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IL PREMIO

Biennale Teatro 2023, Leone d'oro oltre le sbarre

Premiato l'attore-carcerato Armando Punzo per la sua attività all’interno del carcere di Volterra

Nicola Arrigoni

Email:

narrigoni@laprovinciacr.it

20 Giugno 2023 - 11:48

Biennale Teatro 2023, Leone d'oro oltre le sbarre

VENEZIA - Hanno le scarpe nuovissime, che luccicano: in carcere le scarpe non servono. È questo quasi l’unico segno distintivo — se così si può dire — che balza all’occhio e fa ‘individuare’ gli attori/detenuti di Armando Punzo sulla terrazza di Palazzo Giustinian dopo la cerimonia che ha premiato i vincitori del Leone d’Oro e d’Argento. Sono una grande comunità, una famiglia e ad un certo punto uno degli attori-carcerati dice: «Armando ci chiama».

E questo richiamo ha qualcosa di irresistibile. Punzo è da 35 anni il mago che nel carcere di Volterra ha creato una realtà unica: la Compagnia della Fortezza. La Biennale Teatro 2023 — in corso in questi giorni a Venezia — ha voluto premiare Punzo e il suo teatro che apre i confini della mente e del cuore, che sa guardare oltre e ci chiede di interrogare l’autentico che è in noi, lo sguardo che sorride dell’altro e in esso perdersi. Ed è quanto accade in Naturae, abbacinante e splendente spettacolo visivo e poetico della Compagnia della Fortezza che ha aperto la Biennale, in cui Punzo è Prospero, è colui che ci regala la possibilità di visioni antiche e nuove che sono respiro di pura poesia.

E nella motivazione del Leone d’Oro, letta dai direttori artistici Stefano Ricci e Gianni Forte c’è la fede nel teatro che trasforma: «In un Paese che ha difficoltà a fare i conti con i diritti umani, dove Fratellanza Amore Solidarietà si sbriciolano come pastafrolla, Armando Punzo – nel tentativo di comunicare, mediante l’isolamento artistico e geografico, il carcere e i suoi confini, spinto dalla necessità di affermare una propria originale identità d’autore lontana dalla frizione delle mode, in assenza di libertà, senza alcuna genuflessione al potere ed erigendo ponti a strapiombo sul prosaico mondo borghese – si avventura in territori in perpetua torsione da tutto il resto, forza le barriere, frantuma gli assiomi e da sapiente orafo dei linguaggi, attraverso il Teatro, comincia a setacciarli per filtrare un nuovo uomo che, divenuto rigogliosa mietitura, si rialza con sfida e coraggio nelle ginocchia, imponendosi daccapo alla realtà».

E in questo passaggio c’è l’impegno della Biennale nel frequentare il pensiero sulla contemporaneità, impegno ribadito anche nell’assegnazione del Leone d’Argento a i giovani di FC Bergman che flirtano con i limiti del fattibile e raggiungono una misteriosa dimensione, «dando origine così a commoventi odissee che si metamorfizzano in tragicomiche disavventure».

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