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UNO SGUARDO SULL'OTTOCENTO

Passeggiando per Cremona. In viaggio al tempo di Vertua

Al Museo Diocesano una selezione di dipinti e vedute curata da Poltronieri: curiosità e inediti di come eravamo

Mariagrazia Teschi

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mteschi@laprovinciacr.it

17 Settembre 2023 - 10:25

Passeggiando per Cremona. In viaggio al  tempo di Vertua

Stefano Macconi, Antonio Napolioni, Gian Domenico Auricchio, Raffaella Poltronieri, Pietro Quattriglia Venneri, don Gianluca Gaiardi e Enrico Perni

CREMONA - Non ha frequentato né scuole né accademie d’arte, ancora 18 enne figura come «giovane di negozio» nella bottega di formaggi dei nonni, in corso Pietro Vacchelli. Il papà vendeva cappelli (poi lo si troverà suonatore di cembalo al teatro della Concordia, il Ponchielli di oggi), la mamma il tabacco, un cugino faceva il parrucchiere. Eppure il pittore cremonese Felice Giuseppe Vertua, protagonista della bella mostra inaugurata ieri mattina al Museo Diocesano con la curatela di Raffaella Poltronieri, inizialmente da autodidatta, successivamente grazie all’aiuto e all’ispirazione di amici pittori, su tutti il paesaggista veronese Giuseppe Canella ma anche Giuseppe Gorra, Pietro Ronzoni e Massimo D’Azeglio, riuscì ad intessere relazioni significative con le più importanti e influenti famiglie cremonesi dell’epoca, a cominciare dai marchesi Trecchi e dai Manna e pure con Giuseppe Verdi, che frequentava abitualmente il mercato e le botteghe e non disdegnava gli inviti a palazzo.

Veduta delle absidi della chiesa di Santa Lucia. In mostra una versione inedita

Di quegli anni, tra il 1820 e il 1862, quando l’enterite tifoidea lo uccise a 42 anni compiuti da poco, Vertua ha lasciato spettacolari vedute della città, suggestivi scorci e scenografici paesaggi d’invenzione: uno sguardo d’assieme — storico, architettonico, sociale — che riflette, come in uno specchio, l’immagine di una Cremona festaiola, gioiosa, giocosa, allegra a metà dell’Ottocento. Una mostra che unisce il valore documentario delle opere all’atmosfera magica di cui sono permeate. Del pittore si conoscono 34 opere fra collezioni pubbliche e private, Poltronieri ne ha selezionate 19 (alcune in prestito dal Museo civico, altre da privati con cinque inediti) con un percorso espositivo cronologico che parte dai dipinti di formazione (1841) di piccolo formato, per giungere alla grande tela della Villa Manna a Grumone, restaurata per l’occasione da Enrico Perni, chiusura ideale della mostra e frutto di una ormai consolidata e riconosciuta maturità artistica perfezionata nel tempo senza mai muoversi dalla città, come ha ricordato la curatrice nell’intervento introduttivo alla mostra, neppure per dipingere le sue famose vedute di lago e montagna.

Particolare della veduta di Pontevico da villa Manna a Grumone, collezione privata. Sotto, le vedute delle chiese di san Domenico (ora demolita) e sant’Omobono 

Gli erano sufficienti gli scorci del Morbasco, luogo di svago e pesca, un tramonto o un temporale, la maestosità del Torrazzo e la sinfonia dei campanili, la campagna rigogliosa e il duro lavori dei contadini, i signorotti a passeggio, i nobili agghindati a festa, una processione, una santella votiva (come la celeberrima la veduta con San Rocco), le chiese. C’è in esposizione un inedito di Santa Lucia, seconda versione di quella più nota del 1858: del resto al pittore i bastava affacciarsi dai finestroni di palazzo Manna dove aveva l’atelier per assistere allo spettacolo della quotidianità. Tutte cittadine anche le fonti storiche, dopo l’Archivio di Stato quelli parrocchiali di Sant’Agata dove era nato e cresciuto, Sant’Agostino e l’archivio Manna.

Il tondo con La pazzia di Orlando, collezione privata

Questa è la prima monografica dedicata al pittore vedutista (accompagnata da un catalogo edito da Delmiglio, prefazione di Gian Domenico Auricchio). Per presentarla ieri al Diocesano si sono ritrovati don Gianluca Gaiardi e Stefano Macconi, Gian Domenico Auricchio per la Camera di Commercio e il gallerista Pietro Quattriglia Venneri, entrambi «preziosi» collaboratori, l’assessore alla Cultura del Comune Luca Burgazzi. Scrive Poltronieri nell’introduzione: «Nelle opere di Vertua, ogni cremonese riconosce le strade in cui cammina da sempre, e il forestiero ritrova il grande fascino che lo ha condotto nella nostra terra». 

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