Cerca

Eventi

Tutti gli appuntamenti

Eventi

CREMONESI ALLA RIBALTA

Dall’Anguissola alla Bbc per raccontare il mondo

Okereke dopo la Maturità è volata a Londra seguendo la passione per il giornalismo

Nicola Arrigoni

Email:

narrigoni@laprovinciacr.it

27 Dicembre 2025 - 05:20

Dall’Anguissola alla Bbc per raccontare il mondo

CREMONA - Il suo sogno è sempre stato raccontare storie, essere testimone di un mondo che cambia e poi dare voce a chi voce non ha. Stefania Okereke è una ragazza sorridente, che sprizza voglia di fare e di essere, che non si arrende davanti alle difficoltà e che da Cremona è volata a Londra, dal giornale d'istituto dell'Anguissola, Hic Sunt Leones è arrivata alla Bbc.

«Ho origini nigeriane, ma sono nata e cresciuta a Cremona. Sono nigeriana al cento per cento, ma l’Italia è il luogo in cui mi sono formata, come persona e come professionista — racconta —. Ho frequentato il liceo Anguissola, indirizzo comunicazione. È stata un’esperienza fondamentale. Ero molto attiva nella vita scolastica: facevo parte della redazione del giornalino Hic Sunt Leones, partecipavo ai progetti video e cinematografici. Con alcuni insegnanti, come la professoressa Donatella Migliore in modo particolare, abbiamo fatto tantissime esperienze. Ho lavorato attivamente a ‘Back to School’, sono stata rappresentante di istituto, un’esperienza di leadership importante. Mi è sempre piaciuto organizzare, creare, coinvolgere».

Quando è nata la passione per il giornalismo?
«Nasce dall’amore per i media e per lo storytelling, diremmo con termini attuali. Da bambina rubavo la macchina fotografica per catturare momenti, persone, storie. Raccontare era il mio modo di esprimermi e di entrare in relazione con gli altri. La scrittura è arrivata dopo, ma il giornalismo non era un obiettivo chiaro, finché non sono entrata alla Bbc».

L’approdo alla Bbc è solo la tappa finale di un itinerario che l’ha portata a fare diverse esperienze.
«Dopo la laurea, come tutti ho fatto tirocini, ho lavorato a Sky, al Financial Times. Determinante è stata la scelta di raggiungere mio padre a Londra, ciò mi ha aperto un mondo che neppure immaginavo. Mi sono messa in gioco, ho scritto mail, fatto networking. È una parola chiave, soprattutto quando entri in un nuovo Paese o in una nuova industria. Poi mi sono iscritta al Mama Youth Project, un programma pensato per persone sottorappresentate nel mondo dei media».

Che tipo di esperienza è stata?
«Si è trattato di un percorso formativo unico. Ci insegnavano a fare ricerca, produzione, mini-documentari che poi andavano in onda sui canali Sky. Lì ho capito quanto fosse importante creare spazio per nuove voci, soprattutto per donne e persone nere, ancora poco rappresentate».

L’ingresso alla Bbc non è stato immediato.
«No, anzi. Mi sono candidata a The One Show su Bbc One come ricercatrice e non sono stata presa. È stato un momento duro. Ma mia madre mi ha insegnato a ringraziare comunque e a non fermarmi. Poi parlando di pasta asciutta e di cucina italiana ho conosciuto una talent manager, italiana anche lei, della Bbc e tre settimane dopo sono stata richiamata, offrendomi un ruolo da coordinatrice».

Un ruolo più organizzativo che editoriale.
«All’inizio ero titubante. Non era il mio sogno, io volevo raccontare storie. Ma era una porta d’ingresso. Ho osservato, imparato, fatto networking interno. Ho lavorato su diversi canali Bbc, imparando il funzionamento della macchina dall’interno».

La svolta quando è arrivata?
«Dopo il caso George Floyd, la Bbc ha avviato programmi di avanzamento per la diversità. Sono entrata nel Diversity Progression Scheme, che permette di scegliere in quale reparto lavorare. Ho deciso di spostarmi in radio, anche se non era un mezzo che conoscevo bene».

Che cosa ha scoperto?
«Che la radio è potentissima. Ti costringe ad ascoltare, a immaginare. È più intima della televisione. Da lì sono passata a International News e poi a Bbc Africa, all’interno del World Service».

Di cosa si occupa oggi in Bbc Africa?
«Lavoro come giornalista radiofonica. Racconto storie dall’Africa e dalla diaspora: cronaca, politica, cultura, musica. Ho seguito elezioni, emergenze sanitarie, ma anche interviste ad artisti africani di rilievo internazionale. È un lavoro che unisce informazione e responsabilità sociale».

La sua attività di giornalista s’intreccia con una forte attenzione alla comunità di origine africana, un aspetto molto forte, sembra di capire.
«I giornalisti della diaspora africana nel Regno Unito sono circa l’1%. In Italia ancora meno. Raccontare l’Africa in modo complesso, autentico, lontano dagli stereotipi, è una responsabilità. Vorrei contribuire a creare nuove narrazioni e più spazio per chi verrà dopo di me».

Dopo sette anni alla Bbc, cosa sente di aver costruito?
«Un percorso trasversale: televisione, radio, podcast, giornalismo internazionale. Mi sento cresciuta, più consapevole. Raccontare storie resta il centro di tutto. È il mio modo di stare nel mondo».

Si sente di dire qualcosa a chi vorrebbe intraprendere una carriera nell’ambito della comunicazione.
«Curiosità, resilienza e determinazione. E non avere paura di iniziare da dove capita. Ogni esperienza, se vissuta davvero, ti porta più vicino a chi sei».

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su La Provincia

Caratteri rimanenti: 400