L'ANALISI
01 Ottobre 2023 - 11:20
Gli scavi di Bedriacum visti dall’alto
CALVATONE - Tra gli scavi annuali, gli studi e i progetti in corso, Bedriacum, la ‘Calvatone romana’, continua a riservare delle sorprese di notevole interesse. È emerso anche venerdì sera in biblioteca, quando Lorenzo Zamboni, il docente dell’Università degli Studi di Milano responsabile delle campagne di scavo, ha fatto un aggiornamento sulle ultime novità emerse. Tra gli aspetti di rilievo, figurano ad esempio i rinvenimenti e i progetti annunciati al termine della serata: «All’Archivio di Stato di Roma c’è una serie di documenti che riguardano Bedriacum». Si parla di una quantità notevole di «fogli scritti a mano, risalenti all’Ottocento, con la descrizione degli scavi da parte degli appassionati locali». Sono i primi rapporti sul ‘sito’ di cui vi sia traccia, con una impronta descrittiva. «Ma ne abbiamo trovati anche a Como», ha detto Zamboni, preannunciando che quei documenti saranno analizzati a fondo e aggiungendo, peraltro, che molti oggetti di Bedriacum, di cui probabilmente si parla anche in quelle carte, sono sparsi in diversi musei. E chissà dove altrove, «perché un tempo non esisteva il concetto di proprietà pubblica».
All’inizio della serata il sindaco Valeria Patelli ha fatto una sottolineatura del «lavoro incessante» che è stato portato avanti nel tempo con la collaborazione da parte di vari enti. Non a caso erano presenti il presidente del Parco Oglio Sud, Alessandro Bignotti, e il presidente del Gal Oglio Po, Domenico Maschi, a testimoniare «un percorso di territorio su Bedriacum». Zamboni, affiancato dagli archeologi Gioia Zenoni e Stefano Nava, ha ricordato che «la prima novità è che tre Università stanno lavorando insieme»: oltre a quella di Milano, quella di Pavia e lo Iulm del capoluogo lombardo. Inoltre gli studiosi stanno lavorando insieme al Centre national de la recherche scientifique di Parigi «per le prospezioni geofisiche», sostanzialmente le ‘esplorazioni’ del sottosuolo.
«Quest’anno – ha continuato Zamboni – abbiamo scavato tra metà maggio e metà giugno, con un clima non favorevole. Negli ultimi due anni abbiamo effettuato ricerche nel settore nord, già indagato da Mario Mirabella Roberti tra il 1957 e il 1961. Se allora era stata da lui indicata la scoperta di una ‘via porticata’, nel 1994-1995 si parlò di edifici di servizio e nel 2022 noi abbiamo confermato che esiste all’interno di una duna sabbiosa una struttura seminterrata, probabilmente un’area di stoccaggio legata alla presenza della via Postumia, con dimensioni notevoli, essendo larga cinque metri e lunga una cinquantina. Il fondo è in cementizio a base fittile e c’è un muro di contenimento sul lato sud-est. La presenza di basi di pilastri ha probabilmente tratto in inganno inizialmente. Quest’anno abbiamo aperto altri settori a nord: il primo ha restituito poche evidenze, il tre invece molte di più, tra cui una rampa di discesa al magazzino. Forse la pendenza era utile per far rotolare delle botti, ma non lo sappiamo con certezza. Nel settore due abbiamo trovato una strana struttura circolare che inizialmente pensavamo fosse un pozzo, ma pare improbabile». La struttura è di difficile datazione perché, come ha poi sottolineato anche Nava, è stata continuamente ristrutturata nel corso dei secoli. Forse è stata usata sino alla fine dell’Impero. Conteneva lotti di ceramiche negli anni ‘50, si parla di centinaia di vasi, e suppellettili in bronzo. Reperti di cui è impossibile ricostruire l’attuale collocazione.
Tante le domande che cercano ancora una risposta. «Che tipo di città era Bedriacum? Che densità abitativa aveva? Le aree aperte erano coltivate? Era frutto di un progetto unitario o frutto di più progetti successivi? La superficie insediativa – ha detto Zamboni - era di 13 ettari, ma forse si può arrivare anche a 20 con più aree off-site (zone circostanti al sito oggetto di indagine, nda). I quartieri avevano tre orientamenti diversi. Come diversi erano gli assi di percorrenza da cui era interessata la città: il fiume Oglio, la via Postumia, la via Vitelliana che collegava il porto di Brescello». A proposito della Postumia, resta il mistero sul suo tracciato all’altezza di Bedriacum. Essendo realizzata in ghiaia e battuto di terra, «non è da escludere che decenni fa sia stata asportata da lavori agricoli». Zamboni ha infine annunciato l’imminente pubblicazione di un volume curato anche dalla compianta professoressa Maria Teresa Grassi, già direttrice degli scavi, sul quartiere degli artigiani, con una ‘messe’ di informazioni importanti, e l’assegnazione di fondi per due programmi di ricerca.
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