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MUSICA A CREMONA

Monteverdi Festival, la sacra meraviglia barocca

Il gran finale alla direzione di un concerto sublime: successo trionfale e tripudio di applausi a Sant’Agostino

Giulio Solzi Gaboardi

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26 Giugno 2023 - 08:09

Monteverdi Festival, la sacra meraviglia barocca

CREMONA - La quarantesima edizione del Monteverdi Festival si è conclusa con un successo trionfale e un tripudio di applausi in una chiesa di Sant’Agostino da tutto esaurito. Ieri sera, il gran finale del festival è stato affidato a sir John Eliot Gardiner, musicista che non ha certo bisogno di presentazione e che, in oltre sessant’anni di una carriera stellare, si è affermato come uno dei massimi interpreti del repertorio barocco e, in particolare, monteverdiano, tanto da valergli la cittadinanza onoraria di Cremona, conferitagli ieri mattina con una cerimonia in Comune.

Con lui, a far risuonare ancora una volta - l’ultima per questa edizione del Festival - le mura della splendida chiesa cremonese, il Monteverdi Choir e gli English Baroque Soloists, entrambe sue creature. Il programma della serata ben si confà alla superlativa location (come direbbero i connazionali di Gardiner): esso è, infatti, tutto dedicato alla produzione sacra del Monteverdi veneziano, con brani dalla Selva morale e spirituale, edita nel 1641, e dalla Messa a quattro voci et salmi. La Selva è la summa dell’opera sacra di Monteverdi nei suoi trent’anni di permanenza a Venezia, dove il compositore cremonese fu non solo più prolifico, ma anche nettamente più amato e valorizzato (rispetto, ad esempio, alla corte mantovana).

Dalla preziosa antologia sacra sono stati eseguiti ‘Dixit Dominus II’, ‘O ciechi il tanto affaticar che giova?’, ‘Pianto della Madonna sopra il Lamento d’Arianna’ e ‘Beatus vir I’. L’esecuzione del Monteverdi Choir è da subito brillantissima, avvolgente e travolgente. Un suono stupendo e caldo, potentissimo, espresso nella perfetta armonia delle parti. E la pronuncia del latino è pulitissima e non trascende nel maccheronico-germanico, come spesso accade nei cori nord europei e specialmente albionici. Tra i momenti più toccanti, il ‘Pianto della Madonna’, eseguito semi-scenicamente da due soliste, una su un inginocchiatoio e l’altra sul pulpito.

I Soloists, dal canto loro, suonano vivacemente e con precisione stupefacente. Così, anche i brani dalla Messa (‘Nisi Dominus II’, ‘O quam pulchra es, anima mea’, ‘Adoramus te, Christe’ e la ‘Messa n.1 in sol minore a 4 voci da cappella’) vengono eseguiti con un’energia e una passione commovente. Gli occhi degli artisti seguono tutti sguardo e mani di Gardiner, che, demiurgo divino, si fa garante di unità, armonia e soavità. Con la bocca mima ogni parola del testo sacro, la gusta ancora prima della sua emissione, la conosce come i palmi delle sue mani, quelle mani capaci, con un solo cenno, di tessere la meraviglia monteverdiana (Cremona ha fatto un grande acquisto).


Un concerto a dir poco celestiale, sublime. Un vero e proprio ponte che collega al paradiso, dove sicuramente il divin Claudio allieta le schiere angeliche con la sua musica immortale. Accoglienza più che calorosa, direi bollente, con un pubblico che si estendeva per le tre navate di Sant’Agostino, dall’altare, fino ai portoni d’ingresso. Applausi scroscianti e due standing ovation per un concerto da pelle d’oca, che emoziona tutti, credenti e non, dalla prima all’ultima parola santa, dalla prima all’ultima nota santissima. Bis profano, con il meraviglioso coro ‘Giove pietoso’ dal quinto atto dell’Ulisse.

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