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Gli Etruschi nella Valle del Po

La colonizzazione, i mercati dei Celti. Gli storici e le testimonianze

Gigi Romani

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17 Febbraio 2014 - 15:51

Gli Etruschi nella Valle del Po
Continua con la terza puntata la carrellata di popoli che hanno abitato-conquistato la Padania. Dopo i Celti e i Liguri, tocca agli Etruschi, popolo ‘misterioso’ se inquadrato nella domanda da dove venivano e chi erano, molto meno misterioso se si accetta la proposta di Massimo Pallottino di considerali una popolazione italica, nel senso che nella nostra penisola svilupparono la loro civiltà tale da essere considerati autoctoni. La presenza etrusca nella Valle del Po, se è certamente inquadrata in altre zone della Lombardia, è di più difficile datazione, visto la scarsità dei reperti, per il Cremonese. Uno dei primi rinvenimenti che lega il territorio con gli Etruschi è la spada ritrovata a Gombito databile attorno all’700 avanti Cristo, arma di tipo ‘Volterra’. Poi alcuni frammenti di ceramica ed elmi trovati nel Po certificherebbero che gli Etruschi si erano attestati da queste parti, forse utilizzando il luogo come stazione di passaggio verso i mercati celtici subalpini. Sta di fatto che ad un certo punto della storia nell’area cremonese tra il Po e l’Adda vivessero Celto-Liguri, Etruschi padani e popolazioni della cultura di Golasecca, i cosiddetti Celti Insubri. I gruppi celti dovettero avere un’azione di contenimento verso ‘tusci’, in grande espansione dall’Italia centrale. Una situazione comunque nebulosa, protostorica, dove, come si diceva prima, solo pochi reperti testimoniano la presenza etrusca. Lo storico Polibio comunqne non ha dubbi: la Pianura Padana era prima abitata dagli Etruschi (Virgilio era alla ricerca dei suoi antenati tusci nel Mantovano, dove le tracce di questo popolo sono ben più certe e abbondanti). Stessa teoria per Diodoro Siculo che afferma: i Galli invasero il paese situato fra l’Appennino e le Alpi e cacciarono gli Etruschi che l’abitavano. E ancora Ammiano Marcellino al tempo di Annibale sostiene che il condottiero cartaginese passa le Alpi e invade il territorio degli Etruschi. 
E ancora attestano la loro presenza Strabone e Plinio il Vecchio. E a fugare ogni dubbio ci pensa Tito Livio quando afferma che Enea arriva in Italia dopo che gli Etruschi avevano già conquistato la Padania e si erano espansi verso la Campania. Strabone spiega che gli Etruschi avevano cercato di cacciare i ‘barbari del Po’ ma vengono sconfitti e solo i rinforzi degli Umbri permettono la conquista. Ma perché un popolo dell’Italia centrale, che con la Confederazione delle 12 città era signora già di mezza Italia arriva nella ‘barbara’ fredda e nebbiosa Padania? La risposta è semplice ed antica: lo spinge il mercato. Gli Etruschi erano arrivati ad un grado di civiltà molto elevata dal punto di vista di produzioni di beni, erano famose soprattutto le armi, le ceramiche e i gioielli in bronzo. A ridosso del Po e delle Alpi vivevano popoli ancora arretrati tecnologicamente, e dunque la produzione di questo genere di oggetti era di difficile realizzazione, la quantità e la qualità erano molto limitate. Per cui per i tusci, o i Rasenna, cone si chiamavano loro stessi, la Pianura Padana divenne un grande mercato (che continuò probabilmente anche dopo l’arrivo dei romani considerati i ritrovamenti di ceramica nera tipica etrusca). Ma non solo, anche l’agricoltura ebbe un fortissimo impulso. «Dato il notevole valore di scambio di merci importate, è evidente che l’entità dei prodotti agricoli esportati dovesse essere molto rilevante. Se ne deve dedurre che il surplus alimentare prodotto e quindi il tipo di strutture e il livello tecnologico dell’agricoltura etrusca padana fossero in complesso elevati» scriveva qualche anno fa Gaetano Forni. In effetti questo popolo importò nella pianura tecniche agricole fino ad allora sconosciute, compreso l’allevamento di bovini solo per il lavoro agricolo. Inoltre i contadini etruschi sembra abbiano introdotto la rotazione triennale delle coltivazioni. Coltivazioni che erano distribuite su terreni divisi e assegnati dagli agrimensori (non siamo ancora, naturalmente, alla centuriazione romana). Di solito i campi erano vicini a piccoli villaggi. Un popolo che dunque dà una forte spinta alla civilizzazione dell’area, ma non fanno in tempo a radicarsi: all’orizzonte ci sono le legioni di Roma.
Fulvio Stumpo

La curiosità
Uno dei primi studiosi della civiltà etrusca fu l’imperatore Claudio, che analizzò, uno dei primi, la questione della provenienza di questo popolo. Per secoli poi gli storici si accapigliarono per stabilirne l’origine. La più accreditata comunque sembra essere quella dell’arrivo dall’oriente, probabilmente uno dei popoli del mare, che si irradiarono nel Mediterraneo sul finire dell’età del bronzo. Erano simili dunque ai Sardana, ai Siculi, ai Philistei (come sembra indicare un’antica iscrizione egizia). Loro stessi si chiamarono Rasna o Rasenna e dovrebbero essere i Tirreni. Ma non manca neppure la teoria ‘italica’, vale a dire che questo popolo possa essere autoctono, discendente della cultura villanoviana. Altro mistero riguarda la lingua. Gli studiosi hanno intravisto nella sua struttura almeno una decina di origni: greca, mediorentale, causasica, e altro.
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