L'ANALISI
24 Luglio 2022 - 09:05
La trincia in azione
CREMONA - Trinciatura del mais anticipata. Non solo una necessità ma anche un cambiamento metodologico che si sta affermando in tempi recenti. La trincia in azione alla terza settimana di luglio, anziché a cavallo fra la prima e seconda d’agosto, è uno spettacolo inusuale a cui stanno assistendo tanti lombardi ma la spiegazione è più complessa di quanto possa sembrare. Cesare Soldi, presidente di AMI, fa il punto, analizzando cause e conseguenze. «Da una parte la doppia dinamica, l’anticipo generalizzato e la necessità dettata dalla siccità. Dall’altra un calo delle rese e in alcuni casi di qualità. Lo scenario prossimo? Quasi impossibile definirlo con tanto anticipo. Stime approssimative potrebbero attestarsi su cali produttivi del 30-40% e un sicuro aumento consistente dell’importazione di granella di mais».
Sulle soluzioni, ovviamente, nessuno può sfoderare la bacchetta magica, nemmeno i più navigati agricoltori: «Che fare per l’anno a venire? Potenziamento e miglioramento dei bacini a livello degli invasi, varietà maggiormente resistenti allo stress idrico e soprattutto sperare che la siccità estrema, a differenza dell’aumento delle temperature, questo sì costante, sia un fenomeno isolato e non una tendenza».
Nei campi di mais del Cremonese e non soltanto, che il prodotto sia maturo o meno, si comincia a raccogliere il trinciato. E, non sempre, perché lo si vorrebbe. C’è chi un po’ d’acqua l’ha avuta e porterà a casa un prodotto comunque similare se rapportato ad annate classiche e chi è rimasto all’asciutto in preda al sole cocente e, pur di non perdere tutto, salverà il salvabile. Per non parlare della situazione critica per i mais di secondo raccolto. In generale la situazione è per alcuni un disastro, anche per i più fortunati una annata complessa.
«Ci sono due situazioni parallele – chiarisce Soldi –. La trinciatura o i pastoni fatti sui mais precoci e la trinciatura di un prodotto che era in una situazione tale da dover intervenire. Le conseguenze sono spesso una produzione compromessa in termini di qualità e produzione. E ne risentirà anche il mercato: mancando prodotto ci sarà, di conseguenza, necessità in alcuni casi di andare a richiedere trinciato sul mercato sottraendolo spazio alla granella».
Ma la diversificazione ambientale della Pianura Padana porta ovviamente anche a una diversificazione delle singole situazioni, pure diametralmente opposte in alcuni casi: «Ci sono isole felici che hanno potuto beneficiare dell'acqua – continua Soldi – con un comunque relativo calo di resa ma con un prodotto che c'è. Dall'altro lato abbiamo anche perdite totali. Il calo, sommando, è comunque generalizzato».
Presto per fare un bilancio preciso, ma qualche idea dello scenario prossimo c’è già: «Definire quanto questa congiunzione di situazioni critiche sia stata impattante oggi è molto difficile. Potremo parlarne con assoluta certezza statistica solo quando avremo dati su tutto il trinciato, che comunque vanno poi verificati e confermati. Ora come ora, sulla base delle informazioni sommarie che abbiamo potuto raccogliere, le perdite di produzione comunque rischieranno di attestarsi tra il 30 e il 40%. L’importazione per il mercato nazionale della granella - conclude Soldi - quindi, già quadruplicata dal 2000 a oggi con un 47% supererà molto probabilmente quota 50%».
Copyright La Provincia di Cremona © 2012 Tutti i diritti riservati
P.Iva 00111740197 - via delle Industrie, 2 - 26100 Cremona
Testata registrata presso il Tribunale di Cremona n. 469 - 23/02/2012
Server Provider: OVH s.r.l. Capo redattore responsabile: Paolo Gualandris