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LA CITTÀ CHE CAMBIA

Il futuro del Politeama nelle mani dei liutai

Una ‘casa’ viva per gli strumenti contemporanei nell’ex teatro, oggi simbolo di abbandono

Barbara Caffi

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bcaffi@laprovinciacr.it

29 Dicembre 2025 - 09:20

Il futuro del Politeama nelle mani dei liutai

CREMONA - Il futuro del Politeama potrebbe essere nelle mani dei liutai. Il condizionale è d’obbligo, l’idea - visionaria - è più concreta e realizzabile di quel che si potrebbe pensare.

Neppure i costi - lo scoglio contro cui di solito si sgretolano le illusioni - sembrano essere insormontabili. Dopo che diverse aste indette dai curatori fallimentari sono andate deserte, il valore dell’edificio è di poche decine di migliaia di euro: l’immobile andrà di nuovo all’incanto entro la fine di gennaio.

Oneroso il recupero, ovviamente. Però, al netto di topi morti, uno spesso strato di guano e carcasse di piccioni, la struttura in muratura è stata messa in sicurezza da quando nel Politeama furono ricavati alcuni appartamenti. Forse ottimisticamente, la stima dell’intervento di recupero è ipotizzata intorno al milione - milione e mezzo: una cifra alta, considerata però non impossibile da raggiungere.

Si tratterebbe del resto di un intervento per dare concretezza al sogno, per rafforzare l’idea identitaria di una città legata in modo indissolubile alla liuteria, alla musica, alla cultura.

politeama

Tutto nasce da una serie di coincidenze e da un gioco di relazioni personali e istituzionali che in provincia ancora contano e hanno il loro peso. Un liutaio cerca una nuova bottega, un professionista gli suggerisce l’ex teatro Verdi, stretto tra le vie Arisi e Battisti, oggi simbolo e triste testimonianza di degrado e abbandono dopo un passato glorioso.

Uno spazio decisamente eccessivo per un solo artigiano, ma se ci andassero in tanti? Anzi, se ci andassero tutti? Parte una girandola di incontri e confronti, chiacchiere e ipotesi, contatti e abboccamenti. Se ne discute e vengono informalmente coinvolte le istituzioni: il Comune, innanzitutto, ma anche la Camera di commercio cui fa riferimento il Consorzio Liutai e la Stauffer, fondazione che sa investire con oculatezza il proprio patrimonio e che ha la capacità di guardare al futuro con uno sguardo che sa vedere lontano.

L’idea che a poco a poco prende forma è di dare vita a un centro della liuteria contemporanea: una casa aperta agli artigiani che il ‘saper fare liutario’ lo praticano ogni giorno tra sgorbie, profumo di legni e vernici.

È un sogno, certo. Ma come in certi giochi della Settimana enigmistica, a forza di tracciare righe per unire i puntini qualcosa comincia a intravedersi.

Il Politeama potrebbe quindi trasformarsi in una sorta di cantiere aperto, in una casa per la liuteria contemporanea, pronta a ospitare liutai affermati e neodiplomati alle prime armi, concerti e rassegne musicali nel ritrovato auditorium, stage e masterclass, incontri, spazi di confronto con musicisti e compratori.

La chiamano comunità di pratica ed è una forma di aggregazione tra persone che condividono un interesse o un lavoro e che si scambiano esperienze e competenze per crescere insieme e insieme migliorare, mantenendo ciascuno la propria personalità creativa.

trio

Marco Vinicio Bissolotti, Giorgio Grisales e Stefano Trabucchi

«Non è chiudendosi nelle proprie botteghe che si può migliorare - conferma Giorgio Grisales, presidente del Consorzio Liutai Stradivari -. Nessun liutaio dovrebbe diventare collezionista dei propri strumenti, noi li facciamo per venderli e per sentirli suonare. Uno spazio come il Politeama per noi è una grandissima opportunità di crescita e di visibilità. Farebbe bene a tutti: a noi artigiani, ai musicisti, alla città. Vorrei che fosse un luogo vivo, aperto davvero a tutti. Come Consorzio potremmo occuparci della gestione, non per prevaricare sugli altri ma semplicemente perché abbiamo già una struttura organizzativa adeguata».

Grisales ricorda la recente legge regionale 10/2025, il Cremona International Cello Festival in via di preparazione. Sostiene che la ‘casa dei liutai’ non nasce per essere in concorrenza con qualcosa o qualcuno, ma «il Museo del Violino è un museo, noi liutai abbiamo altre esigenze ed è giusto che la liuteria contemporanea venga valorizzata».

Un sogno, certo. Ma nelle botteghe circola la pianta del Politeama, qualche sopralluogo è già stato fatto.

«L’eventualità di un recupero funzionale dell’ex teatro Politeama alle necessità dei liutai di Cremona non può che essere una cosa più che positiva. In questo modo si potrebbe realizzare quella comunità di pratica citata molte volte anche dall’Unesco - conferma Stefano Trabucchi, liutaio e presidente di Confartigianato -. Potrebbe diventare centro di esposizione permanente dei lavori dei maestri liutai contemporanei, aperta agli strumentisti e agli operatori del mercato e potrebbe diventare anche uno spazio per eventi musicali e a carattere liutario. Non si può che plaudire ad una opportunità del genere che potrà fare anche da volano per molteplici iniziative legate alla liuteria».

