L'ANALISI
PORTE APERTE FESTIVAL
10 Giugno 2023 - 08:43
Nicola Arrigoni intervista Carlo Cottarelli
CREMONA - Le criptovalute, l'inflazione, la crescita abnorme della finanza rispetto all’economia reale e il rischio della ripetizione della crisi del 2008, e poi la globalizzazione e il mistero del perché tutta questa innovazione tecnologica ci fa lavorare in realtà più di prima. Senza dimenticare il sogno secondo cui tagliando le tasse ai ricchi starebbero meglio tutti, o l’abbaglio di altri miraggi come quello della crescita infinita. Eccoli gli argomenti del nuovo libro di Carlo Cottarelli, ex direttore del dipartimento Affari Fiscali del Fondo Monetario Internazionale, ex parlamentare del Pd poco in sintonia con la nuova linea di Elly Schlein. ‘Chimere - Sogni e fallimenti dell’economia’ (Feltrinelli) è stato presentato ieri dall’economista cremonese, intervistato dal giornalista del quotidiano La Provincia Nicola Arrigoni.
Una chiacchierata a ruota libera con qualche deviazione locale: «Il modello delle banche centrali indipendenti rimane valido - spiega Cottarelli -. Siamo stati così abituati dalla ‘mamma’ BCE ad avere tutti i giorni caramelle che oggi, oggi che di caramelle ne abbiamo meno, la BCE sembra una madre cattiva. Avevamo l’illusione che i tassi di interesse potessero rimanere bassi, ma questa è un’anomalia. Oggi la BCE aumenta i tassi e credo sia necessario farlo, l’importante è che non esageri arrivando all’opposto: cioè che non distribuisca abbastanza caramelle».
Impossibile non parlare di tecnologia, che dopo la rivoluzione introdotta da internet oggi vede una nuova e traumatica alba con l’introduzione massiccia delle intelligenze artificiali: «Progresso tecnologico non c’è dubbio che ci sia - riflette, spiazzando il pubblico che non abbandona cortile Federico II nonostante qualche goccia di pioggia -, ma il punto fondamentale è che questo progresso, quello che stiamo vedendo negli ultimi trent’anni, è molto più debole di quello occorso un secolo fa. Le tecnologie introdotte fra diciannovesimo e ventesimo secolo sconvolsero completamente la vita delle persone. Pensiamo all’elettricità, alla chimica, alla scoperta dell’energia nucleare. Oggi la crescita è di un quinto inferiore rispetto a quel periodo, e le cose che oggi esistono più o meno esistevano già trent’anni fa, anche sono molto migliorate. Forse il periodo di incubazione è più lungo».
Economia e ambiente si incrociano spesso nel discorrere di Cottarelli, e diventano un po’ per volta il tema principale del suo intervento: «Il mito della crescita continua è una prospettiva relativamente recente. Con le varie innovazioni tecnologiche è nato il mito della crescita infinita. All'inizio degli anni ‘70 si pensava che le materie prime si stessero esaurendo e che quindi quello fosse il principale motivo per cui la crescita non avrebbe potute essere infinita. Oggi si parla di una crescita che può essere continua, il problema è però che l’ambiente ne soffre. Il problema è serio e non si sta facendo abbastanza. Temo che ci sveglieremo traumaticamente da questo sogno. L’obiettivo dovrebbe essere quello di azzerare le emissioni entro il 2050. La realtà è che stanno aumentando, nonostante un certo rallentamento. Nei paesi avanzati si stanno riducendo da vent’anni, in quelli emergenti o a reddito basso stanno aumentando. Il 55% della CO2 presente nell’aria è stata immessa dai paesi sviluppati. Un italiano ne produce circa 5 tonnellate all'anno, un americano 15. All’aumento del reddito aumenta anche la produzione di CO2. In tale situazione è difficile mettere d’accordo tutti. Cosa possono fare la politica e la tecnica? La tecnologia può fare tanto ma non può ancora risolvere il problema. Speriamo nel fotovoltaico, nell’estrazione del geotermico. Siamo disposti a pagare un po’ di più per salvare il clima? A livello globale si tratta di rinunciare a circa il 3% del nostro consumo. Non solo riscaldamento globale, comunque, ma anche aria inquinata, come in pianura padana, come nella nostra città, fra le più inquinate d’Europa».
Sul finale arriva l’affondo sulla (a dire il vero breve) esperienza politica: «C’è troppa agonizzazione, c’è questa idea per cui con un mandato popolare si possa fare qualsiasi cosa. Questo non fa bene, non so se è la stessa molla che fa allontanare molta gente dalle urne».
E sulla parentesi da candidato del Pd: «Mi riconoscevo nei valori del Pd, nei suoi valori liberal-democratici. Mi sono messo a disposizione per dare il mio contributo al nuovo corso, ma non mi è stato dato accesso e ne è uscito qualcosa di troppo a sinistra per me. Al tempo stesso mi hanno offerto la direzione di questo programma di educazione per le discipline economiche e sociali, e ho accettato. Il 20 giugno annunceremo chi sono i 40 personaggi di altissimo livello che parteciperanno a questo programma. Io sindaco di Cremona? Mi ricorda quando escono quei nomi, sempre quelli, e tutte le volte devono diventare ministri...».
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