L'ANALISI
A CREMONA STORIE DI LIUTERIA. IL VIDEO
03 Dicembre 2024 - 05:25
CREMONA - «Un attimo, che mi tolgo il grembiule».
È un grembiule da liutaio, quello che ripone Alessandro Menta, classe 1981. E si siede al piano. Si tira indietro i capelli e sfiora la tastiera. Le sue mani, che prima piallavano una tavola grezza per trasformarla in fondo di violino, ora danzano suoi tasti bianchi e neri. Eccolo, il liutaio pianista. Esegue 'Hope', il suo ultimo brano musicale, disponibile sulle piattaforme online.
«È il regalo che mi sono fatto per il mio ventennale di attività — racconta —. La musica è sempre stata la mia passione, ma non ho avuto il coraggio di iscrivermi al Conservatorio. Poi avevo qualche abilità manuale e allora il gioco è stato semplice: mi sono iscritto a liuteria», racconta al termine della sua esecuzione, un brano di delicata armonia, per piano solo.
Assicura di non essere mai stato tentato dal violino: «Troppo difficile: i violini mi piace costruirli. Suonare è un’altra cosa. Io sono musicista d’istinto: mi metto alla tastiera e suono, compongo, mi ricordo quello che suono. È tutto qui: solo un gioco, una passione».
Non è certo un gioco, invece, la professione.
«Sono iscritto dal 2004 alla Camera di Commercio, mi sono diplomato nel 2000 presso la scuola di liuteria, indicatami da mia madre che sapeva che mi piaceva lavorare con le mani — racconta —. Sono stato allievo di Wanna Zambelli e Massimo Negroni, poi ho fatto esperienza nella bottega di Nicola Lazzari per circa otto anni. Determinante è stata l’esperienza con Gio Batta e Simeone Morassi. Tutte esperienze con maestri a cui devo la mia formazione e il mio modo di costruire violini».
E alla richiesta di vedere uno dei suoi strumenti, Menta sorride: «Non ne ho: sono appena tornato dal Giappone e li ho venduti tutti — spiega —. L’esperienza giapponese è importante e la condivido con Hideaki Kotera, mio allievo e che lavora in bottega con me. Il mercato giapponese e quello asiatico è il mercato di riferimento. Cina, Corea e Taiwan, insieme al Giappone, sono i Paesi che con maggiore interesse guardano alla nostra liuteria».
E Menta non sembra spaventato dal colosso cinese: «Ciò che piace dei nostri strumenti è l’attenzione alla forma, ma anche l’aspetto acustico assume sempre più rilevanza — racconta —. Su questi due aspetti cerco di concentrare il mio modo di fare liuteria. Credo che per vincere la concorrenza dei grandi colossi, sia necessario puntare sulla credibilità del nostro saper fare, sull’artigianalità e sulla maniacale attenzione agli aspetti acustici. Oltre che, naturalmente, anche sull’estetica. È solo tenendo caro il buon nome dei maestri che ci hanno preceduto che possiamo vincere le sfide globali».
E mentre dice ciò torna alla tastiera del pianoforte per concedersi la possibilità di coniugare il saper fare violini con il fascino intangibile della musica.
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