L’idea piace anche a Marco Vinicio Bissolotti, presidente del gruppo Liutai Cna, figlio d’arte, laureato in Psicologia con la tesi in antropologia economica : «Penso soprattutto ai giovani - dice - che in uno spazio adeguato potrebbero essere aiutati a inserirsi nella professione dopo la scuola. Si parla molto, e spesso a sproposito, di comunità di pratica e al Politeama la si potrebbe realizzare in maniera davvero costruttiva. Mi auguro che questo sogno si concretizzi, l’idea è di uno spazio aperto a tutti, a chi è iscritto alle associazioni di categoria e al Consorzio e a chi non lo è. Ben venga anche chi è contrario, lo spirito dev’essere quello del confronto aperto. Il recupero del Politeama sarebbe un’occasione importante anche per Cremona, non solo per i liutai».

Abbandonato da decenni, l’ex teatro è una ferita nell’anima della città. Per la sua importanza storico-artistica e per il rilievo che ha avuto nella vita socio-culturale e nel costume dei cremonesi. Il Politeama non è solo un contenitore vuoto: è un luogo che ha visto passare una lunga e intensa pagina di storia. È un luogo che non merita il presente di abbandono e di degrado. Destinarlo alla liuteria contemporanea potrebbe essere una soluzione o, addirittura, la soluzione.

«Tutta la vita è sogno ed i sogni, sogni sono», ha scritto Pedro Calderón De La Barca. Però nei sogni bisogna anche crederci.

PROSA, LIRICA, CIRCO E VARIETÀ
SETTANT’ANNI DI SPETTACOLI

Ci ha sgambettato Wanda Osiris, la Wandissima con le sue piume di struzzo, i tacchi infiniti e il profumo Arpège che si sentiva anche in platea. Ci si è esibito Ugo Tognazzi, allora giovane di belle speranze cui la provincia cominciava a stare stretta. Un non ancora troppo famoso Mario Del Monaco vi ha interpretato Alfredo, in una Traviata con Toti dal Monte. E poi Gorni Kramer, Jula De Palma, Nicola Arigliano, il Quartetto Cetra. E Salvo Randone, Ruggero Ruggeri, Renzo Ricci e altri grandi nomi della prosa. Le riviste che facevano concorrenza alle programmazioni dei teatri milanesi, come Il diavolo nella giarrettiera con Nuto Navarrini che nel 1943 regalò un sorriso ai cremonesi angosciati dalla guerra. La grande lirica, roba da far concorrenza al blasonato teatro Ponchielli, aveva un posto di rilievo. Camilla Pasini, Carlo Galeffi, Francesco Nascimbene, Enrico De Franceschi sono solo alcune delle grandi voci che si esibirono sul palco del Politeama. Vi ha cantato anche Giuseppe Cremonini Bianchi, tenore cremonese tra i massimi interpreti pucciniani del suo tempo, era legato da affettuosa amicizia alla famiglia Sacchi, a lungo proprietaria del teatro. Tra le due guerre, un altoparlante diffondeva arie e romanze, per la gioia dei melomani. «Già a dodici anni - ha ricordato Aldo Protti - con altri sette o otto ragazzi andavamo a sentire le romanze in Corso Campi, da un certo Sacchi, proprietario del Politeama Verdi, il quale aveva un grammofono con dischi a 78 giri che venivano dall'America. Sacchi aveva una figlia (...) e si ricorda quando da suo padre ascoltavamo il Trovatore e La Forza del Destino e la Carmen con la voce di Galliano Masini, che avevo ascoltato in piazza del Duomo, qui a Cremona in Gioconda, e Aureliano Pertile, Gigli, Lauri Volpi, e si discuteva su chi fosse il migliore, e facevamo gli indovinelli a chi riconosceva per primo una voce».

Dal Politeama sono passati in tanti, tantissimi la cui memoria va sbiadendo, inghiottita da un presente fatto di abbandono. Come molti teatri del suo tempo, il Politeama è nato dalle ceneri di un altro teatro: il Ricci, inaugurato nel 1860, fu divorato da un incendio nel 1896. L'anno dopo cominciarono i lavori per la nuova struttura. Si fecero le cose in grande, affidando il progetto all'architetto milanese Achille Sfondrini - a lui si devono il Carcano e il Lirico a Milano, il Kursaal di Lugano, il Verdi di Padova -, le decorazioni interne a Vincenzo Guindani e la realizzazione del sipario ad Antonio Rizzi. Sembra che il cantiere fosse frequentato da Giuseppe Verdi e dopo la sua morte, il nuovo teatro gli venne dedicato quasi a furor di popolo. Il sipario si apre per la prima volta il 6 gennaio 1898 con un gran galà seguito dalla Bohème di Puccini con il soprano Emma Cisterna nel ruolo di Musetta ed Egisto Tango su podio. Esauriti i 1.500 posti distribuiti tra la platea, le due gallerie e il loggione, prevedibili le recensioni entusiaste e il profluvio di applausi per i protagonisti. Struttura eclettica, il Politeama Verdi ha ospitato nel corso dei decenni attività prosa, lirica, varietà e altri generi di teatro leggero, ha ospitato un cinema - «Ho programmato per un mese Via col vento», ricordava Etty Sacchi con orgoglio -, spettacoli impegnativi come il leggendario Holiday on Ice e manifestazioni circensi. Prevedendo compagnie equestri, sotto il teatro c'erano anche delle scuderie. La storia del Politeama Verdi dura una settantina d'anni: nel 1969 al teatro viene tolta l'agibilità, comincia un declino che sembra non avere fine. Almeno finora, sempre che il sogno-progetto dei liutai cremonesi riesca ad andare in porto. L'idea è di ripristinare anche uno spazio per i concerti. Chissà che in un futuro che si spera non troppo lontano gli applausi tornino a risuonare sotto la cupola del Politeama.

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