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24 dicembre 1964

Un momento critico

Dopo quattordici votazioni, alla vigilia di Natole, l'Italia è senza Presidente

Annalisa Araldi

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aaraldi@publia.it

24 Dicembre 2018 - 07:00

Un momento critico

I partiti di governo nettamente divisi: Leone 406 voti, Nenni 353 – Il  vicepresidente del Consiglio ringrazia i comunisti di averlo votato - La votazione per il Quirinale può sfociare in una drammatica crisi dì Governo - Le schede bianche superano sempre il centinaio - Amaro, severo commento, del settimanale vaticano sul comportamento degli "elettori" DC

Ci ricorderemo per molto tempo di questo Natale del 1964. E' stato definito un «Natale di congiuntura» per la precaria situazione economica, per il diminuito volume d'affari dei commercianti, per la persistente incognita che sovrasta tutta l'attività imprenditoriale. Un «Natale di congiuntura»  non soltanto per quanto appare allo sguardo (minori luminarie, tumore sfarlo pubblicitario, meno regoli), quanto per una crisi di coscienze che ha visto nel coso dell'anno aspri conflitti sociali, tentativi di aperta ribellione alle regole fondamentali della vita democratica, pesanti ipoteche sul futuro stesso della libertà conquistata a prezzo di tanto sangue.

Ed è purtroppo assai doloroso e dolente il dire che uno specchio di questo fatale sbandamento politico lo si ha proprio guardando all'assemblea di Montecitorio, là ove da nove giorni le Camere riunite per I’elezione del Presidente della Repubblica vanamente cercano un uomo cui affidare le sorti della Nazione al di sopra dei travagli partigiani e delle iatture classiste, al di là delle discordie intestine e degli interessi di parte.

Ecco il limite estremo delle nostre disgrazie civili: poiché se è vero che al fondo dello nostra democrazia sta la inevitabile lotta contro le forze eversive che hanno nel comunismo il funereo stendardo, ebbene quale sciagura peggiore di questa discordia senza fine che tutto potrebbe travolgere, non soltanto la libertà d'Italia quanto persino lo libertà della Chiesa?

E non è senza pena, senza umiliazione, senza disonore che guardando a quanto accade a Montecitorio si vedono uomini pur fregiati della croce di Cristo persistere in un tradimento palese od occulto di queste sacrosante libertà. Uomini da alte cattedre condannati e redarguiti senza successo; le schede bianche contro il candidato ufficiale della DC, per buona parte, sono voti di protesta che provengono da chi, in nome di Cristo, ha ottenuto suffragi elettorali. Quando mai si è visto, in Italia, simile scisma mentre i «nemici di Dio» premono alle porte della cittadella cristiana?

Questo Natale non lo dimenticheremo. Esso riassume tante nostre timorose certezze, tante nostre critiche amare, tante dolenti anticipazioni. Ed ora che sentiamo, accanto alla nostra, la voce autorevole di chi condanna denunciando il tradimento, possiamo dire di non aver taciuto quando era forse conveniente il farlo; noi sappiamo che gran parte dei presenti mali sono proprio il frutto di coloro che ieri votarono il «candidato ribelle» e che oggi si rifugiano nell'ombra usando la scheda bianca: sono essi che vollero la nazionalizzazione dell'energia elettrica, prima causa determinante dello sfiducia che ancora porta alla rovina il Paese; essi che pretesero il ritorno al classismo e quell'esperimento di centro - sinistra inteso come «rottura del sistema»: ecco a che siamo ridotti, più poveri di ieri, meno liberi di ieri.

Non dimenticheremo più questo Natale, così come non possiamo dimenticare un qualsiasi Notale di guerra. Non dimenticheremo la congiuntura sfavorevole dell'economia, ma soprattutto la congiuntura delle coscienze sconcertate, degli animi corrotti, delle ambizioni e delle viltà erette a sistemo politico. Non dimenticheremo i rischi di quest'ora difficile che mostrano il Natale come qualcosa di straniero alla nostra anima, nel vortice di contrasti, di dissensi, di lotte intestine che sono la negazione del messaggio di Betlemme.

Eppure quel canto degli angeli non può essere cancellato e più forte dell'umana nequizia proprio in questa notte santa si ode e si diffonde: per I’Italia che al Natale ha dedicato i più grandi artisti nel corso dei secoli, resta ancoro uno verità capace di far rifiorire le speranze anche se la notte è buia. Ed e proprio con tale certezza che rinnoviamo i propositi della resistenza a tutte le forme di tirannia già impersonificata da Erode; crediamo ancora negli «uomini di buona volontà», da qualunque strada provengano: con essi, sulle barricate o nelle congiure, in Patria o negli esilii, nella vita d’ogni giorno e nelle molteplici esperienze umane, sarà difesa la libertà d Italia in nome di quella Roma «onde Cristo è romano».

FIORINO SOLDI

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