L'ANALISI
04 Febbraio 2015 - 18:23
Antonio Dikele Distefano
CREMA - E' una serata rigorosamente under 25 quella che il Caffé Letterario ha organizzato per la sera di lunedì 9 febbraio al teatro San Domenico: tutti giovanissimi i protagonisti. L'autore: Antonio Dikele Distefano, 23enne self publisher diventato tanto famoso che il suo libro 'Fuori piove, dentro pure, passo a prenderti?', dopo aver conquistato il popolo del giovanissimi lettori, viene ora pubblicato da Mondadori. L'intervistatore: Giorgio Ghiotti, romano 21enne, finalista al Campiello Giovani nel 2011 e nel 2012, autore del fortunato libro 'Dio giocava a pallone' (Nottetempo) e presidente della giuria del V concorso letterario Nutrire il corpo, nutrire l'anima' indetto dal Franco Agostino Teatro Festival in collaborazione con il Comitato Soci Coop di Crema e dello stesso Caffé Letterario. I finalisti del concorso letterario del quale durante la serata verranno decretati i vincitori: per la sezione Under 14 Rosa Fiorentini con il racconto 'Nutrirsi di sogni, nutrirsi di vita', Andrea Sangiovanni con 'Tre corpi che nutrirono l'anima' e Jacopo Semenzato con 'La vita non è una guerra; per la sezione 'Scrittori in erba (delle scuole medie superiori) Alessia Galimberti con 'Africa', Michele Maestroni con 'C6: la mensa dei maggiori cibi della Terra', Leonardo Provana con 'La cucina dell誕nima' e Melania Vecchi con 'L段ncontro di Pommy con A'. La coordinatrice della serata: Valentina Cipriani, 23enne volontaria del Fatf.
Anche questa serata può andare in scena grazie al contributo delle aziende che sostengono l'attività del Caffé Letterario di Crema, che sono: Formazienda, il Fondo paritetico interprofessionale per la formazione continua, Fondazione Popolare di Crema per il territorio, Banca Cremasca, Fapes di Sergnano, Comitato Soci della Coop di Crema, libreria Il Viaggiatore curioso di Crema, Icas di Crema e il quotidiano 'La Provincia di Cremona e Crema'.
'Fuori pove, dentro pure, passo a prenderti?' arriva in questi giorni nelle librerie e quella di Crema è la prima presentazione in assoluto. Antonio Dikele Distefano, non è un immigrato, come tiene a sottolineare, anche se la sua pelle è di colore scuro. Non ha mai visto quell’Africa da cui provengono i suoi genitori, non ha mai osservato la savana, se non sui libri. Il romanzo, che come si è detto è nato come autoprodotto, è stato campione di vendite online e poi ha conquistato di diritto un posto in tutte le librerie italiane grazie a Mondadori, in prima battuta potrebbe essere definito una storia d’amore condita di razzismo, ma c’è molto di più tra le pagine: ci sono spunti e riflessioni sui temi della vita, visti da un giovane. «E' un libro di 192 pagine che parla di me, di mia madre , mio padre, i vecchi amori e di quanto amo la pioggia», scrive l'autore. E' ironico: «M’innamorai di lei perché una sera mi sorrise, standoci assieme mi accorsi che sorrideva a tutti». E' profondo: «Credo che i colori li abbiano inventati per rendere più vivace il mondo, non per differenziare le persone. Papà con tono scherzoso diceva: 'Ognuno di noi è un patrimonio etnico. Siamo testimoni di un cambiamento. Anche grazie a noi, l’Italia diverrà un paese multiculturale'. Non potevo dargli torto. Noi eravamo la prima famiglia di neri del quartiere, io ero l’unico bambino nero della classe, papà l’unico della sua ditta e probabilmente il primo. Eravamo unici, ma per me quello era uno svantaggio.
E ancora: «Da bambino non capivo il termine 'sporco negro'. Mi lavavo tutte le sere prima di dormire, mamma era esigente su tre punti: scuola, igiene, non provare a fumare o a bere alcolici. Per il terzo punto mi chiese pure di fare una promessa, che tutt’ora è intatta. 'Se no ti ammazzo', mi diceva sempre. Non bisognava sgarrare. 'Antonio vatti a lavare'. 'Ti sei lavato i denti? Hai lavato pure la lingua vero?', 'Smettila di sporcare lo specchio quando ti lavi i denti! Hai cambiato i calzini?' Un sergente di ferro, a volte una vera e propria tortura. Avessi avuto, a quel tempo, la testa che ho oggi, se qualcuno mi avesse dato dello 'sporco negro', avrei risposto: “Guarda, chiamami come vuoi, puoi chiamarmi pure Gianduiotto se ti fa piacere, però non utilizzare ‘sporco’ prima di nessun nomignolo perché se poi mia mamma ti sente mi mena».
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