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L'EMERGENZA CARO ENERGIA

Bollette «shock»: Green Oleo costretta a chiudere 10 giorni

La proprietà dell’industria chimica: «Doloroso, ma inevitabile». Ardemagni (Cisl): «Sarà come una valanga»

Stefano Sagrestano

Email:

stefano.sagrestano@gmail.com

04 Settembre 2022 - 05:30

Costi insostenibili: Green Oleo chiude

L'azienda Green Oleo di Cremona

CREMONA - «L’ultima decade di questo mese fermeremo la produzione, non possiamo più sopportare simili bollette. Per ora abbiamo preso questa decisione, anche in accordo con i sindacati, e facendo ricorso alla flessibilità. Navighiamo a vista. Ottobre? non sappiamo quali potranno essere le prospettive». Dalle parole di Beatrice Buzzella, ceo di Green Oleo, una delle più importanti imprese chimiche provinciali, arriva l’ennesima conferma della situazione ormai insostenibile che attanaglia il mondo produttivo, a causa dei costi energetici fuori controllo. L’avvocato cremasco guida l’azienda di famiglia insieme al fratello Francesco, presidente regionale di Confindustria: 75 dipendenti e 80 milioni di fatturato annuo, un core business che si concentra sulla produzione di glicerine e acidi grassi.

Beatrice Buzzella, ceo di Green Oleo

«Siamo un’impresa energivora, non ci fermiamo mai – prosegue l’imprenditrice –: evidente che l’escalation del prezzo del gas per noi rappresenti una mazzata. Produrre in queste condizioni non conviene più». Eloquenti i numeri forniti dal fratello Francesco, intervistato al Tg5. «La nostra bolletta del gas di luglio è stata superiore agli 1,4 milioni di euro. Nel 2019, nello stesso mese, avevamo speso 143 mila euro. Parliamo di un aumento del mille per cento». L’incidenza dei consumi energetici sul fatturato è passata dal 7-8% al 30. «Siamo obbligati a ridurre le giornate lavorative – ha aggiunto il presidente di Confindustria Lombardia – e concentreremo la produzione solo in alcune settimane, una scelta dolorosa, ma necessaria. L’emergenza energetica è nazionale, in termini squisitamente economici è molto peggio del Covid. L’attuale governo agisca subito, non possiamo assolutamente aspettare l’insediamento del nuovo esecutivo, per il quale ci vorranno almeno 60 giorni».

Grande preoccupazione anche tra i sindacati. «Nel solo settore dell’industria, i costi di luce e gas sono passati da 4,5 miliardi di euro nel 2019 a una stima di oltre 40 miliardi per quest’anno – sottolinea Gianni Ardemagni, segretario generale della Femca Csl Asse del Po –: paghiamo l’assenza di politiche energetiche e industriali, la cui responsabilità va indirizzata a quella parte di politica che per anni ha detto sempre no ad ogni possibilità di diversificare le fonti di approvvigionamento. La crisi energetica, non sembra risparmiare nessun settore economico e se non si interviene da subito e in modo incisivo per contrastare l’aumento delle bollette, assisteremo ad una valanga che colpirà il mondo produttivo italiano, con gravi conseguenze occupazionali e sociali per le famiglie». Ardemagni segue con attenzione proprio la situazione alla Green Oleo: «Se non cambieranno le cose, la direzione ha già informato la RSU che si vedrà costretta a lavorare tre settimane e fermare le attività per una settimana almeno al mese, per contenere i costi».

Sembra invece tenere il settore cosmetico, che sta subendo certamente l’incremento della spesa energetica, mediamente del 40/50% rispetto allo stesso periodo del 2021, ma non registra particolari criticità nell’impatto sul lavoro. «La preoccupazione è quella legata alla eventuale decisione del governo, sulla necessità di razionare o peggio interrompere le forniture di gas alle imprese, che creerebbe problemi anche sotto il profilo organizzativo e di evasione degli ordini – conclude Ardemagni –: in ogni caso, la cosmetica è un settore resiliente, molto dinamico e reattivo che riesce a costruire soluzioni gestionali e organizzative, nonché innovative sotto tutti i punti di vista e funzionali alle situazioni. Mi conforta che attualmente in questo settore, ci sono aziende che stanno aumentando addirittura i loro volumi produttivi, con lavoro straordinario al sabato e con questo, incrementando anche l’occupazione. L’unica critica che mi sento di fare ad alcune di queste imprese è di pensare qualche volta anche alla stabilizzazione dei lavoratori somministrati, tenuti in questa forma flessibile anche oltre i cinque anni: sta diventando davvero insopportabile».

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