L'ANALISI
31 Dicembre 2025 - 16:00
CREMONA - Demolita la vecchia pizzeria 'La Perla' all'incrocio di via San Rocco e via Giordano, al suo posto verrà costruito un condominio. Vecchia per chi è relativamente giovane, La Perla chiude i battenti verso la metà degli anni '80, ma per ricordare cosa c'era in quel posto, uno dei più rappresentativi di Cremona, occorre ormai rivolgersi ai libri di storia locale, anche se qualche anziano ricorda ancora che da quelle parti si serviva vino e ambolina nell'osteria della Ciaveghett, della piccola chiavica, riferendosi a quella che regolamenta le acque del Cavo Cerca, uno dei corsi d'acqua storici della città che con il Rodano la circondava fuori dalle mura e ai quali il Bordigallo nella sua Cronica dedica un'elegia, assieme ad altri 'fiumi'.
Anche oggi il Cerca, come veniva chiamato, scorre a pochi metri dall'ormai demolita Perla, oggi racchiuso nelle sponde di una bellissima pista ciclabile. Un tempo a corrente libera invadeva spessissimo il campo di calcio del Ciaveghett, appunto, dove tirava i primi calci al pallone una neonata Cremonese U.S.
Ma la città va avanti, e in effetti il vecchio stabile de La Perla era diventato una sorta di rudere tant'è che è stato demolito. «Abbiamo recuperato le travi in legno e io personalmente alcune vecchie comande che ancora c'erano in cucina, un piccolo documento di anni neppure tanto lontani che pure sembrano di un'altra epoca - spiega l'architetto Dario Alovisi, responsabile del progetto -
che prevede la costruzione di un condominio con cinque appartamenti due, grandi con terrazza all'ultimo piano, tre più piccoli al primo e due unità commerciali a pian terreno, potranno nascere negozi o uffici. Siamo stati molto attenti all'ambiente: l'immobile è in classe A e non verrà utilizzato il gas, ma consumerà energia alternativa, è previsto un impianto fotovoltaico da quasi 26 Kw, e otto autorimesse. La zona è strategica, posta su un asse stradale che in pochi minuti ti porta in tutte le zone della città e anche fuori. Su un lato dell'immobile verrà costruita una torretta in cotto che conterrà le scale e l'ascensore».
Una caratteristica dell'architetto Alovisi, una simile è stata realizzata in via Cadore, un richiamo all'antica Cremona e alle sue mura.
In effetti, come si accennava, la zona è tutt'ora chiamata San Rocco per l'antica chiesa e il convento eretti dai cremonesi in onore del santo che, secondo la tradizione li aveva salvati dalla peste del 1479. Infatti dopo le preghiere e le invocazioni i cremonesi avevano fatto voto di costruire un convento e una chiesa in caso di liberazione dall'epidemia, cosa che avvenne puntualmente. Si gridò al miracolo e i decurioni della città solenizzarono la giornata del santo e ordinarono che ogni 16 agosto due grandi candele fossero offerte in cattedrale presso l'altare. Non solo i lavori della chiesa e del convento terminarono appena cinque anni dopo, nel 1486 (viene demolito verso il 1648 durante uno dei tanti assedi di Cremona, nel corso delle sanguinose guerre europee del XVII secolo).
La devozione non era rimasta passiva, e continua anche nella famigerata peste manzoniana del 1630, tanto che finita la pestilenza a San Rocco viene dedicato un altare, come ex voto, quello posto nel transetto della navata sinistra (San Rocco è tra San Francesco e San Bernardino). Ancora oggi tutta la zona lo ricorda: la via, la cascina, il bodrio, il mulino, che non c'è più, ma ancora esistente e funzionante verso la metà dell'Ottocento. Adesso verrà ricordato da un moderno palazzo. La città cambia l'importante è mantenere almeno la memoria.
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