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BASKET SERIE A

AJ Pacher apre alla riconferma: «Alla Vanoli subito feeling»

«Nessuno in categoria ha mai ottenuto prima tre titoli in una sola stagione, siamo il top della A2. Ho incontrato la società: farà le valutazioni. Ma sarebbe bello competere anche al piano di sopra»

Alberto Guarneri

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29 Giugno 2023 - 08:23

AJ Pacher apre alla riconferma: «Alla Vanoli subito feeling»

AJ Pacher

CREMONA - A guardarla da fuori, è ovvio che la stagione del triplete biancoblù appaia tutta rose e fiori. Promozione, Supercoppa, Coppa Italia: la Vanoli è stato un asso pigliatutto che agli avversari non ha lasciato nemmeno le briciole. Tuttavia, gli ostacoli non sono mancati. Uno su tutti, il crac di Jalen Cannon a metà gennaio, sfortunatissimo evento senza il quale, molto probabilmente, A.J. Pacher non avrebbe mai vestito i colori vanoliani. Scelto per il talento e l’esperienza nella categoria ma anche per lo spessore umano, A.J. arrivò quasi in punta di piedi, pronto a rimettersi in gioco dopo una poco fortunata prima parte di stagione al piano di sopra con la maglia di Trieste. Il feeling con l’ambiente biancoblù fu immediato, tanto che in brevissimo tempo divenne parte integrante dello spogliatoio e perfetto ingranaggio della spietata macchina guidata da coach Cavina. Presente, concreto, costante. E, come tutta la squadra, con un unico obiettivo. Oggi A.J., il cui italiano migliora sempre più, è felice, grato e con una voglia matta di avere un’altra chanche in Serie A.

Ora è tempo del meritato riposo dopo le tante fatiche. Come si sta godendo le vacanze?
«Mi sto concedendo un breve periodo di riposo completo, poi ricomincerò ad allenarmi. Nello scorso weekend sono stato con la mia famiglia a visitare le Cinque Terre, posti davvero magnifici. Ora, da un paio di giorni, sono tornato a casa mia in Ohio, con mia moglie Abigail e mia figlia Addison. Sarà un’estate tranquilla, da vivere con i miei affetti».

Quella di quest’anno è stata una cavalcata trionfale. Non solo la promozione e il titolo di campioni della Serie A2, ma anche le due Coppe.
«Nessuno ha mai ottenuto prima questi risultati in questa categoria, quindi si può dire che siamo la miglior squadra della storia della Serie A2. Abbiamo vinto tutto ciò che si poteva vincere, perdendo solo una gara su dieci ai playoff, peraltro all’ultimo tiro del supplementare in un palazzetto infuocato come il PalaDozza. Poi lo ‘sweep’ a Forlì, con due vittorie in casa di una squadra che prima della finale aveva vinto 31 partite su 35. Eppure, non parliamo di una stagione semplice: Pecchia è tornato a fine dicembre, Lacey ha avuto i suoi problemi e poi c’è stato l’infortunio di Cannon. Nonostante il valore della squadra, non era affatto scontato riuscire a fare una stagione di questo tipo con tutti questi ostacoli».

Anche per lei non deve essere stato facile arrivare in corsa.
«Non è facile arrivare in una squadra che si allena e gioca insieme da mesi, ma fortunatamente mi sono integrato subito a meraviglia e per questo non posso che essere grato a tutta la Vanoli Family. Ai miei compagni, giocatori e persone speciali. e anche a tutto lo staff. Al presidente Aldo Vanoli, che ha fatto di tutto per far sentire me e la mia famiglia a casa, accogliendo in maniera splendida anche i miei genitori, quando ad aprile mi hanno raggiunto in Italia. È andato tutto a meraviglia, anche grazie a Mauro Saja. Ho nove stagioni da professionista alle spalle e posso dire che è il miglior team manager che abbia mai incontrato. Una persona squisita, disponibile e tempestiva nell’assecondare qualsiasi necessità».

Una serenità che si è vista anche sul campo. Con i suoi compagni si è sviluppata un’intesa perfetta.
«Caroti è un amico da tempo anche fuori dal campo, avevamo già giocato insieme a Reggio Calabria e Treviglio. Conoscevo già anche il capitano, con il quale non avevo mai giocato ma che a Treviglio era di casa, ma con tutti si è sviluppato subito un bel feeling, non solo sul parquet. Ragazzi intelligenti e grandi professionisti, pronti a mettere da parte l’ego e le cifre individuali per remare tutti quanti verso lo stesso obiettivo. Potrei citare tanti episodi, ma per prima mi viene in mente la serie contro Bologna. In gara 1 fui io a giocare bene e portammo a casa la vittoria, stessa cosa successe in gara 2 grazie ai 20 punti di Mobio. Gara 4 fu più una vittoria di squadra mentre in gara 3, nonostante il risultato, fu Denegri a sfiorare il ventello. Non c’era egoismo tra di noi, solo voglia di vincere. Ciò che contava era il risultato e penso si sia visto».

Ora la fatidica domanda: cosa ne sarà del suo futuro? Resterà?
«Ho avuto un primo incontro con la società, che ora giustamente dovrà fare le proprie valutazioni, ma io rimarrei al 100%. Come detto, io e la mia famiglia ci siamo trovati magnificamente. Come squadra, abbiamo fatto la storia della Serie A2 e sarebbe bello poter competere anche in quel piano superiore che ci siamo conquistati».

Dopo sette stagioni in Italia e con il suo italiano fluente, sarebbe un collante perfetto con i nuovi americani.
«Sì, potrei esserlo. Inoltre, a livello personale, credo di poter essere un giocatore da Serie A. Quando ero a Trieste non sono girate bene alcune cose e non ho dimostrato chi sono davvero. Spero di avere un’altra possibilità, magari in maglia Vanoli».

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