L'ANALISI
19 Dicembre 2025 - 14:20
CREMONA - Il presente e soprattutto il futuro di Cremona sono state ieri al centro dell’acceso e articolato dibattito che ha portato all’approvazione del nuovo bilancio cittadino. Un confronto che, al di là di alcuni riconoscimenti bipartisan sugli impegni assunti dall’amministrazione, ha fatto emergere a più riprese visioni e narrazioni divergenti tra maggioranza e opposizioni sui temi cardine del capoluogo.
«In un Paese che chiede ai Comuni di fare di più con meno risorse, noi abbiamo scelto di non arretrare sul Welfare, sulla scuola, sulle manutenzioni e sul sostegno alle fasce più fragili». Ha aperto così la presentazione del documento la vicesindaco responsabile del bilancio Francesca Romagnoli. «Qui non parliamo di numeri astratti, ma di asili nido, assistenza agli anziani, trasporto pubblico, sicurezza urbana. Chi oggi critica questo bilancio dovrebbe avere l’onestà intellettuale di dire quali servizi tagliare, quali investimenti rinviare, quali cittadini penalizzare».
Sulla stessa linea, «siamo in antitesi con l’attuale Governo», il sindaco Andrea Virgilio che ha parlato di una città che «sta attraversando una fase straordinaria di trasformazione. O questi interventi sono episodi scollegati, oppure diventano un disegno. Noi scegliamo il disegno». Un disegno che per Virgilio passa dalla cultura come «infrastruttura di sviluppo», da una rigenerazione urbana che è «un modo di ridurre disuguaglianze», e da una «parola chiave non retorica: cura. Cura dei bambini e delle famiglie, cura delle fragilità, cura dell’invecchiamento. Qui si decide se una comunità tiene insieme le persone oppure le lascia indietro e noi, in una città che cambia, non vogliamo lasciare indietro nessuno».
Tra i sostenitori del documento, approvato con 19 voti a favore, 8 contrari e un’astensione, è stato il capogruppo del Pd, Roberto Poli a battezzare il Documento unico di programmazione 2026-2028 come «una risposta coraggiosa e ambiziosa a un periodo di gravi emergenze sociali, caratterizzato dall’aumento della povertà assoluta e del disagio giovanile e non». Pur riconoscendo le criticità poste da un governo nazionale giudicato assente, Poli ha sottolineato come il bilancio punti a una città «più bella, più attrattiva, più verde e più sicura senza aumenti di tributi, concentrandosi su rigenerazione urbana, manutenzione straordinaria e un sostegno marcato alle fragilità».
Questa visione è stata approfondita dall’intervento della dem Vittoria Loffi, che ha posto al centro la questione della sicurezza, ribaltando il tradizionale paradigma repressivo. «È il reinserimento che genera sicurezza, non è la sicurezza che genera il reinserimento», ha affermato, allargando il concetto di esclusione sociale oltre la devianza, per includere anziani, marginali e persone fragili. Per Loffi, la risposta del Comune rappresenta un approccio «concreto, anche se scomodo, alla ricostruzione del patto sociale».
Contro questa lettura si è schierata con forza l’opposizione, che pur riconoscendo la correttezza tecnica dei conti, ne ha contestato l’orizzonte politico. Marco Olzi, capogruppo di Fratelli d'Italia ha definito il bilancio «difensivo, amministratore dell’oggi ma privo di una strategia per il dopo-Pnrr e per rafforzare la base economica di una città con entrate fiscali ormai stabilizzate». Anche Chiara Capelletti, dello stesso partito, ha parlato di un documento «ineccepibile dal punto di vista ragionieristico, ma miope e autoreferenziale». In particolare la consigliera ha attaccato la narrazione sui giovani: «Se tutta l’enfasi posta su di loro fosse sincera si risponderebbe alla regina delle domane: come li teniamo qui se sviluppo economico, territoriale, infrastrutturale e viabilistico restano al palo? Non basta l’università, servono sbocchi».
Le critiche si sono infittite sui singoli progetti bandiera. Per Andrea Carassai (Forza Italia) il progetto di rigenerazione urbana di Giovani in Centro è «un gigante con le gambe d'argilla che rischia di pesare sui bilanci futuri senza produrre opportunità reali». Carassai ha denunciato con durezza lo stato del patrimonio abitativo pubblico, «con un 81% degli alloggi sfitti inagibili, sintomo di un’assenza decennale di pianificazione manutentiva». Jane Alquati della Lega ha ribadito la lettura di una strategia «attendista sui cantieri sottolineando come i veri grandi interventi urbani siano legati a soggetti privati», e ha lamentato «l’assenza di una visione per quartieri come il Maristella o San Ambrogio». Critiche di altra natura sono arrivate da Paola Tacchini del M5S: «Nuovi poli logistici, nuovo cemento e nessuna messa in discussione del sistema degli appalti». Alessandro Portesani (Novità a Cremona) ha bersagliato l’investimento sulla cultura: «Centoventimila euro di consulenze non fanno una politica culturale. Il rischio è di un’operazione ben scritta ma poco vissuta, così come c’è un abisso tra la narrazione della giunta sulla città e la vita dei cremonesi». Si fa troppo poco, per Maria Vittoria Ceraso di ‘Oggi per Domani’, anche sul fronte del commercio: «Nessuno stanziamento per fronteggiare la desertificazione del centro, dove sono 77 le attività chiuse. Timido anche l’investimento sulle politiche di natalità e supporto alle giovani coppie».
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