L'ANALISI
MUSICA ALL'AUDITORIUM ARVEDI
02 Aprile 2023 - 10:15
Anastasiya Petryshak all’Auditorium Arvedi
CREMONA - La quinta edizione de ‘L’altra anima del violino’ si è chiusa felicemente, costellata da applausi, con il recital della violinista ucraina Anastasiya Petryshak e del pianista Lorenzo Meo. Lei: capelli biondi petrarcheschi, pelle eburnea, uno splendido vestito scarlatto. Un angelo, si direbbe. Scriveva Rilke nelle Elegie Duinesi - lo ricorda anche il direttore artistico Roberto Codazzi nella sua introduzione - «Ogni angelo è tremendo». Chi direbbe che da quelle sottili e diafane braccia possa provenire un tal suono, preciso e infuocato al contempo? Lui: un solco in viso, un sorriso accennato che dalla professionale serietà tradisce emozione, virtuosismo, passione. Tre pezzi che formano un programma di grande interesse, variegato negli stili e nelle forme.
Si comincia con la Sonata n.3 di Claude Debussy. Un Debussy malato e che osserva inerme gli orrori della Grande Guerra compone, paradossalmente, un brano che lui stesso definisce «pieno di vita, quasi gioioso». L’esecuzione di Meo e Petryshak mette in risalto la gioia che traspare nel brano riuscendo anche a restituire efficacemente quelle linee più malinconiche della composizione. Si prosegue con Introduzione e Rondò Capriccioso, di Camille Saint-Saëns. Se nella Sonata di Debussy, l’autore abbandona lo sperimentalismo espressionista e ritorna sulla via della tradizione, in Introduzione e Rondò Capriccioso, Saint-Saëns abbandona le modalità classiciste che lo contraddistinguono e sposa un’inedita inflessione romantica, a tratti fortemente virtuosistica. Qui il pianoforte di Meo assume il ruolo di efficace sostegno a un tripudio di colori provenienti dal violino, con tanto di coda strappa-applausi.
Diverso discorso per la Sonata dell’italoamericano contemporaneo John Corigliano, autore, tra le cose, della colonna sonora del film Il violino rosso, di cui alcune scene, a fine anni Novanta, furono girate proprio a Cremona. Un linguaggio squisitamente contemporaneo che ricorre spesso e volentieri al virtuosismo come pilastro espressivo fondante. Il brano si traduce in un possente svolgimento dialettico che vede violino e pianoforte perfettamente complementari. Il pianoforte è un paria, non un subalterno, e, anzi, in molti passaggi è anche diretto protagonista. Come primo bis, il duo propone un altro francese. Anzi, una coppia di francesi. Habanera di Maurice Ravel, la reinterpretazione della famosa aria dalla Carmen di Georges Bizet. Ravel riprende alcuni temi della famigerata romanza, stravolgendone però atmosfere e tempi, dando vita a un brano cameristico di grande fascino.
Come secondo, quarto e quinto bis, tre brani di Myroslav Skoryk, compositore compatriota di Petryshak. Il terzo, invece, Après un rêve di Gabriel Fauré. Piccolo momento di panico: verso la conclusione del terzo movimento della Sonata di Debussy, uno spettatore ha avuto un malore. Il concerto ha subito una sospensione di oltre venti minuti, nell’attesa dei soccorsi. Al termine del concerto, i due musicisti hanno salutato il pubblico nel Foyer del Museo del Violino scattando foto e autografando CD.
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