L'ANALISI
16 Febbraio 2023 - 11:17
Giampiero Neri
CREMONA - Una vita nell’ombra, a ricercare la poesia negli angoli reconditi del Creato. Giampiero Neri – al secolo Giampietro Pontiggia – nato a Erba, in provincia di Como, il 7 aprile 1927, è scomparso la notte scorsa all’età di 95 anni. Ultimo grande maestro della poesia italiana, Neri era fratello del celebre scrittore Giuseppe Pontiggia.
Dopo la morte del padre, assassinato dai gappisti nel ‘43, a vent’anni Neri cerca lavoro per sostenere la famiglia in difficoltà economiche. Entra come impiegato nella banca dove aveva lavorava il padre. Pubblica per la prima volta i suoi versi nel 1965, sulla rivista letteraria «Il Corpo». Un esordio tardivo, già maturo, che si consolida con successive pubblicazioni su altre riviste letterarie in circolazione in quegli anni e culmina con la sua prima raccolta di poesie – edita da Guanda nel 1976 – intitolata «L’aspetto occidentale del vestito».
Dalla poesia si sposta sempre di più sulla forma della prosa lirica, come testimoniano le sue ultime raccolte – pubblicate da Edizioni Ares – «Da un paese vicino», «Piazza Libia», «Un difficile viaggio», e «Un insegnante di provincia». Uomo autenticamente e orgogliosamente «di provincia», viveva a Milano, in piazzale Libia, a pochi minuti a piedi da Porta Romana, ormai da molti anni. Qualche mese fa mi disse: «Quelli in provincia sono stati gli anni più belli della mia vita», ma in piazzale Libia, con i suoi duecento alberi – da lui contati personalmente –, aveva trovato la sua piccola oasi nascosta nel frastuono della metropoli.
Così la sua terra natìa, la sua amata provincia, sono diventati oggetto della sua poesia, teatro vivo della memoria. Si dice che, quando si invecchia, riaffiorino i ricordi più lontani: nei suoi ultimi scritti, Neri dipinge a vivide pennellate il suo passato con straordinaria e commovente lucidità. Virgilio contemporaneo, i suoi testi trasudano empatia e attenzione ai vinti della storia e della vita, attraverso una scrittura priva di fronzoli e barocchismi; mi disse una volta: «La bellezza più la si cerca e meno la si trova. Dante non cercava la bellezza, Dante è la nostra salvezza».
Questa asciuttezza stilistica, che tradiva però un trionfo emozionale implicito, lo resero il grande maestro di quella che venne definita la «linea lombarda» della poesia italiana. Un uomo mite, ma pieno di vita, nascosto, ma solare. Il suo carattere schivo gli valse l’appellativo di «Maestro in ombra» della poesia italiana. Durante uno dei nostri colloqui, un raggio di sole illuminò il salotto della sua piccola casa di piazzale Libia: lo ribattezzai «Maestro in luce» e la cosa gli piacque. In fondo, ha sempre cercato la luce, pur avvolgendosi nel mistero. In queste settimane aveva completato il suo ultimo libro, «Utopie», per le Edizioni Ares. Forse perché la poesia è tutto questo e nient’altro: un’utopia. Un mistero. E Neri un ardente sognatore.
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