L'ANALISI
10 Luglio 2023 - 09:36
PIEVE SAN GIACOMO - Potrebbe trattarsi della pavimentazione di una villa patrizia, sulla quale, come alcuni storici affermano, è stata costruita la chiesa parrocchiale. Ma quale significato dare, allora, al cunicolo sottostante il pavimento musivo con la base allineata al livello del basamento delle colonne dove sono stati trovati i resti di sepolture di religiosi?
Solo il completo recupero del tesoro sepolto ancora oggi sotto un tavolato provvisorio riuscirà a raccontare la storia e ricostruirne le vicende.
Nemmeno trent’anni fa alcuni privati si erano offerti di finanziare l’operazione, ma dopo progetti, preventivi, nulla-osta, divieti, ripensamenti, non se ne è fatto nulla. Destino che rimanesse dov’era. Per tenere viva almeno l’attenzione, intanto, domani sera alle 21, Dante Fazzi ne parlerà nel giardino del Municipio, a 60 anni esatti dal ritrovamento.
Una credenza popolare, tramandata per secoli, sosteneva l’esistenza di un antico pavimento sotto l’attuale, ve ne è cenno nelle note riportate in una visita pastorale del 1935 (e ancora prima nel volume Der Mosaikboden in St. Gereon zu Cöln del 1873). Il primo scavo, era il 1963, diede i frutti sperati. Il pavimento musivo si estende, nella navata centrale, per 18,40 metri di lunghezza e 6 metri di larghezza e appoggia su l’antico litostrato formato da sassi e sabbia. Le tessere hanno hanno forma quadrata e dimensioni variabili (dai 10 ai 14 centimetri di lato).
Alcune, specialmente quelle di colore nero, sono leggermente più grosse ed allungate. La maggior parte sono di colore bianco e nero in varie tonalità, altre sono rosa. Il mosaico pavimentale è sostanzialmente formato da due grandi pannelli incorniciati da fasce decorative nei quali sono disposti vari elementi, con uno schema di tipo geometrico.
Non c’è traccia di elementi religiosi. Nel primo pannello quattro losanghe si intersecano formando una croce greca e racchiudono, nelle campiture, figure di animali: cinghiale, cane, cervo, grifone. Negli spazi triangolari ai margini dei riquadri un cerbiatto, un capriolo e alcuni pavoni. Nel secondo pannello, nell’ordine, una mucca, un pastore, un toro. Fiori, foglie, rami e motivi geometrici completano la composizione ornamentale.
L’autore è ignoto. Sulla base del raffronto con altri mosaici di periodi più o meno vicini, si ritiene di qualificarlo come ‘matildico’, riferito cioè a Matilde di Canossa. Potrebbe risalire agli inizi del 1200. Anche questa ipotesi potrebbe essere la nuova tessera di un ben più ampio mosaico di informazioni che solo il recupero sarà il grado di raccontare. Negli anni, però, la speranza di vederlo riportato alla luce, restaurato e studiato è sempre caduta nel vuoto.
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