessanti per Zanimacchia e Buonaiuto che ne approfittano per fare esperimenti di alta balistica. Zani trabocca dalla fascia sinistra, il Citta digrigna i tacchetti e la partita è maschia, chissà se si può dire così anche nel calcio femminile o è discriminatorio. Kastrati viene cercato parecchio ma trovato solo una volta, ma in modo elementare, da Zanimacchia. Il duello si alza di livello al minuto diciotto, una bella quanto rara combinazione fra Okereke e Coda libera Zani, il cui diagonale è murato in uscita dal portiere. I tamburi di guerra grigiorossi tacciono di colpo alla metà del primo tempo, da qui in avanti i nostri diserteranno la metà campo avversaria con la vistosa continuità di uno che smette di colpo di frequentare il solito ristorante perché si è accorto di essere stato fregato sul conto. Il Citta, squadra smaniosa e nodosa, prova a battere questa moneta per compensare la chiara mancanza di classe, con la parziale eccezione di Cassano, trequartista tascabile. Il vento è cambiato, Casta deve mettere un paio di pezze in zona rossa per tenere Sarr lontano dai guai. Però Coda prova a mettere l’accento sull’ultima sillaba del primo tempo, trovando un difensore sulla sua strada.
Come succedeva anche ai tempi dei dischi a 45 giri, il lato B della partita suona meglio. Buonaiuto e Pickel rubano un paio di palloni ma Coda non sfonda, Stroppa si aggrappa alla speranza di trovare la soluzione in panchina. Dentro Sernicola e Vazquez detto El Mudo cioè il muto, e Franco dà subito l’impressione che la panchina gli abbia fatto bene. La partita fin qui mogia e stizzosa come una zitella incomincia a trovare qualche pretendente, a costo di dare spago al contropiede avversario la Cremo adesso spinge, la partita fin qui rimpallosa incomincia ad avere un po’ di senso e naturalmente ce lo mette tutto la Cremo, Vazquez ci prova da fuori, gol, no quasi, avrebbe detto Carosio. Casta disegna un pallone d’oro per Coda, che spreca l’ultima occasione di fare un’altra tacca sul calcio del suo fucile perché Stroppa lo cambia con Tsadjiout.
Buonaiuto va due volte vicino al gol, la Cremo si sta prendendo la partita e sembra averlo fatto al 34’ quando in mischia Ravanelli trova la girata esatta. Ma il vantaggio dura tre minuti proteste e Var compresi, Vita trova la botta del pari. Però adesso la Cremo ci crede, come la Marta della canzone di Vecchioni, e Stroppa la asseconda mettendo Collocolo e Quagliata. E proprio il Quaglia in pieno recupero disegna il cross che Vazquez di testa infila battendo in una volta sola il Cittadella e l’ombra che non lo mollava da quando è arrivato da noi.
Per non essere accusata di fare delle differenze, la Cremo da trasferta continua a suonarle un po’ a tutti, stavolta non è stata una bella partita ma è forte e chiara l’impressione che con il Cittadella giocare belle partite continui a essere impossibile, come da tradizione. L’unico dubbio con cui torniamo a casa è se per Stroppa sia più importante aver preso i tre punti o aver trovato il Vazquez che cercava da tutto questo tempo.
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