L'ANALISI
17 Ottobre 2023 - 05:15
Trevor Lacey della Vanoli
CREMONA - Turno di campionato in viaggio per le due maggiori formazioni cestistiche cremonesi e, sia la Vanoli a Venezia, sia la JuVi Ferraroni a Trapani, hanno dovuto cedere ai padroni di casa al termine però di gare combattute e per nulla facili per chi è comunque uscito dal parquet con la posta in palio in saccoccia. Due prestazioni che non hanno portato fieno in cascina ma che hanno mostrato di che pasta sono fatte le nostre due compagini.
Avviso ai naviganti: oggi sarò impopolare. Lo dico a titolo preventivo per consentire – eventualmente – di passare oltre. Per cui, sia subito chiaro: la Vanoli al Taliercio non ha perso per colpa degli arbitri. A caldo sono stati molti i commenti sui social in tal senso e, è giusto dirlo, la terna arbitrale non sempre ha zufolato a dovere e (qui lo dico e qui lo nego) i sorrisetti paciosi dell'internazionale Mazzoni verso i giocatori lasciano un qual senso di fastidio. Ma, e sottolineo ma, i ragazzi di coach Demis Cavina sono stati, alla fine, causa del proprio male (la sconfitta). La Vanoli ha giocato una gara a rincorrere per buona parte, è partita bene grazie al quintetto iniziale ma poi ha rischiato di affondare nel Canal Grande nel momento in cui il tecnico biancoblu ha messo mano alla panchina. L'impatto dei cambi non è stato propriamente all'altezza, ma poi – strada facendo – le cose sono migliorate e non a caso Trevor Lacey e compagni sono rientrati in partita e hanno anche avuto più azioni a disposizione persino per mettere il muso avanti. Se andiamo ad analizzare gli errori nel momento clou del match, non possiamo, non dobbiamo pensare alla differenza di tiri liberi scagliati dalle due contendenti, bensì ai palloni gettati al vento ad esempio da Wayne McCullough in primis e anche da capitan Andrea Pecchia. Venezia, squadra di marpioni che hanno studiato in Transilvania, ha approfittato degli errori e addentato la giugulare degli ospiti. Finita? Niente affatto, la Vanoli non si è persa d'animo ed è stata in partita sino all'ultimo secondo, peccato per le triple finali di Nat Adrian che non hanno affondato la corazzata lagunare e portato la sfida almeno al supplementare. Alla fine resta, è vero, la sensazione di aver perso un'occasione contro una formazione costruita per raggiungere traguardi più ambiziosi. Ma anche la certezza che la Vanoli ha un ottimo potenziale da sviluppare ulteriormente.
Alzi la mano chi, alla vigilia della trasferta sul campo del Trapani Shark, non ha pensato che la squadra siciliana – protagonista dell'estate per gli acquisti a sensazione - avrebbe fatto un sol boccone della JuVi Ferraroni. Chiamarsi squalo però non basta, sul campo si gioca comunque cinque contro cinque e i budget restano in sede, non avendo peso specifico alla pari della palla a spicchi. La squadra di coach Luca Bechi ha una caratura morale e tecnica superiore alla media, non si fa certo impressionare da questi fattori, ed è scesa sul parquet siciliano ben decisa a dare filo da torcere agli ambiziosi padroni di casa, sostenuti da un tifo infernale. Ad un certo punto, a dispetto della aspettative e per come giocava la JuVi, non molti si sono accorti dell'assenza di due pedine fondamentali come Tekele Cotton (17 punti di media nelle prime tre gare di campionato, mica pizza e fichi) e Niccolò Giulietti. Alla lunga però, la stanchezza si è fatta sentire e, soprattutto, il folletto Lester Medford non ha garantito l'usuale pericolosità, mandando in frantumi gli equilibri in campo dalla parte juvina (ed è la seconda volta, era successo anche all'esordio contro Cantù). Ci hanno provato Bernardo Musso e Daniele Magro, veterani dal cuore enorme e dall'esperienza sopraffina, a trascinare i compagni verso l'impresa, ma purtroppo non è servito.
L'ambiente surriscaldato ha portato poi all'espulsione – decisione arbitrale apparsa assolutamente sproporzionata – di coach Bechi, ma francamente da quanto si è visto era difficile (nelle condizioni generali di cui si è detto) riuscire a strappare il colpaccio da parte della JuVi Ferraroni. Per come ha tenuto comunque il campo, la compagine oroamaranto ha tutto per togliersi più di una soddisfazione; bisogna solo dare il tempo al gruppo di limare certe sbavature e ai più giovani di evitare di incappare in alcune ingenuità. Diamo dunque tempo al tempo, ne vedremo delle belle.
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