L'ANALISI
20 Febbraio 2023 - 10:22
GUSSOLA - Pubblicato nel 2022, il libro Bergamonti vero. Leggenda e moto del Campione che ha sconfitto l’impossibile (Edizioni Fantigrafica, Cremona) scritto dal giornalista Paolo Capelli, per oltre 50 anni collaboratore del quotidiano La Provincia (a partire dal 1962) per ciclismo e motociclismo, continua a suscitare un notevole interesse da parte degli appassionati e degli esperti del settore. C’è chi, come la rivista specializzata Epocauto, l’ha definito come «un libro ben scritto, elegante, di alta qualità grafica ed editoriale», sottolineando come «le corse, le moto, la tecnica e l'ambiente di quei decenni sono raccontati dall'autore con il rigore e la competenza dell'esperto, la passione e la partecipazione dell’amico conterraneo, la precisione e i dettagli del cronista, lo spirito indagatore del giornalista tecnico». Diversi altri periodici specializzati hanno tessuto le lodi di questa opera così accurata.
Il volume è dettagliato e arricchito dall’elenco di tutte le gare e i piazzamenti del campione gussolese, nato il 18 aprile 1939, e non manca la descrizione accurata delle sue moto. Preziosa anche la documentazione fotografica che restituisce tutto il fascino dell’epoca e delle atmosfere in cui gli scatti furono realizzati. Un lavoro di ricerca, quello dell’autore, di notevole spessore, durato diversi anni.
Capelli nella prima parte parla della vita di Bergamonti ricostruendo le origini della sua passione e la sua evoluzione. Nella seconda parte si sofferma sulla tragica caduta di Bergamonti avvenuta a Riccione il 4 aprile 1971 facendo una operazione verità su quei fatti. Nella terza approfondisce il tema delle moto. E’ il secondo libro che Capelli ha dedicato a Bergamonti, dopo Campione per sempre, pubblicato nel 1991.
«L'obbiettivo — scrive l’autore — è quello di consolidare la leggenda di un campione tanto amato e mai dimenticato». Una azione portata avanti citando anche alcuni testi tratti da articoli di stampa dell’epoca. «In tal modo la retrospettiva diventa anche testimonianza viva di un mondo fatto di tanta passione e pochi soldi, nel quale chi aveva la moto ‘giusta’ faceva un'altra corsa, sommando vittorie e titoli, mentre tanti cavalieri dell'ideale inseguivano sogni sempre più lontani e sempre meno realizzabili», annota l’autore.
Le figlie di Bergamonti, Marina e Laura, hanno scritto che «il papà era genuino e generoso sia come uomo che come pilota, dotato di grandi capacità e coraggio quando era in sella ad una moto, estremamente sensibile nella vita quotidiana». Un ricordo comune a quanti lo hanno conosciuto e non lo hanno dimenticato. La sua memoria, dal momento della scomparsa, viene portata avanti dal Motoclub che porta il suo nome, nato a Gussola, così come quello di Misinto (Monza e Brianza). E a Riccione e in tutta la Romagna il nome di Bergamonti è ancora carissimo a tanti.
«Io ho seguito la carriera di Bergamonti dal primo all’ultimo giorno – ci ha detto ieri Capelli –. Lavoravo alla Stipel, occupandomi di centralini telefonici, sino nella zona di Viadana e Dosolo, coniugando anche alla professione l’attività giornalistica. Passavo sempre da Gussola e mi fermavo da Angelo. L’ho conosciuto davvero bene, ero suo amico. Nel libro ho smontato tutte le teorie che sono state fatte sulla sua scomparsa. Ho curato personalmente l’impaginazione, inserendo tantissimo materiale fotografico non conosciuto». «Il segreto? Io non ci guadagno nulla, ma dovevo scrivere questo libro e per fare in modo che fosse letto era necessario tenere il prezzo basso». Il volume si può trovare al Motoclub Bergamonti o nelle librerie e nei mercatini specializzati.
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