L'ANALISI
29 Settembre 2022 - 05:25
Gli avvocati Ada Ficarelli, Giulia Zambelloni, Maria Teresa Pagliari
TORRE DE' PICENARDI - Il suo testamento, l’anziana Franca, classe 1925, lo aveva scritto per tempo e chiuso a chiave nel cassetto della scrivania in salotto. Era lungo e dettagliato. Rimasta vedova e dopo aver pianto anche la morte dell’unico figlio che non si è mai sposato, il suo cospicuo patrimonio 472.007 euro depositati sul conto aperto alla Bpm, più gli investimenti in titoli per 56.909 euro lo aveva suddiviso fra i tre cugini di primo grado, gli eredi: le sorelle gemelle Biancamaria e Aleana Frattini, e don Carlo Bosio. Per sua volontà, 180 mila euro sarebbero andati alla coppia che si sarebbe occupata della sua amata Mila, incrocio di pastore tedesco che, nonostante la stazza, lei chiamava «la mia cagnolina». E poi c’erano i legati al parrocchia e alle suore di Torre de’ Picenardi.
Quando il 27 ottobre del 2019 Franca Lombardi è passata a miglior vita, il testamento non si è più trovato. Non era in casa ed infruttuosa è stata la ricerca eseguita attraverso il Collegio notarile di Cremona. Ma di testamento ne è spuntato un altro: tre righe in tutto, in cui la 95enne già dall’agosto del 2017 affetta da una malattia di degenerazione cognitiva, nominava erede universale Yevheniia, ‘Eugenia’, Slobodyska, 60 anni, la badante ucraina che dal 2014 si occupava di lei. E che, adesso, è sul banco degli imputati per circonvenzione di incapace, accusata in concorso con il marito Aldo Di Marco, 63 anni, siciliano di Paternò, militare in pensione. Marito e moglie abitano a Montichiari (Brescia), lui ieri era in aula, lei no (sono difesi dall’avvocato Luppi di Desenzano).
C’è il processo penale, nel quale i tre cugini si sono costituiti parte civile: don Bosio con l’avvocato Ada Ficarelli, le anziane sorelle Aleana con l’avvocato Giulia Zambelloni e Biancamaria con l’avvocato Maria Teresa Pagliari. E c’è una causa civile in corso, perché il testamento che la badante Eugenia fece pubblicare il 31 ottobre del 2019, quattro giorni dopo la morte dell’ultranovantenne, è stato impugnato.
Natali a Torre de’ Picenardi, negli anni ‘60-‘70 , la signora Franca Lombardi lavorò alla Feltrinelli, poi seguì il marito prima a Torino, quindi a Lecce. Rimasta vedova il 2 novembre del 2009, decise di vendere la casa in Puglia e di tornare a Torre, il paese dove abitano i suoi cugini.
Donna dal «carattere forte», Franca finché, nell’agosto del 2017 la malattia degenerativa cominciò a manifestarsi per poi evolversi sino alla morte nel 2019. Sono gli anni in cui, secondo l’accusa, la badante Eugenia e il marito Aldo l’avrebbero accompagnato in banca a prelevare «somme notevolmente superiori alle esigenze della signora».
Sono gli anni in cui, secondo l’accusa, badante e marito con la carta bancomat della signora Franca avrebbero prelevato altro contante speso in ristoranti, in negozi e centri commerciali del Bresciano, zona «inaccessibile» all’anziana viste le sue condizioni di salute. Storia di 11 mila euro prelevati in tre mesi, tra ottobre e dicembre 2018. E, poi, ci sono 32 mila euro che Eugenia e Marito tentarono di farsi dare in banca. La scusa? «È il regalo di nozze che ci fa la signora», ma in banca alzarono le antenne e non autorizzarono l’operazione.
Dal 2014, Eugenia cominciò a prendersi cura dell’anziana a cui erano molto affezionati. Biancamaria e i cugini lo sapevano. Aleana andava spesso a trovarla. Anche don Carlo con il nipote Pierfrancesco (cugino di secondo grado) le faceva visita almeno tre volte alla settimana e tutte le domeniche per sincerarsi delle sue condizioni di salute e delle sue necessità. Nessuno dei cugini si era mai intromesso nella gestione del patrimonio di Franca anche perché la maggior parte dei pagamenti avvenivano attraverso la domiciliazione bancaria, ad eccezione del compenso alla badante Eugenia e delle spese ordinarie.
Nessuno di loro aveva mai chiesto la delega ad operare sul conto corrente della cugina, né di guardare gli estratti conto o la documentazione fiscale. Non vi era motivo, perché tutti si fidavano della badante. I cugini sapevano che Franca aveva redatto un testamento olografo. Al Pierfrancesco, nipote del sacerdote, lo aveva letto, ad altri parenti aveva anticipato il contenuto a parole. Le sue estati a Torre, l’anziana Franca le trascorreva a giocare a carte nel giardino di casa con le amiche come la signora Nadia.
«Io e la signora Franca ci siamo conosciute 4, 5 anni prima quando è venuta ad abitare a Torre. Giocava a carte, veniva in giardino con la badante Eugenia, poi due anni prima di morire ha cominciato a perdersi, si confondeva, non ricordava certe cose. A carte giocava la sua badante, lei rimaneva seduta lì, ci guardava, leggeva il giornale, non interagiva con noi».
La signora Carmen, classe 1939, era nipote dell’anziana Franca. «Suo marito era mio zio». Carmen abita a Roma. «Quando avevano la casa a Lecce, andavo a trovarli, poi la zia è venuta a vivere a Torre, era un viaggio un po’ lungo, passano gli anni anche per me. A Natale le mandavo un pacco e c’era sempre un pensierino anche per Eugenia, che ho conosciuto. Ci sentivamo per telefono. Franca mi disse che la casa l’avrebbe lasciata a me. Nel 2018, un giorno lo passai con lei. Mi ha riconosciuto, sapeva che ero la nipote, ma aveva delle lacune, non era più lucida. Ci siamo sentite sino ad una settimana prima che morisse, ma ormai diceva cose strampalate».
Lo psichiatra Giampaolo Bonetti, consulente dell’avvocato Pagliari, ha spiegato che «le malattie neuro degenerative sono patologie a lenta evoluzione», ma che nel 2018, «alla luce del carteggio clinico» esaminato, l’ultranovantenne Franca «era facilmente circonvenibile».
Il 27 ottobre del 2019, Franca spirò. Il suo desiderio era che sulla sua tomba ci fosse la statua di un angelo. Quattro giorni dopo la morte, la badante Eugenia cambio la serratura di casa. In aula si tornerò l’8 marzo del 2023.
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